L'Eurolega è al giro di boa ed è il momento per un primo bilancio. Dopo aver disputato sedici delle trenta giornate, la competizione europea più spettacolare e di livello, trasmessa in esclusiva per l'Italia da Fox Sports, ha delineato una prima gerarchia, anche se un torneo di questo tipo lascia equilibri fragili per sua stessa natura. Di questi equilibri, delle squadre che li creano e dei loro protagonisti abbiamo parlato in ESCLUSIVA con Niccolò Trigari, giornalista e conduttore di Fox Sports, in una lunga chiacchierata.
Il nuovo formato con la Regular Season di trenta giornate ha portato tanto spettacolo ed equilibrio. Una scelta indovinata?
"Siamo poco oltre metà cammino, per fare un bilancio bisognerebbe aspettare la fine della stagione, forse non ne basta una. L'obiettivo del nuovo formato di avere sempre partite di un certo livello, evitando le fasi un po' meno entusiasmanti, è stato raggiunto. Si può poi discutere sui criteri di scelta delle sedici, però avere sempre partite di alto livello è un piacere per il pubblico. Le differenze di livello tra le varie squadre è chiaro emergano, c'è più equilibrio di quanto sarebbe lecito attendersi, ma il campionato è talmente lungo che non si può pretendere tutti riescano tenere un ritmo costante giocando così di frequente".
In questo equilibrio sta emergendo, tra le altre, un Real Madrid che sembra essersi messo alle spalle i cali di concentrazione all'interno della partita. Cosa pensi di questa edizione delle Merengues?
"Era una squadra più discontinua, ma oggi questo aspetto si vede più tra casa e trasferta e non è necessariamente una cosa da big. L'anno scorso aveva appena interrotto l'incubo di non riuscire a vincere in Europa da una vita, non dico fosse appagata, ma aveva meno garra rispetto alla stagione precedente".
Questo "appagamento" può avere condizionato in parte anche il CSKA campione in carica, nell'ultimo periodo?
"Ha fatto molto bene quando aveva De Colo e Teodosic fuori, ultimamente ha perso tre partite in fila e ora che ha recuperato i pezzi sta faticando. Il CSKA è stato talmente bravo a nascondere i problemi in quel periodo che poi non è riuscito a riabituarsi al ritorno delle sue due stelle".
Insieme a queste due in alto c'è anche il Baskonia: dopo il cammino dell'anno scorso può essere definito "sorpresa"? Che prospettive ha?
"Il Baskonia lo definiamo una sorpresa tutti gli anni, quindi bisognerebbe smettere di definirlo come tale. Che fosse una squadra con del potenziale lo si sapeva, che lo mettessero in pratica così presto - nonostante i problemi di un investimento importante come è Bargnani - era meno facile da prevedere. Inoltre prendendo Larkin speravano di trovare un giocatore di grande livello che facesse la differenza, ma il fatto che si sia adattato così presto e così bene all'Europa dimostra che la scelta è stata centrata".
Milano è invece la sorpresa negativa?
"Difficile dire il contrario. Non si poteva pensare che facesse gara di testa in questo tipo di manifestazione, ma vederla in fondo alla classifica, soprattutto dopo il buon inizio, è sorprendente. Nella gara di venerdì persa contro il Fenerbahce si è di nuovo manifestata la squadra che ogni tifoso di Milano vorrebbe vedere, è una sconfitta che lascia rimpianti relativi essendo arrivata in trasferta e contro una grande, anche se la partita è stata persa per l'errore di Simon che abbandona Nunnally sulla tripla decisiva. Però ci sta. Ci sta decisamente meno perdere contro squadre più modeste e senza avere la cattiveria per lottare per il risultato".
E invece riguardo proprio il Fenerbahce? Che impressioni hai?
"È una squadra un po' distante da quella dell'anno scorso per il momento, ma è allenata da un grande volpone come Obradovic e non mi stupirei se fosse stato il primo a capire come gestire il roster in una manifestazione così lunga. Magari ora si arrabbia, ma quando arriveranno i momenti giusti la squadra si troverà dove dovrà essere. Non bisogna dimenticare che questa Regular Season ha un certo peso: non è divertente affrontare i PlayOff in trasferta, soprattutto contro le grandi, quindi arrivare fuori dalle prime quattro potrebbe portare un grattacapo".
Dietro le prime cinque troviamo invece un gruppo folto, dove compare quel Panathinaikos che da qualche giorno può contare su un Gentile in più. Quanto potrà dare l'ex capitano di Milano?
"Per giudicare l'importanza di Gentile meglio non guardare la partita di venerdì sera contro l'Olympiakos, ma un derby è una partita molto particolare, ed esordirvi non è facile. In prospettiva potrà risultare molto importante. In ogni caso reputo il Pana la sesta forza dell'Eurolega, appena sotto le prime cinque, se non addirittura allo stesso livello. Poi tra le sei di testa e le altre vedo molta differenza".
Ti sbilanci su un pronostico anche su settima e ottava?
"Stella Rossa e Bamberg sono le più in forma, ma Darussafaka ed Efes sono due squadre molto interessanti. Non mi stupirei se venisse estromesso il Barcellona, visto che mi convince poco, ma prima di dare i catalani fuori aspetterei...".
A proposito di Bamberg, come descriveresti Nicolò Melli in questo momento?
"Un giocatore straordinario che cresce giorno dopo giorno. Come provocazione, ma non troppo visti i numeri, mi sono chiesto se non debba essere considerato un valido candidato al premio di MVP dell'Eurolega, essendo un giocatore che fa la differenza per una squadra che, a differenza dell'inizio, vince le partite. Trovo straordinaria la sua crescita, anche rispetto all'anno scorso: non era prevedibile che facesse un ulteriore e così netto salto in avanti. Lo reputo un giocatore fondamentale in una squadra vincente, allenata bene e non mi dispiace che la guida tecnica sia un allenatore italiano e che stimo [Andrea Trinchieri, ndr]".
Oltre a lui, chi altri vedi in corsa per il premio di MVP?
"Volendo rispettare i parametri, ovvero premiare un giocatore che decide le partite e vince le partite per la propria squadra, potrei citare Langford, ma dubito l'Unics Kazan competerà fino alla fine per i playoff. Guardando in alto si può pescare Teodosic, così come Spanoulis: a mio modo di vedere se l'Olympiakos è ancora l'Olympiakos è sempre merito suo. Ogni anno pensiamo possa fare un passo indietro, ma si vede che i suoi passi sono diversi dai miei, perchè mi sembra che più o meno sia sempre allo stesso livello. Lo stesso Larkin è ridicolo definirlo sorprendente, parliamo di un giocatore che arriva dall'NBA, ma è stato in grado di calarsi rapidamente in una realtà come l'Eurolega: ha cambiato il livello della squadra e questa è l'essenza del significato di MVP".
Continuando sulla falsariga dei premi, chi può essere invece il giocatore maggiormente migliorato?
"Avendogli già assegnato il mio premio di MVP non posso darlo a Melli, ma sarebbe competitivo anche qui... Dico Simonovic, poichè è il simbolo di una squadra che sta facendo cose straordinarie partendo da una base che nessuno si aspettava così competitiva. A livello di impatto poi è andato oltre le sue abitudini, quindi mi piace citarlo per premiare con lui tutta la Stella Rossa".
E il miglior giovane... Che non si chiami Doncic?
"Prima o poi di 'giovani' bisognerà dare una definizione un po' più pregnante: Doncic è giovane davvero, ma se consideriamo ad esempio gli under-23 c'è qualcosa che non funziona a livello di basket. Citerei Vezenkov, una delle poche note liete del Barcellona: fa quasi sempre la cosa giusta ed è continuo, a differenza ad esempio di Osman, che per me resta un talento, o di Guduric, un altro non sempre costante. Inoltre per uno come Vezenkov giocare in una squadra di quel talento e con quei veterani, che per giunta non sta conseguendo risultati, non è facile per niente".
Si ringraziano Niccolò Trigari e l'ufficio stampa di Fox Sports per la gentilezza e la disponibilità dimostrata.