Probabilmente era solo questione di tempo. Dopo due mesi e passa di regular season Nba, i Chicago Bulls, nella notte strapazzati a domicilio dai Milwaukee Bucks di Giannis Antetokounmpo e Malcolm Brogdon, si sono accorti di avere un problema (tra i tanti che affliggono attualmente la franchigia della Windy City). Problema che risponde al nome di Rajon Rondo, un tempo point guard di grido ai Boston Celtics, da anni giramondo Nba senza fissa dimora (Dallas e Sacramento le ultime, recenti, destinazioni).

Rajon Rondo parla con Fred Hoiberg durante una partita dei Bulls. Alex Gallardo / AP
Rajon Rondo parla con Fred Hoiberg durante una partita dei Bulls. Alex Gallardo / AP

Già agli inizi di dicembre Rondo era stato sospeso per una partita dalla sua stessa franchigia, dopo aver discusso animatamente con l'assistant coach Jim Boylen (al quale fu anche gettata un'asciugamano addosso) durante una gara persa contro i Dallas Mavericks. Ora è stato invece Fred Hoiberg a lasciarlo in panchina (al suo posto Michael Carter-Williams) per scelta tecnica, sia per tutto il secondo tempo della partita di Indianapolis che per l'intera durata della gara della notte contro Milwaukee. "Una scelta di campo - le parole del coach ex Iowa State - continueremo a monitorare la sua situazione, per vedere cosa succede. Contro i Pacers si è comportato da professionista in panchina, continuando a incitare i ragazzi. Vedremo se questa mossa funzionerà e poi decideremo cosa fare". Scelta che non è proprio andata giù a Rondo, che dopo la sconfitta contro i Bucks ha voluto chiarire la sua posizione con i giornalisti presenti allo United Center: "Io e Gar Forman (general manager dei Bulls, ndr) dobbiamo parlare - ha detto Rajon, come riportato da Nick Friedell di Espn - se lo staff tecnico ha intenzione di continuare a tenermi in panchina, la franchigia dovrà assolutamente trovarmi una nuova squadra. Finora è stata una stagione difficile per tutti noi, piena di up and down. Hoiberg mi ha detto che gli ero sembrato lento nelle ultime cinque partite. Continuava a chiedermi se stessi bene, gli ho risposto che non ero mai stato così in forma in questo inizio di stagione. Ma fa parte del gioco, l'allenatore è lui". 

La panchina dei Bulls durante il quarto quarto della gara contro i Bucks. Fonte: Nam Y. Huh / AP
La panchina dei Bulls durante il quarto quarto della gara contro i Bucks. Fonte: Nam Y. Huh / AP

Rondo, che è sotto contratto con Chicago fino al 2018 (ma solo il primo anno dell'accordo biennale è pienamente garantito), era giunto in Illinois a luglio, dopo aver trascorso una stagione in California con la maglia dei Kings: "A Sacramento ho disputato un'ottima annata, ma sapevo che venire a giocare qui con Jimmy Butler e Dwyane Wade sarebbe stato diverso. Però questa soluzione era ok per me, ho parlato a lungo con Fred sin dall'inizio: sarei stato io a dover chiamare le nostre giocate in attacco. Poi il flusso del gioco e le altre difficoltà della regular season hanno fatto sì che le cose cambiassero. Ne ho discusso poco fa con il coach, abbiamo parlato di tutto questo". Cosa farà adesso Rajon Rondo?: "Esploderò. No, scherzo. Non esploderò, continuerò ad allenarmi e a lavorare duro. Mi prenderò cura del mio corpo e cercherò di dare a questi ragazzi giovani tanti consigli, farò il tifo per loro dalla panchina". Eppure i buoni propositi di Rondo non sembrano poter condurre a una soluzione positiva del suo matrimonio con i Bulls. Giocatore da sempre discontinuo, sostanzialmente privo di tiro in sospensione, l'ex Boston Celtics pare il playmaker meno indicato per affiancare Butler e Wade nel reparto esterni di una squadra che fatica tremendamente ad aprire il campo con il suo primo quintetto. L'attacco a metà campo di Chicago è il più delle volte lento e prevedibile, con isolamenti per i due compagni Dwyane e Jimmy a costituire l'unica valvola di sfogo del gioco offensivo. A Rondo servirebbe piuttosto una squadra che gli possa consentire di alzare ritmo e numeri di possessi, mentre ai Bulls farebbe invece comodo una point guard che non abbia bisogno di avere spesso la palla in mano e che sia pericoloso fuori dall'arco dei tre punti.