La vittoria della scorsa notte all'overtime dei Cleveland Cavaliers di Tyronn Lue e LeBron James al Bradley Center contro i Milwaukee Bucks di Jason Kidd ha lasciato un retrogusto amaro alla franchigia dell'Ohio. Già, perchè l'infortunio subito da J.R. Smith - problema al pollice della mano destra - si è dimostrato più grave del previsto. Dopo gli accertamenti effettuati all'interno dell'arena del Wisconsin, Smith è tornato a Cleveland con il resto della squadra (stanotte back to back ancora con i Bucks, a campi invertiti), e i timori dello staff medico dei Cavs sarebbero ora divenuti realtà: secondo quanto riportato infatti da Brian Windhorst di Espn, per J.R. non si tratterebbe di una semplice contusione, bensì di una frattura (ricomponibile tramite intervento chirurgico), che lo terrebbe dunque fuori dalle quattro alle sei settimane. 

E non è questa l'unica cattiva notizia proveniente dall'infermeria di Cleveland, dove è appena finito anche Kevin Love, alla prese con un fastidio al ginocchio sinistro, che gli ha impedito di partecipare alla trasferta di Milwaukee. Il reparto lunghi ha d'altronde perso pochi giorni fa anche il veterano Chris Andersen, compagno di LeBron James anche ai tempi dei titoli conquistati ai Miami Heat, fuori per il resto della stagione a causa della rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Ma sarà senza dubbio l'assenza di Smith, che peraltro non stava giocando la migliore stagione della sua carriera, il principale problema all'ordine del giorno di Tyronn Lue, che nelle ultime gare ha già dovuto aumentare il minutaggio di James e Kyrie Irving. La preoccupazione numero uno riguarda il Prescelto, che nel mese di dicembre sta giocando la bellezza di 39.4 minuti a partita, mai così tanti da undici anni a questa parte. E' vero che la settimana scorsa è stato concesso un turno di completo riposo a tutti i componenti dei Big Three (in occasione della trasferta di Memphis, in back to back, contro i Grizzlies), ma dalle parti del lago Erie si teme che James possa giungere ai playoff con un sovraccarico di minuti, nonostante Lue abbia più volte chiarito in questi giorni che con la sua stella numero tutto proceda secondo i piani, in accordo con il personal trainer di LeBron, Mike Mancias. 

Stesso discorso per Kyrie Irving, costretto agli straordinari a causa dell'assenza di un vero playmaker di riserva (Mo Williams si è ritirato a pochi giorni dall'inizio della regular season). Ecco perchè Lue potrebbe dare nel breve periodo più spazio a due giocatori come Iman Shumpert e DeAndre Liggins, in particolar modo adesso che J.R. Smith sarà ai box per almeno un mese. Il record (20 vittorie e sei sconfitte) è buono, ma il general manager David Griffin rimane alla finestra per migliorare il suo roster, soprattutto nella posizione di point guard, in cui l'unica alternativa a Irving sarebbe costituita dal rookie Kay Felder, che però ha convinto poco in questo inizio di stagione. Ecco che il principale obiettivo del frontoffice dei Cavaliers sembra essere dunque quello di trovare un altro playmaker prima della deadline per la chiusura del mercato (18 febbraio): in passato si è parlato dello spagnolo Ricky Rubio, ora pare che Griffin stia sondando anche altre piste. Dunque, l'alternativa a Irving resta Iman Shumpert da numero uno, posizione ricoperta dal giocatore anche ai tempi dei New York Knicks, con il ventottenne Liggins che vedrebbe avanzare il suo nome nelle gerarchie degli esterni a disposizione di Lue. Non ha trovato invece i minuti che si attendeva Mike Dunleavy, altro veterano (36 anni) acquisito quest'estate dai Chicago Bulls, mentre è ancora buono l'impatto dalla panchina di Richard Jefferson e Channing Frye (rispettivamente 36 e 33 anni), giocatori di esperienza utilizzati prevalentemente come tiratori perimetrali. Sono invece fuori dalle rotazioni del loro allenatore Jordan McRae e James Jones, all'interno di un roster che di colpo sembra meno profondo di quanto si immaginasse a inizio stagione, come rilevato attentamente da Dave McMenamin di Espn. Lue e il suo staff tecnico possono però contare sulla relativa competitività della Eastern Conference, e dunque su qualche gara di pausa in più (anche se il piano "riposo per i playoffs" scatterà solo da marzo in poi), per James, Irving e Tristan Thompson, attualmente costretti a tenere in piedi quasi da soli (insieme a Love, ovviamente) le ambizioni da repeat dei Cavs.