Quando sono trascorsi ormai quasi due mesi dall'inizio della regular season Nba, è possibile fare un primo bilancio delle prestazioni dei giocatori al primo anno. Matricole, rookie dall'altra parte dell'oceano, per la maggior parte pescati al Draft del 2016 del Barclays Center, eccezion fatta per i ragazzi scelti in un'edizione precedente o sui quali le franchigie Nba vantavano diritti da mesi o anche da anni. Ebbene, praticamente tutte le scelte dell'ultimo Draft stanno trovando difficoltà ad affermarsi nella lega cestistica più importante al mondo, se si escludono due talenti dei Philadelphia 76ers: Joel Embiid e Dario Saric.
Il primo, camurenese classe 1994, costretto a saltare le prime due stagioni (2014 e 2015) a causa di un infortunio al piede, viaggia a 18.2 punti di media, con 7.6 rimbalzi, ed è unanimemente considerato come il lungo del domani, per la sua capacità di muoversi agilmente in rapporto alla stazza e per un range di tiro in espansione.
Il secondo, ventiduenne croato già visto in Europa, ha impiegato qualche gara in più per adattarsi al clima Nba, salvo trovare ritmo proprio nell'ultimo mese, in cui viaggia oltre i dieci punti di media, non male se si considera che parte dalla panchina in una squadra di basso livello Nba. Passiamo ora ad analizzare invece le scelte del Draft edizione 2016. Non si è ancora visto Ben Simmons, l'australiano da LSU, anch'egli in forza ai Philadelphia 76ers, stoppato da un infortunio al piede durante la preseason, e atteso all'esordio nelle prossime settimane.
Brandon Ingram (L.A. Lakers). Per molti è la principale delusione tra le matricole, 7.9 punti di media in ventisette minuti di utilizzo. Trattasi però di un ragazzo di diciannove anni, che già al college (Duke) era ancora tutto da svezzare, e che è stato inserito in un ambiente particolare come quello dei Lakers. La chiara impronta di gioco che il suo allenatore Luke Walton ha dato quest'anno ai gialloviola potrebbe essere un elemento in suo favore per il prosieguo della stagione e, ovviamente, della carriera.
Jaylen Brown (Boston Celtics). Considerato soprattutto un grande difensore, ancora in bilico tra il ruolo di ala piccola e quello di ala forte, sta venendo utilizzato a corrente alternata da Brad Stevens (5.6 punti in 14.6 minuti di media). Il suo gioco perimetrale è tutto da costruire, mentre sembra più pronto in prossimità del canestro.
Dragan Bender (Phoenix Suns). Il croato ex Maccabi Tel Aviv resta un oggetto misterioso, anche se nelle ultime partite le sue apparizioni in campo si stanno facendo meno sporadiche. 11.4 minuti di media (2.8 punti) sono obiettivamente troppo pochi per dare un giudizio sul ragazzo, molto indietro dal punto di vista atletico ma con un tiro che fa ben sperare.
Kris Dunn (Minnesota Timberwolves). Considerato come la point guard migliore dell'ultima lottery, il prodotto da Providence si è dovuto scontrare con la cura Thibodeau ai Minnesota Timberwolves. Anche per lui pochi minuti (17.5 e 4.3 punti), come backup di Ricky Rubio, in una squadra in cui la palla passa spesso dalle mani di gente come Zach LaVine e Andrew Wiggins. Più pronto fisicamente di altri, potrebbe trarre giovamento da una trade che coinvolga lo stesso Rubio.
Buddy Hield (New Orleans Pelicans). La grande speranza di The Big Easy per ora è solo un tiratore a corrente alternata. Il ragazzo da Oklahoma ha avuto - come tutta la squadra - enormi problemi nel primo mese di regular season, mentre recentemente coach Alvin Gentry lo sta utilizzando con maggiore continuità. Sarebbe un attaccante completo, al momento ha dimensione esclusivamente perimetrale.
Jamal Murray (Denver Nuggets). Il più intrigante delle matricole viste sinora. Dopo aver iniziato la regular season con numeri horror, si è poi messo in mostra per capacità realizzative sopra la media, in particolare nel tiro da tre punti. Quasi dieci punti (9.8) di media in poco più di ventidue minuti di utilizzo fanno dell'ex Kentucky una vera e propria promessa, anche se le sue doti di playmaking sono tutte da costruire. Le difficoltà di un altro giovane come Emmanuel Mudiay lo stanno aiutando a trovare più spazio del previsto.
Marquese Chriss (Phoenix Suns). Altro rookie dei Phoenix Suns, più pronto del compagno Bender, è ora titolare nel ruolo di ala grande della franchigia dell'Arizona. Ottimo atleta, sta confermando di essere un lungo interessante per energia, meno per range di tiro e comprensione del gioco. Ha l'attenuante di giocare in una squadra in cui le guardie cannibalizzano il pallone.
Jakob Poeltl (Toronto Raptors) e Thon Maker (Milwaukee Bucks). Solo qualche lampo di atletismo per l'austriaco dei Toronto Raptors e per l'australiano dei Milwaukee Bucks, al momento tra i desaparecidos del Draft.
Domantas Sabonis (OKC Thunder). Scelto alla numero undici dagli Orlando Magic, poi finito agli Oklahoma City Thunder, il lituano figlio del grande Arvydas parte stabilmente in quintetto con coach Donovan, che prova a utilizzarlo per allargare il campo e lasciar spazio alle sfuriate di Westbrook. Per uno che al college (Gonzaga) non tirava quasi mai da tre punti, la percentuale attuale dall'arco (42%) è notevolissima, anche se il ragazzo andrebbe testato anche in altre situazioni.
Nella sezione chi li ha visti i vari Giorgios Papagiannis e Skal Labisserie dei Sacramento Kings, Taurean Prince (Utah Jazz), DeAndre Bembry (Atlanta Hawks), Malik Beasley (Denver Nuggets), Malachi Richardson (Sacramento Kings), Caris LeVert (Indiana Pacers), Henry Ellenson (Detroit Pistons) e Wade Baldwin (quest'ultimo soppiantato da Andrew Harrison ai Memphis Grizzlies in assenza di Mike Conley), mentre si stanno comportando dignitosamente i fratelli Hernangomez: Willy è nelle rotazioni del reparto lunghi dei Knicks, Juancho sta mostrando cose interessanti a Denver. Discreto l'impatto di Pascal Siakam come centro titolare dei Toronto Raptors.
Partito ad handicap invece Denzel Valentine, a causa in un infortunio, mentre Dejounte Murray dei San Antonio Spurs si è visto pochissimo, ed è al momento il quarto playmaker neroargento alle spalle di Parker, Mills e Laprovittola. Dei giocatori scelti al secondo giro, il miglior è - per distacco - Malcolm Brogdon, playmaker dei Milwaukee Bucks di Jason Kidd, giocatore solido e intelligente.
Qualche apparizione invece per Patrick McCaw di Golden State e Jake Layman di Portland. Isaiah Whitehead sta trovando infine più spazio del previsto ai Brooklyn Nets, complice anche l'infortunio di Jeremy Lin.