James Harden è, al momento, l’MVP della regular season NBA. Ok, sicuramente è un’affermazione forte. Subito saranno venuti in mente Russell Westbrook, LeBron James e probabilmente anche Steph Curry, campione in carica, ma il “barba” è quello che, a parere di chi scrive, meriterebbe al momento il premio. Probabilmente non soltanto quello di MVP, ma anche di MIP, Most Improved Player, perché, rispetto all’anno scorso, Harden è migliorato in tutto, dal punto di vista tecnico e non.
Partendo proprio dal paragone con se stesso, l’ex Thunder, rispetto alla passata stagione, è migliorato nella percentuale nel tiro da due e da tre punti, sebbene di poco, e soprattutto è migliorato nel numero di assist. Nella stagione 2015/2016, Harden ha avuto di media 7,5 assist e una percentuale di assist (quanto quindi i compagni abbiano segnato dopo un suo passaggio) di 35,4. Questi ultimi due dati, confrontandoli con quelli attuali, schizzano all’11,4 il primo, 50,4% il secondo. Ciò significa che la nuova posizione che Mike D’Antoni ha disegnato per lui sta dando i suoi frutti. Anche perché, in ultima analisi, osservando il numero di palle perse, nonostante sia aumentato rispetto all’anno scorso (da 4,6 all’attuale 5,6) si compensa con il più elevato numero di assist.
Messo in evidenza quindi quanto Harden sia migliorato da un anno all’altro rispetto a se stesso, è adesso giunto il momento di paragonarlo agli altri big della Lega. E, ora come ora, l’unico paragone che viene da fare è soltanto quello con l’ex compagno Russell Westbrook. Gli altri pretendenti al titolo di MVP, infatti, hanno attorno una squadra molto simile a quella dell’anno scorso (gran vantaggio) e, come se non bastasse, dei compagni di primissimo livello. Harden e West, invece, hanno cambiato parecchio rispetto all’anno precedente: il barba non ha più Howard e ha cambiato sistema di gioco, visto il nuovo allenatore; Russ, invece, ha perso Kevin Durant e Serge Ibaka, in cambio del solo Victor Oladipo. Non proprio il massimo.
È evidente quindi come Harden e Westbrook siano, più o meno, gli unici due All-Star all’interno del proprio roster. Nessuno dei compagni, singolarmente, è capace di cambiare le sorti di una stagione intera e senza il proprio leader, si avrebbe sicuramente una considerazione differente dei vari Adams, Kanter, Capela ed Anderson.
A questo punto, la vera domanda è: Harden sta andando “più forte” di Westbrook? Be’, adesso la cosa si fa un po’ più complicata. Come è noto ormai, Russell viaggia con tripla doppia di media, mentre Harden si ferma ad una “banale” doppia doppia. Tale differenza, più che a livello tecnico, è spiegabile a livello fisico, con il barba decisamente meno atletico del “fashion blogger” con la maglia numero 0. Detto questo, la cosa sorprendente dei due è che hanno praticamente gli stessi numeri: il buon James tira con il 45% dal campo, mentre Westbrook si ferma al 42,7; anche la differenza nella percentuale da tre non è poi così ampia come ci si potrebbe immaginare, con il primo che tira col 36,1% e il secondo con il 33,3%. Ma le similitudini non finiscono qui. Il net rating è favorevole ad Harden di appena un punto e mezzo, mentre la percentuale di assist è a favore di Westbrook di circa 4 punti. Anche le percentuali sulle palle perse sono identiche: 5,6 turn overs a testa per partita, con un rapporto asssit/palle perse ancora una volta uguale, 2,02.
A questo punto, per tornare al discorso iniziale, è chiaro che dire che Harden meriti l’MVP più di quanto non lo meriti Westbrook non è poi così scontato. Tuttavia, e ancora una volta questo è il singolo parere di chi scrive, Harden sta ottenendo questi risultati dopo aver “cambiato ruolo”, allenatore e con una squadra ancor più mediocre di quella dei Thunder. Il quintetto con Beverly, appena rientrato, Harden, Ariza, Anderson e Capela, è inferiore rispetto a quello formato da Westbrook, Oladipo, Roberson, Kanter e Adams, considerato che il quintetto di OKC ha giocato insieme i playoff dell’anno scorso, eccetto Oladipo.
Insomma, per finire, è evidente che ragionare sull’MVP non è cosa facile. Tutti hanno una propria opinione e tutte sono valide. Ma una cosa è certa: se gli Houston Rockets sono al quarto posto della Western Conference, il merito è di James Harden.