Adesso o mai più. Questa è la frase che aleggia sui Los Angeles Clippers dal rientro dalle vacanze estive. Sì perchè, tra meno di un anno, Chris Paul - leader indiscusso della squadra - avrà la possibilità di uscire dal contratto potendo sondare, all'alba dei 32 anni, nuove sponde per poter conquistare un anello che la sua carriera e il suo talento meriterebbero. ​Certamente per comprendere le reali possibilità dei Clippers di poter essere davvero una contender in questa stagione deve passare ancora molto tempo, ma l'inizio - 3 vittorie su 3 con Portland, Utah e Phoenix - è stato incoraggiante.

Quest'estate Doc Rivers e i suoi ragazzi hanno lavorato su diversi aspetti tecnico-tattici, in primis sui rimbalzi offensivi. A riguardo l'ex allenatore dei Celtics è stato molto chiaro: "Se i miei lunghi sono nel pitturato, voglio che vadano a rimbalzo, altrimenti preferisco che tornino subito in difesa così da evitare canestri in transizione". Nel 2015/2016 i californiani hanno catturato di media solamente 8.8 rimbalzi in attacco nell'arco della stagione regolare (soltanto Atlanta ha fatto peggio con 8.3), mentre in questo inizio anno sono già all'ottavo posto in questa speciale classifica con 11.3. Questo consente ai Clips di controllare maggiormente i tabelloni e di subire meno contropiedi, come testimonia il 92.3 di efficienza difensiva (al momento soltanto tre team hanno fatto meglio), mentre l'anno scorso la media era di 100.9. Altro dato interessante è quello relativo al pace - ritmo - che la stagione passata si assestava al 98, mentre adesso siamo a 100.9. Questo implica un'intensità di gioco superiore, oltre ad una miglior circolazione di palla, che rimane meno ferma, consentendo alla squadra di essere meno prevedibile e facile da gestire per le difese avversarie.

​Il gioco di Los Angeles è sempre stato caratterizzato dai pick and roll tra Paul ed uno tra Griffin e Jordan (il primo in particolare), con lo stesso Blake che in altre situazioni invece spesso si isola in post per conquistarsi un tiro facile sotto canestro (magari concludendo con un'ottima virata, a dimostrazione di aver migliorato sempre di più il proprio ball-handling, fondamentale in cui tra i lunghi è fra i migliori al mondo), visto anche che tra i 3 metri e l'arco del tiro da 3 punti Griffin in carriera ha il 37.9% di realizzazione. Queste situazioni tattiche sembrano essere rimaste invariate, ma il prodotto di Oklahoma in questi mesi ha lavorato ulteriormente sul tiro dalla distanza per dare meno punti di riferimento ai suoi difensori. Gli allenamenti degli ultimi 3-4 anni per meccanizzare il mid-range shot sta dando sempre di più i suoi frutti, ma ci sono ancora notevoli margini di miglioramento, soprattutto in fase di ricezione e rilascio, dove la velocità e la fluidità non sono ancora di livello assoluto.

​Se il già citato Jordan sembra assicurare sempre grande copertura in difesa ed uno strapotere fisico senza eguali nel pianeta, lo stesso DeAndre dà meno garanzie al tiro, avendo un raggio di azione decisamente limitato, oltre agli atavici problemi dalla lunetta. Proprio questo aspetto potrebbe portare Rivers a toglierlo dal campo nei momenti più tesi delle partite punto a punto, magari inserendo Crawford (impeccabile dalla linea della carità), il cui estro offensivo andrà tuttavia saputo utilizzare e gestire in maniera estremamente oculata, visti i suoi isolamente quasi sempre privi di qualsiasi tipo di ragionamento cestistico. Oltre all'ex giocatore di New York, una soluzione potrebbe anche essere quella del quintetto piccolo, giocando con Griffin da centro ed inserendo Pierce - sul quale peraltro rimangono diversi interrogativi all'alba della sua ultima annata nella NBA - nei clutch moments, o magari un buon tiratore come Speights, anche se nei possessi difensivi si fa di gran lunga preferire Mbah a Moute.

Quest'ultimo, tuttavia, in attacco è poco coinvolto, dando la possibilità agli avversari di poter raddoppiare su Paul e Redick, facilitando anche gli aiuti nel pitturato e le uscite  sugli scarichi. A proposito di J.J Redick, quest'ultimo svolge sempre un grande lavoro in uscita dai blocchi, nonostante in queste prime partite spesso non sia arrivato all'appuntamento con la palla col massimo della lucidità - il giocatore di Cookeville, peraltro, non ha doti atletiche strabilianti - come dimostra il 27% dall'arco di questo avvio di stagione. Sarà importantissimo per lui confermare il 47.5% del 2015/2016, anche per dare maggior respiro a Chris Paul che, soprattutto durante i passaggi a vuoto dei compagni, è costretto a mettersi la squadra sulle spalle, trovando tanti punti sia da 3 punti che dai 4-5 punti, magari dopo una finta o una piroetta che ingannano metà della difesa. A volte, però, CP3 è arrivato ai momenti decisivi delle partite clou con scarsa lucidità, perdendo diversi palloni in maniera clamorosa - gli episodi di Gara 4 e 5 della serie contro OKC del 2014 sono ancora sotto gli occhi di tutti. Per evitare ciò, Chris avrà bisogno di fidarsi dei propri compagni, di vederli in grado di assumersi responsabilità importanti, anche se poi alla fine dovesse essere l'ex New Orleans a tirare.

​Se il ball movement è qualcosa su cui Rivers sta lavorando, a dispetto delle caratteristiche di alcuni dei suoi giocatori, un'altra nota positiva delle prime uscite di quest'anno è stata l'intensità difensiva. I giocatori, infatti, spesso cercano di intercettare i passaggi, mettendo molta pressione e leggendo con anticipo le intenzioni altrui, riuscendo così a portare gli avversari al turnover o comunque a sporcare molti dei loro possessi rallentandone il ritmo. Inoltre una delle scelte che sono state fatte in queste prime gare è stata quella di cambiare in continuazione sui blocchi, specialmente per quanto riguarda il front-court, sfruttando al massimo la presenza di un centro fisicamente ingestibile come Jordan e di un numero 4 esplosivo  ma agile come Griffin. Ciò consente ai Clippers di avere diversi miss match. Grazie alle caratteristiche dei suoi lunghi, poi, i californiani riescono a creare situazioni vantaggiose anche in attacco, come ad esempio quando c'è Speights sul parquet che, grazie ad un cambio difensivo, riesce a portare fuori dal pitturato un lungo avversario, magari poco propenso a fare close-out su di lui a 7-8 metri lontano dal canestro. 

Decisivo risulterà anche l'apporto della panchina, potenzialmente una delle migliori della Lega, con Crawford in prima linea, seguito da Austin Rivers, Wesley Johnson, Raymond Felton, Paul Pierce e Brandon Bass. Se Johnson sembra essere un ottimo rimpiazzo di Mbah a Moute, garantendo buona qualità nel tiro dal perimetro, quello che finora ha stupito maggiormente è stato proprio il figlio di Doc. Quest'ultimo ha dato un ottimo contributo contro Portland con 4 punti importantissimi alla fine del terzo quarto per fermare il trend favorevole ai Blazers, mettendo poi a referto 19 punti contro Utah e destando una buona impressione anche contro i Suns. Austin ha messo in mostra le sue qualità in fase di penetrazione e nel tiro dalla distanza (nonostante ci siano notevoli margini di miglioramentoda), mentre c'è ancora molta strada da fare nella gestione della palla, oltre che nel palleggio, arresto e tiro. Dotato di coraggio ed intraprendenza, la sua velocità e capacità di entrare con facilità nel pitturato può garantire ottime spaziature alla squadra, oltre ad un apporto dalla bench di tutto rispetto. Se su Pierce ci sono dubbi di natura fisica, oltre che motivazionale, The Truth potrà avrà comunque la possibilità di essere un fattore durante la post-season, come ha dimostrato due stagioni fa con la maglia di Washington (gli Hawks dovrebbero ricordare bene ciò che accadde in Gara 3).

​Altra componente essenziale sarà la gestione delle partite sotto il profilo nervoso. La franchigia di proprietà di Steve Ballmer, infatti, non è tra le più apprezzate della NBA, visti i molti contatti gratuiti che caratterizzano le sue partite, comprese quelle più facili e con poca tensione. Questo porta spesso ad innervosire gli avversari, magari stimolandoli a dare ancora di più sul campo. Altre volte, invece, sono gli stessi Clippers a perdere il controllo della partita. Avere tranquillità dentro e fuori dal campo sarà importante anche e soprattutto in questo senso. ​All'inizio del training camp Chris Paul ha parlato di come sarà cruciale iniziare bene la regular season (come finora sta avvenendo), focalizzandosi poi sull'importanza dello Staples Center: "Dovrà diventare un catino" sono state le parole del numero 3.

​Sarà fondamentale che il gruppo si compatti sempre di più, magari passando anche più tempo fuori dal campo - come fanno ad esempio i giocatori di Golden State - diventando più squadra ed unendosi in vista di un obiettivo comune. ​Forse l'anello non arriverà, ma le premesse per vedere questa squadra  - giunta al culmine di un lavoro quinquennale - combattere alla pari con Warriors, Cavs e Spurs  sembrano essere buone.