Si avvicina a grandi passi la stagione NBA e, soprattutto per chi ci è appena entrato, le emozioni ad una settimana circa dall'inizio della pre-season sono sempre più forti, così come l'ansia dei tifosi e degli addetti ai lavori di vedere in campo i migliori prospetti. Uno di questi è sicuramente Brandon Ingram, stellina in uscita da Duke University che è chiamato - assieme a tanti altri - a risollevare le sorti dei derelitti Los Angeles Lakers, provenienti dalla peggior stagione di sempre nella loro storia NBA.
Obiettivo tutt'altro che facile alla vigilia per Ingram e soprattutto per Luke Walton, che dopo il praticantato di due anni alle spalle di Steve Kerr ai Warriors, tra una stoccatina ed un'altra ai suoi giocatori sta iniziando a plasmare il gruppo a sua immagine e somiglianza, pretendendo prima di tutto determinati fattori che fino ad oggi, ad El Segundo, sembravano comlpetamente sconosciuti. "Stiamo giocando per gli altri?", "Siamo competitivi?", "Siamo altruisti?", "La palla si sta muovendo?": quattro frasi, tutte oltremodo significative per quanto riguarda la nascente mentalità dei giovani Lakers che, ad una settimana dal Media Day e dall'inizio della pre stagione, si affacciano con fiducia e soprattutto umiltà e voglia di lavorare in vista della regular season. Ne è convinto Brandon Ingram, che assieme ai compagni sta lavorando duramente per migliorarsi individualmente e non solo. Si stanno conoscendo i nuovi Lakers, con coach Walton che si dice già soddisfatto dell'atteggiamento di giocatori come Russell, Williams, Young, Randle e non solo.
Ai microfoni di "The Herd" è proprio uno dei giovani più attesi a fare il punto della situazione in casa gialloviola, partendo dal presupposto che, in una città come Los Angeles ed in una squadra come i Lakers con il loro passato, sicuramente riscattarsi non sarà facilissimo. Tuttavia, la personalità di Ingram esce alla distanza: "Entrando per la prima volta nel campo di allenamento dei Lakers ti rendi conto dei giocatori che sono passati qui, anche se l'emozione lascia subito spazio alle motivazioni per provare a fare il meglio che puoi, giorno dopo giorno. E' la stessa cosa che mi ha detto coach K venendo qui, di non aspettarmi di avere garanzie tecniche e un posto da titolare, e per questo motivo di venirci preparato a migliorare giorno dopo giorno gli aspetti del gioco".
Riguardo gli avversari e la pressione unita alle aspettative che ci sono sul suo conto e sui giovani Lakers, Ingram risponde così: "Se proveranno ad intimidirmi? No al contrario, mi stimolano e cercano di punzecchiarmi a dare sempre il massimo. Quando mi sono allenato con USA Team, ad esempio, Iguodala ogni azione mi stava addosso. E' molto importante ciò che fanno, perché ti stimolano sempre, in ogni fase dell'allenamento o delle partite. La pressione o le "distrazioni"? Niente affatto. In questo momento ciò che mi interessa maggiormente è essere concentrato sulla mia stagione da rookie, stare in palestra per migliorare e continuare a dare il massimo. Se sto lavorando sul tiro? Certo, stiamo continuando a tirare tantissimo, circa quattrocento tiri al giorno, anche cento tiri da tre. E' importante per me provare ad essere più efficace possibile. Provo a fare il massimo per essere più preparato possibile sul campo da gioco".
Uno sguardo anche al passato, con la decisione di lasciare Duke e l'università per rendersi eleggibile da quest'anno in NBA. Queste le sue motivazioni: "Quando coach Krzyzewski si è presentato a casa ero emozionato, ma lui sapeva bene che un giorno sarebbe potuto succedere. E' il primo a capire questo tipo di situazioni e che come giocatore avrei potuto prendere questa decisione. Lui l'ha resa facile, ha capito subito". Dal passato al futuro, con Ingram che guarda come tutti i giovani ai suoi idoli di gioventù, immedesimandosi però non in Jordan o Kobe Bryant: "Vorrei essere e mi ispiro tecnicamente a Kevin Durant. Insomma, la sua capacità di essere padrone del campo, padrone delle situazioni, del suo tiro. E' incredibile. E' estremamente competitivo e te lo fa avvertire sempre, appena è possibile. L'ho incontrato un paio di volte, è una bella persona". Infine, Ingram dimostra già enorme consapevolezza di cosa chiedere alla sua prima stagione NBA e chiosa così: "Non ho paura. Di niente. Se ho degli obiettivi in termini di punti o rimbalzi? No, voglio giocare a basket con la squadra, provare a migliorarmi e migliorare con tutti gli altri, giorno dopo giorno, partita dopo partita. E' questa la chiave per il nostro successo".
Di seguito il video completo dell'intervista di Ingram a "The Herd".