"Esonerare Derek Fisher non è stato un errore, ma lui aveva ancora un atteggiamento da giocatore". Con queste parole Phil Jackson aveva spiegato qualche settimana fa la sua decisione di silurare dalla panchina dei New York Knicks il suo ex playmaker ai tempi dei Los Angeles Lakers. Ora, all'interno di una splendida intervista a puntate sulla stagione 2015/2016 raccolta da Charley Rosen di Today's Fastbreak, il maestro zen rivela quali sono state le motivazioni che lo hanno spinto ad assumere Jeff Hornacek come nuovo allenatore della squadra della Grande Mela.

Dopo aver raccontato di averlo seguito durante la sua carriera da giocatore collegiale e poi professionista, Jackson si sofferma sui primi anni in Nba come head coach dei Phoenix Suns: "Guardando giocare la sua squadra - spiega Jackson - mi piaceva la libertà che lasciava ai suoi giocatori, una libertà all'interno di un sistema, che è esattamente il modo in cui dovrebbe funzionare l'attacco triangolo. E' un ottimo allenatore di sistema, elemento per me assolutamente indispensabile nella selezione di nuovo personale tecnico. Inoltre a Phoenix Jeff ha avuto un impatto molto positivo con i giovani, aiutandoli a credere in loro stessi. Facevo attenzione a come parlava ai giocatori durante i time-out: era positivo e tranquillo, per nulla interessato a metterli in imbarazzo pubblicamente. Mi piaceva anche il modo con cui si rivolgeva alla sua panchina durante le pause per i tiri liberi o durante altri tempi morti della partita. Sembrava quasi un insegnante. Nonostante da giocatore sia stato un All-Star e uno da venti punti a partita, non ha mai avuto un grosso ego, ma è sempre rimasto una persona equilibrata. E' stato Kurt Rambis il primo a farmi il nome di Jeff. Kurt aveva giocato diverse stagioni con Hornacek ai tempi dei Phoenix Suns di coach Cotton Fitzsimmons, che era stato assistente allenatore di Tex Winter a Kansas. E' stato così che Jeff ha conosciuto il triangolo e l'attacco a due guardie, che poi è il modo in cui è strutturata la triple post offense".

"Dopo un primo anno di grandi risultati, nel 2014-2015 il frontoffice di Phoenix decise di scambiare sia Goran Dragic che Isaiah Thomas: al loro posto presero Brandon Knight, che però poi non ha fatto bene. Ho seguito la situazione a distanza e, nonostante tutto, credo che Jeff abbia fatto un ottimo lavoro in Arizona. La prima volta che l'ho incontrato a Los Angeles abbiamo parlato per sei ore. Abbiamo disegnato giochi e discusso su sistemi offensivi e difensivi. Mi è piaciuto il suo modo di intendere la pallacanestro nel suo insieme, per cui ogni parte del gioco è legata ad un'altra. Non ho avuto problemi a immaginarlo come coach dei Knicks, e così l'ho assunto. Il giorno dopo è venuto a New York per conoscere lo staff: avremmo dovuto avere un incontro riservato con Steve Mills (general manager dei Knicks, ndr), ma i paparazzi riuscirono a scovarci. Le nostre foto finirono su tutti i giornali: è stato un peccato perchè non ho avuto modo di avvisare gli altri allenatori con cui avevo avuto dei colloqui del fatto che non erano più in corsa per la nostra panchina. Con Jeff ora ho un buon rapporto, dal punto di visto tecnico-tattico gli ho solo spiegato quali sono i principi base della mia pallacanestro, e lui mi è sembrato entusiastico di poterli usare. Ovviamente capisco che deve allenare con le sue idee di basket e attraverso ciò in cui crede, come il contropiede, i tiri veloci, presto nell'azione. Sono ottimista: ha le competenze e l'attitudine necessarie per fare la sua parte nel costruire un futuro luminoso per i Knicks."