Tra poco più di un mese ricomincia la Nba, e una delle squadre che personalmente mi intriga di più sono gli Utah Jazz. Parliamo di una squadra che ha lentamente ricostruito iniziando dalla cessione di Deron Williams, e che nel corso degli anni ha aggiunto un po’ alla volta dei pezzi interessanti al proprio puzzle, resistendo sempre alla tentazione di ottenere via trade qualche giocatore di livello superiore ma che non avrebbe comunque permesso alla squadra di essere una seria pretendente per il titolo. E ora eccoli qua, con una squadra zeppa di giocatori scelti al draft, che l’anno scorso ha perso per pochissimo il treno dei Playoffs e quest’anno è più intenzionata che mai non solo a prenderlo, ma anche a fare rumore nella postseason.

I tre uomini copertina sono Hayward, Favors e Gobert. Il primo è quello che più si avvicina al concetto di stella della squadra, avendo chiuso la scorsa stagione a 19.7 di media ed essendo il go to guy nei minuti decisivi. Favors è invece il 4 titolare: molto forte fisicamente, bravo in post basso ma senza grande range di tiro, come dimostra anche la sua shot chart.

Gobert, infine, è il 5 e la sua specialità è proteggere il ferro, cosa che fa benissimo sfruttando un’apertura alare immensa che gli permette di stoppare o alterare in sostanza tutti i tiri che vengono presi dalle sue parti (sempre che l’attaccante non decida di evitare totalmente di sfidare il francese).

Due sono gli aspetti che più mi affascinano dei Jazz: la lunghezza del roster e la grande fisicità di tutti i giocatori.

Per quanto riguarda il primo punto, coach Snyder potrà utilizzare senza problemi una rotazione di almeno 10 giocatori, due per ruolo in pratica.

Playmaker: HILL – EXUM

Guardie: HOOD – BURKS

Ali piccole: HAYWARD – JOE JOHNSON

Ali grandi: FAVORS – LYLES

Centri: GOBERT – DIAW

Il punto debole dei Jazz nella passata stagione, complice anche l’infortunio che ha tenuto fuori Exum, era in cabina di regia, dove si alternavano Burke, Mack e Neto. La offseason ha portato in dono George Hill, che rappresenta un upgrade su tutti e tre con la sua capacità di mandare a bersaglio i tiri sugli scarichi e le sue eccezionali abilità difensive. Come suo backup torna Exum, che come detto ha saltato tutto lo scorso campionato, ed è inutile dire che ci si aspetta molto da lui essendo stato selezionato alla numero 5 nel draft 2014.

In posizione di guardia abbiamo il duo HoodBurks, entrambi scelti dagli stessi Jazz nei draft rispettivamente del 2014 e 2011 e dotati di un buon tiro da 3 punti. Da 3 giocherà Hayward, e nello stesso ruolo ora c’è anche Joe Johnson, che può tornare decisamente utile per la sua capacità di inventare canestri quando l’attacco non ha costruito granchè e soprattutto per la sua freddezza nei minuti finali, dove potrebbe alleggerire Hayward di qualche responsabilità.

Il pacchetto lunghi è davvero interessante perché presenta un mix di caratteristiche diverse: Favors e Gobert sono senza dubbio i titolari, ma due come Lyles e Diaw sono complementi di assoluto livello. Il primo ha sviluppato nella sua stagione da rookie un affidabilissimo tiro da 3 dall’angolo (specialità in cui eccelle, con il 45,8% dall’angolo destro e il 42,6% da quello sinistro) e tutto lascia presumere che stia migliorando anche nel tiro dalle altre posizioni dietro l’arco.

Il ruolo che la dirigenza ha previsto per lui è quello di playmaking 4, ovvero di un lungo moderno capace di effettuare le letture giuste e attaccare in palleggio le difese. Il che è uno dei pezzi forti di Boris Diaw, arrivato anche lui quest’estate e che presumibilmente giocherà da 5 alle spalle di Gobert, aprendo a coach Snyder nuovi orizzonti tattici grazie proprio alla sua duttilità.

Cosa hanno in comune tutti i giocatori citati, ad eccezione di Hill? L’altezza: nessuno è infatti meno di 1.98m, e questo è un altro fattore che può permettere al coaching staff di usare quintetti diversi anche adeguandosi agli avversari. Per esempio contro un possibile quintetto dei Warriors con Curry, Thompson, Iguodala, Durant e Green, Utah potrebbe rispondere con Diaw da 5 ed un quintetto piccolissimo con Hill, Hood, Hayward e Johnson con il quale potrebbe cambiare su quasi tutti i blocchi; oppure ancora usare uno tra Favors e Gobert con Diaw o Lyles da 4, e così via. Avere centimetri ad ogni posizione è ormai sempre più importante nella moderna Nba, e Utah è decisamente al passo coi tempi.

Così come è fondamentale avere sempre più tiro da 3 per aprire il campo, e anche qui Utah viaggia nella direzione giusta: gli ultimi arrivati Hill, Johnson e Diaw hanno tutti un buon tiro dall’arco, e l’avere tanti tiratori contemporaneamente in campo può servire a minimizzare l’impatto negativo sulle spaziature che può avere uno come Exum, che deve ancora dimostrare di essere continuo in questa specialità, o lo stesso Favors, che trarrebbe beneficio dal giocare in tandem con uno come Diaw.

Insomma, i Jazz quest’anno hanno tutte le carte per fare sul serio e possono davvero fare rumore nella Western Conference, anche considerando che dal quarto posto in poi (togiendo quindi Warriors, Spurs e Clippers) sarà vera bagarre: i Thunder hanno sì Westbrook, ma senza Durant hanno per forza di cose perso molto; i Rockets non hanno più Howard e dovranno costruire una propria identità; i Blazers sono sicuramente ben posizionati grazie al duo Lillard – McCollum e alle capacità di coach Stotts; Grizzlies e Mavericks sono dei punti interrogativi, mentre i Timberwoles partono con belle speranze guidati da Wiggins, Towns e coach Thibodeau.

Sperando in una stagione più fortunata della precedente a livello di infortuni, questa può essere davvero la stagione della consacrazione degli Utah Jazz.