Shaquille O'Neal, Allen Iverson e Yao Ming saranno introdotti nella Hall of Fame questa sera. E se i primi due hanno già parlato in conferenza stampa, il terzo lo ha fatto soltanto ieri: “Credo di essere rimasto la stessa persona del passato. Continuo a firmare autografi ai fans, a far foto con loro, ad essere sempre molto disponibile. Ovviamente avrò cambiato qualche abitudine.”

Yao si è poi soffermato sulla propria idea di approccio al basket, e alla vita più in generale: “Il basket è uno sport estremamente competitivo. Pensiamo sempre di dover affrontare soltanto un avversario e di doverci confrontare soltanto con lui. Ma non è così. Dobbiamo prima imparare a conoscere noi stessi, il nostro vero io prima di poter fronteggiare gli avversari.”

Ad introdurre nella Hall of Fame l'ex giocatore degli Houston Rockets, ci saranno Dikembe Moutombo, Bill Russell e Bill Walton. Tre personaggi di spicco, per diversi motivi legati a Yao: “Sono stati tre giocatori fantastici e sono tre miti della NBA. Con Dikembe siamo molto, molto amici; abbiamo giocato insieme per cinque anni a Houston, praticamente metà della mia carriera. Bill Russell ha vinto 11 titoli: significa 11 anelli per dieci dita. È qualcosa di fantastico e spero proprio che almeno uno me lo possa prestare. Infine, Bill è stato un mentore fantastico per me, soprattutto quando sono arrivato nella Lega.”

Yao Ming è stato inoltre il primo giocatore cinese di successo nella NBA, fin dal suo anno da rookie, nonostante le tante differenze culturali tra americani e asiatici: “Quando arrivi, devi adattarti. C'è poco da fare, hai scelto di venire in un nuovo Paese ed è tuo compito e dovere adattarti al luogo in cui sei andato.

“Se dovessi tornare indietro, a quando avevo 24-25 anni, non cambierei nulla della mia vita. Rifarei esattamente le stesse cose perché sono quelle stesse cose che mi hanno fatto diventare l'uomo che sono oggi. Non avessi fatto determinate cose, la mia esperienza, come uomo e giocatore, sarebbe diversa e chissà cosa sarei adesso. Anche perché sono uno a cui non piace pensare ai <<cosa se>>. Per questo non so, e non voglio pensare, a cosa avremmo potuto fare io e Tracy (McGrady, ndr) se avessimo giocato insieme durante i nostri anni migliori. ”