A poco più di tre settimane dal bronzo olimpico conquistato a Rio de Janeiro con la sua Spagna, per Pau Gasol è ancora tempo di relax e vacanze. Il catalano mostra però di essersi già calato nella realtà dei San Antonio Spurs, franchigia per cui ha firmato agli inizi di luglio dopo aver chiuso la sua esperienza biennale ai Chicago Bulls. Intervistato da Sergio Andrès Chacòn per il quotidiano spagnolo AS, Pau ripercorre innanzitutto la sua carriera con la maglia delle Furie Rosse.
"Sono trascorsi ormai dieci anni dall'oro mondiale di Saitama - dice il catalano - il giorno della finale fu molto emozionante, da pelle d'oca, anche se io non potei scendere in campo a causa di un infortunio subito nella gara precedente contro l'Argentina. I miei compagni di squadra furono fantastici, perfetti, ed ebbi comunque l'occasione di godermi lo spettacolo dalla panchina. Ero come un bambino che vedeva avverarsi il suo sogno. Gli altri ragazzi si presentarono a me prima della partita con una maglia con su scritto "Gioca anche Pau" per rendermi ancora più partecipe. Mi emozionarono tantissimo, per tutti questi motivi quello è stato un momento speciale, unico. Negli ultimi quindici anni abbiamo vissuto avventure fantastiche: ed è ciò che deve continuare a fare la nazionale, con la voglia di continuare ad altissimi livelli, ma anche facendo ogni cosa un passo alla volta". Si torna a parlare di pallacanestro Nba e del ritorno di Gasol nella Western Conference: "Sarà una stagione piena di stimoli e sfide, ma anche con tanta tensione. Avrò l'opportunità di viverla con una squadra che è un esempio da seguire, con giocatori di prima grandezza e con il miglior allenatore dell'intera lega. Perchè agli Spurs? Ho subito avuto sensazioni positive, ho sentito che sarebbe stata la scelta giusta per me. Anche due anni fa ho avuto questa opportunità, la valutai ma scelsi Chicago. Credevo che i Bulls fossero la squadra ideale dove potermi adattare e in cui tutto poteva quadrare. E' stato così solo in parte, perchè non abbiamo ottenuto i risultati che la squadra avrebbe potuto raggiungere. Ora mi aspetto che a San Antonio le mie aspettative siano ripagate e che anche il risultato di squadra sia migliore".
Sul passaggio di Kevin Durant ai Warriors Pau si mostra sorpreso: "Sinceramente non me lo aspettavo. Credevo - come la maggior parte delle persone che lavorano nell'Nba o che comunque se ne occupano - che sarebbe rimasto almeno un altro anno a Oklahoma City e che solo dopo avrebbe preso una decisione del genere. Dopo aver battuto gli Spurs ai playoffs ed essere stato vicino a sconfiggere anche i Warriors in finale di Conference, sembrava che i Thunder fossero in forte ascesa. E' stata una scelta un po' sorprendente, ma alla fine a me è andata bene così, perchè San Antonio si è potuta concentrare solo su di me e io ho potuto approfittare di questa opportunità". I Warriors di oggi come i Lakers del repeat 2009-2010 o i Miami Heat dei Big Three dal 2010 al 2014? "Non credo siano situazioni tanto simili tra loro. Questi sono giocatori che si uniscono proprio per aumentare le loro possibilità di vincere l'anello, mentre noi abbiamo dominato la lega per tre anni insieme a Boston. Golden State è una squadra che domina da un paio d'anni, ha vinto un titolo e si è presa il record di vittorie in regular season. E ora arriva Durant. Però hanno perso tasselli importanti, vedremo come riusciranno a giocare. Io vado controcorrente: credo che San Antonio ha grandi possibilità di essere la squadra dell'anno. Il mio obiettivo è quello di integrarmi al meglio nella loro cultura e fare ciò che mi verra chiesto, magari anche qualcosa in più. Ho già parlato con Popovich e, insieme a LaMarcus Aldridge, spero di poter raccogliere l'eredità di Tim Duncan come giocatore interno".