Si sono incrociati, in alcuni casi affrontati, alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 con le rispettive selezioni. Hanno detto basta ai colori della propria nazione, ma ora si ritroveranno insieme sotto la bandiera neroargento dei San Antonio Spurs. Parliamo di Tony Parker, Manu Ginobili e Pau Gasol. Tre storie diverse, un unico comune denominatore: una carriera strepitosa in nazionale e un futuro - che durerà almeno un anno - come compagni di squadra all'ombra dell'Alamo sotto la guida di Gregg Popovich.
Tony Parker, 34 anni, è probabilmente il componente del trio di area FIBA che esce peggio dagli ultimi Giochi Olimpici. La sua avventura a Rio è stata tutt'altro che esaltante, ha faticato a trovare ritmo con la sua Francia, ed è stato eliminato nei quarti di finale proprio dalla Spagna di Gasol. "Ora provo sentimenti contrastanti - ha dichiarato il franco-belga dopo l'ultima apparizione con la maglia dei galletti - ovviamente sono deluso per aver perso. Avremmo potuto fare molto meglio, ma la Spagna ci è stata superiore. Hanno segnato da ogni parte del campo. Ci siamo concentrati su Pau, e si è scatenato Mirotic. Ma questo è il basket, e non voglio dimenticare tutto ciò che abbiamo fatto negli ultimi sedici anni con questa nazionale a causa di una sconfitta. Sono molto orgoglioso della mia avventura con la Francia, abbiamo ottenuto i risultati migliori nella storia della nostra pallacanestro, siamo riusciti per la prima volta a partecipare a due Olimpiadi consecutive. Tutto questo non deve essere dimenticato". La prossima sfida di Parker sarà soprattutto con se stesso, per dimostrare all'intero mondo Nba di essere ancora in grado di fare la differenza nella posizione di point guard, nonostante anche su di lui si facciano sentire gli acciacchi dell'eta e un chilometraggio partito da lontano.
Manu Ginobili, 39 anni, ha salutato la Generaciòn Dorada della sua Albiceleste con l'ultimo ballo a cinque cerchi, terminato con un'inevitabile sconfitta nei quarti contro gli Stati Uniti. Nel mezzo, il canto del cigno nella sfida con il Brasile padrone di casa, senza alcun dubbio la più avvincente dell'intero torneo olimpico. Le prospettive di Ginobili in Nba sono diverse da quelle del compagno Tony Parker. Manu non parte più in quintetto da anni, e i minuti che Gregg Popovich può ormai riservargli sono sempre più contingentati (quindici di media nelle ultime stagioni). Però il fuoriclasse da Bahia Blanca è convinto di avere a disposizione un'ultima annata per chiudere in bellezza una carriera irripetibile. Ginobili ha spesso lasciato intendere che il suo futuro da giocatore sarebbe stato legato a doppio filo a quello di Tim Duncan, ma ora il caraibico si è ritirato e lui è ancora in pista. Difficile scommettere contro di lui, anche se atletismo e rapidità non sono più dalla sua parte, nonostante un bagaglio tecnico da assoluto Hall of Famer. "Ricevere tanti complimenti e attestati di stima da parte dei giocatori Nba è stato un onore - ha detto Manu dopo la standing ovation riservatagli dal pubblico della Carioca Arena 1 - anche loro hanno riconosciuto quanto siamo riusciti a ottenere con la maglia dell'Argentina. Non potrei essere più orgoglioso di questo gruppo".
Pau Gasol, 36 anni, è il vecchio che avanza. Una vita sulla cresta dell'onda, prima vincendo lo scettiscimo iniziale in Nba con i Memphis Grizzlies, poi portandosi a casa due titoli con i Los Angeles Laker di Kobe Bryant e Phil Jackson, ora un finale di una carriera che non smette di luccicare. Il catalano è stato il faro della Spagna di Sergio Scariolo, capace di salire sul podio olimpico con una medaglia di bronzo al collo, dopo aver sconfitto i meravigliosi aussie di Patty Mills (altro neroargento) e compagni. Reduce da due buone stagioni ai Chicago Bulls, ora Gasol avrà il compito di rimpiazzare Duncan nel quintetto degli Spurs, avendo al suo fianco LaMarcus Aldridge. "Giocare per la mia nazionale è sempre stato un piacere, oltre che un onore - ha detto il catalano - è stato divertente competere ad altissimi livelli per così tanto tempo. Ma ora sto invecchiando, a un certo punto non sarò più in grado di continuare a giocare. Quando quel momento arriverà, dovrò accettarlo, anche se non sarà facile. Se mi guardo indietro, il mio è stato un viaggio incredibile, non avrei potuto chiedere di più. Tutto ciò che ho realizzato da giocatore di pallacanestro è stato un dono, in pochi possono vantare una carriera così lunga e sempre ad alti livelli. Non mi resta che godermi l'ultima parte della corsa, allenandomi sodo per allungarla ancora un po'". Per Gasol l'ultima tappa del viaggio è una destinazione nuova, con un'eredità difficile da raccogliere, ma con due compagni d'avventura che non hanno ancora passato il testimone di leader dei San Antonio Spurs.