Dopo tredici stagioni trascorse con la maglia dei Miami Heat, Dwyane Wade è pronto a iniziare una nuova avventura ai Chicago Bulls, squadra della sua città per cui ha firmato a sorpresa da free agent ai primi di luglio. E proprio poche ore fa il giocatore da Marquette è stato presentato alla stampa della Windy City. Wade ha subito fatto sfoggio di umiltà, affermando che adesso "questa è la squadra di Jimmy Butler" e che lui e Rondo porteranno solo un po' di esperienza in più".
"Ricordo ancora quando nel 2004 Shaquille O'Neal venne presentato ai Miami Heat - esordisce Wade con al suo fianco il general manager Gar Forman - all'epoca non avevamo ancora vinto nulla, e io stavo giocando alle Olimpiadi con Team USA, proprio come Jimmy adesso. Shaq disse che non avrebbe potuto fare tutto da solo per l'intera stagione e che quella squadra era la mia squadra. Ora per me è lo stesso: questa squadra è la squadra di Jimmy. Io e Rondo siamo qui per portare esperienza, ma adesso è lui il giovane Bull di Chicago. Ha ventisei anni e può giocare anche più di quaranta minuti a partita, se il coach glielo chiederà. Io non posso e non voglio provare a fare tutto da solo, quindi dove arrivereremo dipenderà molto da lui". Wade spiega inoltre che è stato proprio Butler a chiamarlo più volte per convincerlo a trasferirsi a Chicago: "Conosco Jimmy dai tempi di Marquette, ho un enorme rispetto per lui. Non sarei qui se non fosse stato per lui, è stato molto importante. Il solo fatto che abbia insistito così tanto per avermi qui dimostra che tipo di persona è: vuole solo vincere. Ora giocheremo insieme con lo stesso comune obiettivo. Jimmy sta crescendo sempre di più e grazie a me e a Rondo credo che diventerà un giocatore ancora migliore. Sono grato a tutti per essere qui oggi. Questo è uno di quei momenti in cui un sogno diventa realtà. Io sono un ragazzo di Chicago, un bambino nato e cresciuto a Chicago. Ricordo ancora quando, seduto per terra, guardavo in tv i Bulls vincere il loro primo titolo. Avevo nove anni e mi sono detto che quello era ciò che volevo fare e ciò che volevo essere".
"Il mio sogno di diventare un giocatore di basket professionistico è nato qui, nella mia città. Ho impiegato un po' di tempo per arrivarci, ma ora ci sono. Sarei potuto venire anche nel 2010, ma l'opportunità di giocare insieme a LeBron James e a Chris Bosh a Miami era troppo ghiotta per essere rifiutata". Non sono mancate domande sul suo rapporto con Pat Riley e sull'addio agli Heat, franchigia della sua vita: "Non ho alcun problema con Pat, ma alla fine di questa vicenda lui non mi ha chiamato, nè mandato e-mail o messaggi per provare a trattenermi a Miami. Avevo un'offerta dagli Heat, ma è stata una mia decisione quella di realizzare un sogno: la scelta è stata unicamente mia. Non ha nulla a che vedere con Pat Riley o con il proprietario Micky Arison. Sono io che ho voluto essere parte del progetto di ricostruzione di questa franchigia". Alle parole al miele riservategli da Dwyane Wade ha voluto replicare anche Jimmy Butler, in conferenza stampa con Team USA dopo la vittoria della notte in amichevole allo United Center sul Venezuela: "So che dovrò salire di livello per aiutare Chicago a vincere. Il ruolo di leader mi piace, aggiunge un bel po' di pressione. Mi renderà un giocatore migliore, ma non dovrò fare tutto da solo: con Rajon, D-Wade, Nikola Mirotic e Doug McDermott siamo davvero una bella squadra. Ringrazio Dwyane per le belle parole, ora voglio dimostrare di essere pronto sul campo. Ho lavorato sodo per arrivare a questo punto, ora non resta che aspettare e vedere cosa accadrà".