Dopo le parole di Udonis Haslem, veterano dei Miami Heat, secondo cui "si sarebbe potuto evitare l'addio di Dwyane Wade", anche Pat Riley, presidente e plenipotenziario della franchigia di South Beach, interviene sull'argomento. Parla in conferenza stampa per fare il punto della situazione dopo il periodo di free agency, l'ex allenatore dei Los Angeles Lakers e dei New York Knicks (oltre che degli stessi Heat). Appare provato, e non nasconde di "essere stato messo al tappeto da quanto accaduto con Dwyane".
"Avrò molti rimpianti per ciò che avrei potuto programmare per lui e per il suo futuro e che invece non ho fatto - le parole di Riley - e per come è andata a finire questa vicenda. Avrebbe dovuto concludere la carriera qui, era una mia responsabilità fare in modo che ciò accadesse. Ma non è successo. Dwyane è andato via, e la storia finisce qui". Riley racconta di non essere stato presente all'ultimo incontro con Wade, quello del 6 luglio che ha poi sancito il divorzio definitivo tra Flash e gli Heat: "Ho il grande rimpianto di non essere stato lì a New York nel bel mezzo delle trattative. E' il mio lavoro e non c'ero. Niente sarà più come prima senza Dwyane, ma dobbiamo andare avanti. Non credo che il suo addio sia stato dettato solo da una questione di soldi, ed è per questo motivo che entrambi abbiamo fallito, io più di lui perchè lui era la superstar, il volto della franchigia. Avrei dovuto fare qualcosa, parlargli, prospettargli un futuro insieme, uno migliore, insomma qualcosa che lo potesse spingere a rimanere". Il presidente di Miami passa poi ad analizzare le altre mosse di mercato della sua franchigia: "E' stata un'estate difficile. Ho provato - come sempre - a rendere la squadra più competitiva, e allo stesso tempo volevo garantire a Wade i soldi che meritava nei tre, quattro, cinque, anni di carriera che gli restano davanti, senza trovarci però nelle condizioni di non poter vincere più. Ora dobbiamo gestire anche la situazione Bosh".
Infatti a Miami tiene banco anche la vicenda relativa alle condizioni di Chris Bosh. L'ex ala grande dei Toronto Raptors è stato infatti costretto per la seconda stagione consecutiva a sottoporsi a controlli medici intorno alla pausa per l'All-Star Game a causa di coaguli di sangue trovati nei suoi muscoli. Al momento nessuno è in grado di sapere quando Bosh potrà tornare a giocare a pallacanestro, come spiegato dallo stesso Riley: "Ci sono sviluppi positivi riguardo alla situazione di Chris, i suoi e i nostri medici sono in costante contatto, ora più che mai. So cosa vuole Chris. Vuole giocare, e ovviamente noi desideriamo la stessa cosa, ma si tratta di una situazione ancora molto fluida, in evoluzione, molto delicata. Al momento nessuno sa quando potrà tornare, è troppo presto per fare una previsione del genere. Credo che comunque la nostra squadra possa competere per un posto ai playoffs l'anno prossimo, nonostante ci siano ancora tanti dubbi su Chris. Una delle poche certezze della vita - ed è questo uno dei miei detti preferiti - è il cambiamento. E quando il cambiamento ti mostra il suo volto più bello o viceversa quello più brutto, non si può far altro che accettarlo. Bisogna adattarsi e andare avanti", il nuovo mantra di Riley, alle prese con una squadra in disarmo, dal 2014 orfana di LeBron James e dalla prossima stagione senza il suo principale punto di riferimento negli ultimi tredici anni.