Diciannove stagioni, tutte in canotta San Antonio Spurs. Diciannove stagioni da leader silenzioso, ma soprattutto da giocatore capace di rivoluzionare il ruolo di ala grande. Cinque anelli NBA, due titoli di MVP della regular season, tre di MVP delle finali, quindici volte all-star. Questa l'eredità lasciata all'NBA da Tim Duncan, quarantenne, nel momento del suo ritiro. Tutti se lo aspettavano da almeno un paio di anni, tutti sapevano che questo momento sarebbe arrivato, ma allo stesso tempo lo shock dell'abbandono di un tale pilastro della lega ha travolto tutti, dagli appassionati, agli addetti ai lavori, ai compagni, fino agli avversari.

Si potrebbe dire che tutte le parole risparmiate dal caraibico nel corso della sua carriera gli sono state tributate, quasi tutte sui social networks, dal mondo attorno a lui per tributargli l'addio.

Su tutti, i più impegnati sono stati i suoi compagni in maglia Spurs: su twitter si sono espressi quelli storici, come David Robinson ("Che eredità lasci. La tua forza silenziosa sarà sempre con i tifosi Spurs"), Manu Ginobili ("Che onore avere giocato con te per 14 stagioni! Grande piacere! Ci mancherai"), Tony Parker ("La migliore ala grande di sempre! E' stato un onore giocare con te!") o Bruce Bowen ("A volte tutto ciò che serve dire è grazie al miglior esempio di leader, fratello, amico. Avanti con una nuova fase!"); ma anche i più giovani, a cui Duncan ha fatto da chioccia rappresentando un punto cruciale della loro crescita umana e personale.  Lamarcus Aldridge ha accompagnato le foto con TD alla didascalia "grande uomo e compagno di squadra", mentre Danny Green ha affidato ad instagram una lunga e commovente lettera di ringraziamento ("mi sento uno dei ragazzi più fortunati della mia generazione ad aver potuto dividere il campo con te per cinque anni. Sono fortunato a poterti chiamare 'famiglia'"). Non pervenuto il taciturno Kawhi Leonard, indiziato numero uno per raccogliere la pesantissima eredità di leader silenzioso, che ha mantenuto un pieno "stile Duncan", rimuovendo oramai da tempo ogni profilo pubblico personale dai social network.

Ma la leggenda del numero 21 è talmente amplia che coinvolge non solo chi la ha vissuta da vicino, ma chi la ha fronteggiata in sfide epiche nel corso degli anni. E' il caso di LeBron James ("Timmy D sai cosa penso riguardo te, tutto quello che hai fatto per me e per l'intera NBA. Grazie per la tua incredibile carriera!"), di un laconico Kobe Bryant ("Congratulazioni TD"), di Dirk Nowitzki ("Timmy D, non provare a dire di no! Sei la miglior ala grande di sempre!"), Chris Paul ("Guardavo te da bambino, poi da giovane, ed ancora di più lo faccio ora da uomo!"), Mike Miller ("E' stato fantastico competere con te anno dopo anno. Grazie per aver elevato lo status dell'NBA"), e Dwyane Wade ("Timmie D! Congratulazioni per la tua incredibile carriera! Grazie per averci ispirato tutti solo col tuo gioco!").

Nel fiume di saluti provenienti da ogni ambito e da ogni parte del mondo, un paio meritano una menzione di riguardo. Ad esempio Adam Silver, da anni padre e "capo" dell'NBA se ce n'è uno, che come al solito ha preso una posizione pubblica piuttosto netta, trovando forse le parole miliori per descrivere semplicemente la grandezza del campione: "Tim Duncan è uno dei più dominanti giocatori della storia della NBA. La sua devozione ad eccellere e padronanza del gioco lo hanno condotto a vincere cinque titoli NBA, due riconoscimenti MVP e un posto tra i più grandi di tutti i tempi, mentre il suo sottovalutato altruismo ha fatto di lui il migliore compagno di squadra possibile. Per due decadi Tim ha rappresentato gli Spurs, la città di San Antonio e la lega con passione e classe. Tutti noi dell’NBA Family lo ringraziamo per il suo profondo impatto sul gioco". Ma forse il saluto più toccante è quello di Gregg Popovich, da sempre confidente, allenatore e praticamente padre putativo del caraibico in quel di San Antonio, che ha scelto di lasciare per una volta da parte il suo incrollabile riserbo davanti alle telecamere: "Tim è la persona più spontanea, coerente, vera che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Trascorrere così tanto tempo con lui è stato sublime. Nessuno sa quanto sia intelligente, ironico e incisivo. Mi è capitato più volte di stargli addosso durante una partita e di chiedergli perchè non andasse a rimbalzo in una certa maniera, e al ritorno in campo mi diceva 'Grazie per le motivazioni, Pop', o 'Grazie per il supporto Pop', e poi cominciavamo a ridere entrambi. La gente non sa tutto questo, ma i suoi compagni di squadra sì ed è per questo che lo amano tutti, perchè è stato il miglior compagno di squadra che si possa immaginare. Molti ragazzi hanno giocato con Tim, lui se li è trascinati sulle spalle e ha fatto il possibile per renderli giocatori migliori. Negli anni sono passati in tanti da qui, sono diventati giocatori di successo, tutto perchè Tim Duncan ha sempre creato l'ambiente giusto, anche nella loro vita privata. Il mio non è uno sfoggio di umiltà, le persone che sono cresciute con me lo sanno bene. Non potrei essere qui adesso se non fosse stato per Tim. Forse sarei da qualche parte in America nella Budweiser League, ingrassato e ancora tentando di giocare o allenare pallacanestro. E' lui che ha dato da vivere a centinaia di persone, allenatori e membri dello staff, per anni e anni, e non ha mai detto una parola. E' semplicemente venuto al lavoro ogni giorno, veniva presto e se ne andava tardi, e c'era per chiunque, dai giocatori top del nostro roster a quelli meno importanti".