Il trasferimento di Al Horford ai Boston Celtics non sarà stato tra i più chiacchierati negli States e nel resto del mondo, complice la "decision" di Kevin Durant e altri affari che si sono sbloccati a ruota. Ma certamente l'addio del lungo agli Atlanta Hawks, dopo alcune stagioni in cui la gloria sembrava ad un passo per gli uomini di coach Mike Budenholzer, rappresenta uno dei movimenti di mercato più importanti, e lui stesso ammette che non è stato facile decidere di cambiare aria, nonostante l'importanza storica della sua nuova franchigia: "È stato particolarmente difficile andare via da Atlanta, ma alla fine dovevo pensare al futuro della squadra e al mio, perciò ho colto l'occasione per provare a vincere in uno scenario molto diverso da questo. Non è stata una decisione facile per me, ma credo che Boston fosse la soluzione migliore per la mia carriera, anche perchè la storia dei Celtics parla da sola".

Quando parla di "nuove opportunità per vincere", però, Horford non intende lanciare una frecciata agli Hawks e a quelle stagioni da "vorrei ma non posso" che ne hanno mantenuta vuota la bacheca in queste ultime annate: "Ad Atlanta abbiamo vinto tantissime partite in questi anni, posso dire che si tratti di una franchigia vincente. Credo che ad Atlanta si pensasse soprattutto in funzione di un successo, ma vedendo che per tanti anni ci siamo andati soltanto vicino ho pensato che la soluzione migliore per me fosse uscire dal contratto e cambiare aria, per provare a vincere il mio primo titolo NBA. Mi sento privilegiato ad aver giocato per gli Hawks, ma l'approdo a Boston rappresentava un'opportunità troppo grande per me".

"A fine stagione - prosegue Horford nel racconto della trattativa - mi sono seduto a un tavolo con il mio agente e abbiamo valutato tutte le occasioni date dal mercato, qualora non avessi rifirmato per Atlanta. C'erano tre-quattro squadre interessate a me, le ho incontrate tutte e poi ho fatto alcune valutazioni sui diversi roster e sui metodi di lavoro. C'è stato un forte impatto con Danny Ainge e Brad Stevens, con loro c'è stato un incontro molto positivo sotto diversi aspetti, erano presenti anche i proprietari e anche qualche giocatore. L'ho visto come un gruppo molto unito, concentrato e determinato a raggiungere l'obiettivo più alto, la vittoria. All'inizio ero intenzionato a restare ad Atlanta, poi ho visto che le intenzioni mie differivano, seppur leggermente, da quelle della franchigia, così ho iniziato a guardarmi intorno".

Si dice che uno dei principali "sponsor" di Boston nella scelta di Horford sia stato Isaiah Thomas. Il nuovo Celtic conferma in parte queste voci: "Con lui ho parlato una volta soltanto, non eravamo in contatto costante come si dice, però posso confermare che era presente all'incontro con i dirigenti dei Celtics e con Stevens. Quando ho preso la decisione ho pensato solo a quale fosse la franchigia migliore per continuare a crescere, non mi sono di certo fatto influenzare da questo o da quel giocatore".