Si presenta ai giornalisti nella facility degli Spurs con una maglietta su cui è disegnata l'immagine di Tim Duncan, Gregg Popovich. Ed è proprio per rendere omaggio al caraibico - appena ritiratosi dalla pallacanestro Nba - che il suo mentore si intrattiene con la stampa: "Sto provando a capire per quale motivo io sono ancora qui e lui no. Ma tutti sappiamo perchè. Stiamo parlando di un giocatore che per diciannove anni ha pensato solo a come fare il suo lavoro al meglio ed essere la persona che è stata per i suoi compagni di squadra e un uomo che amasse la sua famiglia. Ecco chi è Tim Duncan. Venire qui e dover salutarlo era la cosa più lontana dalla mia mente che potesse esistere, qualcosa di impossibile per molte ragioni".
"Tim è la persona più spontanea, coerente, vera che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Trascorrere così tanto tempo con lui è stato sublime. Nessuno sa quanto sia intelligente, ironico e incisivo. Mi è capitato più volte di stargli addosso durante una partita e di chiedergli perchè non andasse a rimbalzo in una certa maniera, e al ritorno in campo mi diceva "Grazie per le motivazioni, Pop", o "Grazie per il supporto Pop", e poi cominciavamo a ridere entrambi. La gente non sa tutto questo, ma i suoi compagni di squadra sì ed è per questo che lo amano tutti, perchè è stato il miglior compagno di squadra che si possa immaginare. Molti ragazzi hanno giocato con Tim, lui se li è trascinati sulle spalle e ha fatto il possibile per renderli giocatori migliori. Negli anni sono passati in tanti da qui, sono diventati giocatori di successo, tutto perchè Tim Duncan ha sempre creato l'ambiente giusto, anche nella loro vita privata. Il mio non è uno sfoggio di umiltà, le persone che sono cresciute con me lo sanno bene. Non potrei essere qui adesso se non fosse stato per Tim. Forse sarei da qualche parte in America nella Budweiser League, ingrassato e ancora tentando di giocare o allenare pallacanestro. E' lui che ha dato da vivere a centinaia di persone, allenatori e membri dello staff, per anni e anni, e non ha mai detto una parola. E' semplicemente venuto al lavoro ogni giorno, veniva presto e se ne andava tardi, e c'era per chiunque, dai giocatori top del nostro roster a quelli meno importanti".
"E' insostituibile. Voglio dire, ognuno di noi è unico a suo modo, ma lui è stato troppo importante per troppe persone. E' davvero difficile immaginare di andare agli allenamenti senza di lui, poi alla partita, prendere il bus e fare le solite cose di routine. E' stato sempre lui, un uomo vero. Non lo avete mai visto battersi il petto dopo una schiacciata come se fosse il primo essere umano a farla, come fanno molti oggigiorno. Non ha mai indicato il cielo o cercato le telecamere. Ha giocato e basta, e lo ha fatto per così tanto tempo che è diventato quasi normale, ma è stato troppo speciale per essere dimenticato. Tutti sappiamo che ha una laurea e che ha affrontato gli studi molto seriamente. Ed è qualcosa che lo rende molto orgoglioso di sè, ma credo che ciò che lo abbia reso davvero felice, oltre ai tifosi e ai compagni di squadra, è stato il tempo che ha trascorso con i suoi figli nel gruppo prima delle partite".
Si passa poi alle domande sulla squadra e sul futuro dei San Antonio Spurs: "Tim, insieme ad altre persone, in particolar modo insieme a Manu e Tony, ci ha permesso di rimanere squadra anche facendo sacrifici. Naturalmente R.C. Buford e il suo staff hanno fatto un lavoro fantastico in questi anni per mantenerci ad alti livelli e trovare altre gemme di talento che magari nessun altro conosceva. La combinazione di questi fattori ha fatto sì che ora possiamo continuare ad essere una squadra competitiva. Tim allenatore? E' troppo intelligente per farlo. Non penso che lo vedremo fare avanti e dietro a bordocampo, ma spero che vorrà almeno ascoltare qualche nostra proposta di un coinvolgimento diverso, magari anche part-time, in un modo o nell'altro. Certamente io farò di tutto per cercare di trattenerlo da queste parti il più a lungo possibile perchè lui significa tanto per ogni componente di questa franchigia. Ci mancherà, sia per l'icona che era diventato per tutti per noi, sia come punto di riferimento, ancora di salvataggio. Anche se negli ultimi due anni non ha segnato molti punti, la gente non sa quanto sia stato efficace difensivamente. D'altronde basta vedere i suoi dati individuali in difesa per rendersene conto. Anche in attacco, nonostante la sua produzione statistica non fosse più la stessa, è sempre rimasto il centro di tutto. L'anno scorso abbiamo vinto 67 partite in regular season grazie al suo lavoro sui due lati del campo. Ci mancherà ma dovremo andare avanti, qualcun altro dovrà salire a livello di leadership: sarebbe molto importante per noi. Non so in quanti siano in grado di essere leader silenziosi come lo è stato Tim, saper gestire ogni cosa, rispondere a tutti ed essere rispettato. Vedremo cosa succederà. Ciascuno di noi ha il suo modo di fare, lui è stato un leader silenzioso, che ha deciso di uscire alla sua maniera. E' rimasto lo stesso uomo di prima, così come mi aveva chiesto che rimanesse suo padre quando è morto. Si è sempre lasciato allenare, non ha mai urlato negli spogliatoi, gettato asciugamani o fatto chissà quali discorsi. E' stato un esempio per i compagni in partita e in allenamento. Ha gestito le sconfitte, come quella in finale contro Miami nel 2013, e le vittorie, come quella contro Miami nel 2014. E' stato lui a condurci fin qui".