Missione compiuta a metà. Il preolimpico di Torino comincia ad emettere i propri verdetti in un PalaAlpitour gremito, anche se con qualche buco qua e là e dei seggiolini involontariamente rotti. No, non per colpa dei passaggi a vuoto della nostra Italbasket, che dopo i tentennamenti della prima sera è riuscita a riprendersi mentalmente, giocando forte sin dal primo minuto contro un'avversaria ostica quale la Croazia, ma per cause misteriose probabilmente vicine all'eccessiva fragilità. Cioddetto, passiamo all'argomento dominante della serata: gli idoli di casa.

Senza ombra di dubbio non c'è bisogno di citare tutti gli azzurri, finalmente convincenti, probabilmente strigliati a dovere da coach Messina e guidati in campo da un Ma-ma-ma-marco B-B-B-Be-li-nel-li dominante e immediato conquistatore del palazzo, con la solita dose di follia ed efficacia, anche se l'highlight personale della partita resta il momento in cui ha deciso di aizzare il pubblico chiedendo l'urlo di Torino dalla panchina. L'uomo mascherato è il volto della serata italiana insieme a Daniel Hackett, in stato di grazia mentale.

Applausi per gli azzurri, è semifinale!
Applausi per gli azzurri, è semifinale!

La Croazia viene accolta brutalmente, ma sempre nei canoni dell'educazione, da un palazzo piuttosto schierato (ci mancherebbe...) e il comportamento della sua panchina intorno alla fine del secondo quarto non migliora la situazione. Tutto per due punti erroneamente assegnati agli azzurri. Fischi, cori di scherno e buuuuu diretti a Aza Petrovic e al suo staff, che hanno pure rischiato il tecnico. Diamo a Cesare ciò che è di Cesare, effettivamente avevano anche le loro ragioni, visto che al rientro dagli spogliatoi lo speaker ha annunciato che il punteggio era di 35-33 per i balcanici, e non "the same" come buffamente aveva dichiarato in precedenza, al suono della sirena.

Qualche fischio vola anche all'inquadratura per Massimiliano Allegri, uno dei tanti vip a bordo campo: tra gli altri Leonardo, Del Piero, Andrea Agnelli, ovviamente Petrucci, Dan Peterson e il presidente del CONI Malagò. Sicuramente me ne sarò perso qualcuno, ma l'importante è che tutti abbiano potuto apprezzare la flemma di un altro idolo del PalaIsozaki: Hamed Haddadi. Sempre lui, meravigliosamente Haddadi. Oddio, meravigliosamente... Il suo Iran anche oggi apre le danze insieme al Messico, all'esordio nel torneo e sostenuto da un buon numero di tifosi, soprattutto in rapporto alla distanza.

Un'azione offensiva del Messico. Organizzata. Più o meno.

Quando prendo posto, la situazione a tabellone è 17-4 in favore dei nordamericani. Bene, una mezz'ora effettiva di garbage in arrivo... E invece no! L'enorme cuore dei mediorientali permette una rimonta che va quasi a completarsi, annacquando le giocate semi-deliziose di Jorge Gutierrez, il più talentuoso per distacco dei suoi. Sulla situazione di vantaggio a pochi minuti dal termine arrivano però una serie di sceglietevoi-ate in attacco che pregiudicano il sogno semifinale. Nell'ordine: fallo in attacco di Haddadi, infrazione di 8 secondi, una serie di difese inguardabili.

Il Messico non può far altro che ringraziare, approfittarne e chiudere la pratica con Stoll. Ora con la Grecia la sfida che vale il primo posto, con pronostico piuttosto diretto per gli ellenici. L'Iran torna invece a casa a testa bassa, ma tra gli applausi di un palazzo tutto per loro: a ogni canestro scattava l'ovazione, e qualche highlight mica da ridere l'hanno anche regalato. Idoli del palazzo, ma all'ultimo ballo.