Alla viglia di gara-3 delle Nba Finals 2016, l'attenzione mediatica, obiettivamente spasmodica, era tutta su LeBron James, il leader dei Cleveland Cavaliers chiamato a risollevare le sorti della sua squadra nella serie contro i Golden State Warriors, avanti 2-0 dopo le prime due partite disputatesi alla Oracle Arena. Il Prescelto ha risposto con una prestazione d'autore (32 punti e 11 rimbalzi), schierato da numero quattro per l'assenza di Kevin Love, out per i postumi del trauma cranico subito domenica scorsa in uno scontro con Harrison Barnes, conducendo i suoi al successo, in coppia con un Kyrie Irving (30 punti) scintillante soprattutto nel primo quarto. 

"Oggi abbiamo finalmente trovato il nostro ritmo - le parole di LeBron in conferenza stampa nella pancia della Quicken Loans Arena - ognuno di noi si è sentito parte della vittoria. E' stato davvero un successo di squadra. Non credo che la chiave sia stato il nostro quintetto iniziale (con Jefferson in campo per Love, ndr) contro il loro (con Bogut, ndr), ma è stato il lavoro che ciascuno ha fatto nella sua zona competenza a segnare la differenza". Quanto al punteggio (120-90), James ripete come uno scolaretto il classico mantra delle serie di playoffs: "Alla fine non importa vincere di trenta punti piuttosto che di uno solo. E' la vittoria e basta che conta. Bisogna sempre essere capaci di rimanere se stessi, ma anche di imparare dagli errori commessi nelle partite precedenti e cercare di fare meglio nelle successive. Ed è esattamente ciò che siamo stati in grado di fare oggi. Per quanto mi riguarda, non ha cambiato nulla del mio approccio abituale alla gara, non l'ho mai fatto e non avrei certo cominciato stasera. Abbiamo eseguito perfettamente il piano partita preparato dal nostro staff tecnico. Irving? Kyrie è un grandissimo giocatore, è giovane, abbiamo bisogno di lui per fare grandi cose in questa serie. Ha giocato molto bene soprattutto all'inizio e alla fine della partita. Anche J.R. (Smith, ndr) è stato molto aggressivo, gli ho subito dato il pallone per metterlo in ritmo

Altro protagonista della serata di Cleveland è stato Richard Jefferson, schierato dal suo allenatore al posto dell'indisponibile Love: "Ad essere sincero, all'inizio credevo che avrei giocato io da numero quattro, non LeBron, anche perchè sono più alto di lui e pensavo che il coach non avrebbe voluto toglierlo dalla sua posizione preferita. Poi però in campo mi sono trovato bene contro Harrison Barnes, mentre LeBron è finito su Draymond Green". Mossa di cui si assume la paternità Tyronne Lue: "La scelta di schierare subito Richard è stata fatta proprio per avere James contro Green, che è un giocatore molto importante per loro. In questo modo abbiamo avuto anche la possibilità di cambiare più facilmente sul pick and roll e abbiamo difeso meglio".