Vedere gli Splash Brothers segnare in coppia 20 punti, con 8/27 al tiro, potrebbe far pensare ad una serata negativa per Golden State. Al contrario, c'è stata una vera e propria dimostrazione di forza, la dimostrazione di non essere dipendenti dal backcourt più forte della Lega, neppure contro i Cavaliers. La risposta che forse in pochi si attendevano è arrivata dai cosiddetti comprimari: Livingston, Barbosa, Iguodala (sempre fondamentale, ma per vantaggi evidenti parte sempre dalla panchina), e persino Barnes, criticato in questa stagione e ora al riscatto. Ma andiamo per ordine.
Shaun Livingston è entrato come al suo solito nella seconda metà del primo quarto, ma non è stato subito incisivo, ha concluso infatti con 6 punti all'attivo il primo tempo. Proprio nel quarto periodo, quando le mani tremavano di più e gli avversari si erano avvicinati, ha saputo prendere per mano la sua squadra segnando 10 punti e consegnando di fatto la vittoria agli Warriors. Si vede benissimo nella foto, un playmaker con quelle capacità di tiro dalla media, e che supera i due metri in altezza, è praticamente immarcabile per Dellavedova o Irving. Nel momento in cui arriva con la palla alla sua massima altezza sai già che non puoi fare più niente, questo significa che devi riuscire a strappare la palla prima o a difendere in modo più aggressivo. Ma come è risaputo le sue ottime capacità di ball-handling e di passatore precludono queste scelte difensive e Livingston se ne è avvantaggiato con grande intelligenza nei momenti più critici del match.
Leandro Barbosa, dall'alto dei suoi 33 anni (34 a novembre), ha fatto valere la sua esperienza e ha letteralmente fatto impazzire il pubblico alla Oracle Arena con 7 punti all'inizio del secondo periodo che hanno concesso un allungo ai padroni di casa. Giusto ricordare che Barbosa era rientrato preventivamente negli spogliatoi per un problemino che ha comunque risolto ed è tornato in campo con altri 4 punti decisivi nell'ultimo quarto.
Da una parte Harrison Barnes, spesso e volentieri criticato poiché il suo impatto offensivo sembrava diminuito nell'ultima stagione, dall'altra Andre Iguodala, da sempre l'uomo difensivo della squadra, che ieri sera ha saputo aggiungere persino una grande prestazione nell'altra metà campo, con assist e canestri. Harrison, con 7 punti consecutivi, ha firmato il primo mini parziale Warriors, per poi concludere con 13 punti all'attivo. Occorre ricordare che con tutti i cambi difensivi più volte si è trovato a difendere su Lebron James e Kevin Love, missione non certo facile.
Iguodala è stato il fattore della partita in difesa, costringendo Lebron a 4 palle perse e molti tiri forzati (e sbagliati). Oltre ai 7 rimbalzi e 6 assist si è vista la voglia di questo giocatore quando è stato colpito nelle parti basse da Dellavedova. Dopo i 5 minuti di conciliabolo arbitrale, tripla pesante; solo retina. Menzione importante anche per i 10 punti di Bogut e per quei 3.19 minuti passati in campo da Varejao in cui il brasiliano si è guadagnato due sfondamenti in altrettanti possessi chiave. Insomma, ogni giocatore ha dato il suo contributo e ha il suo ruolo in questa squadra.
I dati di Cleveland al contrario sono sconfortanti, 10 i punti segnati dalla panchina dei Cavs contro i 45 di Golden State. Shumpert, Jefferson e Dellavedova mai in partita nè in attacco nè in difesa, se ci aggiungiamo che Frye (per motivi difensivi) ha visto pochissimo il campo e che nemmeno J.R. Smith ha trovato la retina con continuità, il risultato è scontato. Basti pensare che i cinque giocatori nominati qua sopra hanno segnato 4 canestri in totale, Cleveland non può permettersi certe percentuali se vuole vincere un anello. Come ci è stato ampiamente dimostrato, la panchina è fondamentale.