Tutti gli occhi del mondo cestistico sono già puntati su Stephen Curry e LeBron James, principali protagonisti delle imminenti Nba Finals in programma da stanotte alla Oracle Arena di Oakland. Eppure, la serie tra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers offre molti altri spunti di interesse, tra duelli singoli e di squadra. Difesa sul pick and roll e sugli isolamenti, percentuali da tre punti e presenza in area, tutti elementi fondamentali per decidere chi alzera il Larry O'Brien Trophy. Restano invece sullo sfondo - ma in realtà ben visibili - altri due protagonisti determinanti per le sorti delle rispettive formazioni. Si tratta di Klay Thompson e Kyrie Irving, il fattore K di queste finali (al netto di Kevin Love, la cui partecipazione alle Finals è stata già descritta qui). Entrambi c'erano lo scorso anno ma, mentre lo Splash Brother numero due giocò una serie a lungo al di sotto delle aspettative, per Irving il sogno si concluse già in gara uno, con la frattura della rotula come triste epilogo della prima stagione da componente dei Big Three. Un anno dopo, li ritroviamo contro più convinti e convincenti che mai, e soprattutto meglio inseriti nei rispettivi contesti tecnici.
Klay Thompson è reduce da due partite celestiali giocate contro gli Oklahoma City Thunder. La sua raffica di triple in gara sei alla Chesapeake Energy Arena ha tenuto a galla i campioni in carica, prima del contributo decisivo del gemello Steph Curry. Ancor più chirurgico nella bella, dove ha iniziato con un delicato 0/7 dal campo per poi reagire alla grande e trascinare i suoi alla vittoria. Lo Splash Brother numero due è però molto più di un semplice tiratore. Attaccante completo, è capace di quarti abbondantemente in doppia cifra alla voce punti, potendo vantare un repertorio vastissimo di giocate offensive. Oltre alle triple, prese anche dal palleggio e addirittura da passaggio consegnato, Thompson si muove benissimo per sbucare da dietro i blocchi ed è sottovalutato come tagliante verso il canestro, dove ha più facilità di chiudere rispetto a Curry, in virtù di una stazza leggermente superiore. Fade-away e penetrazioni con arresto alla linea del tiro libero sono altre delle frecce in faretra di questo All-Star perennemente nell'ombra, che non fa pesare il suo status di stella semi-nascosta negli equilibri dello spogliatoio. Di Thompson si notano principalmente le triple, ma è forse la difesa individuale l'aspetto che lo qualifica tra le shooting guards più complete delle lega. Non per quarantotto minuti, ma comunque con buona continuità, Klay è capace di reggere contro i migliori esterni dell'Nba, come dimostrato recentemente nelle marcature su Russell Westbrook, Damian Lillard e James Harden. In una squadra che ha in Draymond Green e Steph Curry i suoi due leader emotivi e tecnici, potersi permettere Klay Thompson come terzo (o secondo, fate voi) violino, è un vantaggio pareggiabile forse solo dagli stessi Cleveland Cavs.
Già, perchè i Cavaliers nascondono dietro la figura maestosa, possente e affamata di LeBron James, un'altra superstar dal talento inestimabile. Trattasi di Kyrie Irving, prima scelta assoluta al Draft del 2011 fa ed esponente principe della nuova generazione di playmaker che sta facendo impazzire gli appassionati di basket Nba. Passatore, tiratore, penetratore, tutti ruoli compendiati in un unico giocatore, una point guard praticamente perfetta nella metà campo offensiva. Che Irving, tornato alle luci della ribalta dopo il grave infortunio di un anno fa, potesse trovare il suo posto nell'attacco della squadra di LeBron James, non era affatto scontato. Il rischio era piuttosto quello di diventare poco più di un tiratore sugli scarichi del Prescelto, che ama isolarsi con la palla in mano per poi trovare i compagni sul perimetro. Invece Kyrie, dopo un lungo periodo di assestamento, tra sguardi che non si incrociavano con quelli di LBJ, è ora un giocatore ben inserito nel sistema dei Cavs. Non è (più) uomo da doppia cifra alla voce assist (anche per quello c'è LeBron), ma rimane un esterno in grado di andare a referto con irrisoria facilità, oltre che con una varietà di colpi che davvero in pochissimi possono vantare nel suo ruolo. Spesso lasciato in campo da Lue nei (rari) momenti di riposo concessi al suo compagno di squadra con il numero 23, Irving è anche il faro del secondo quintetto dei Cavs, quello con Shumpert, Jefferson e Frye in campo. In queste Finals è chiamato a una grande serie dopo l'infortunio del 2015, soprattutto nella metà campo difensiva, perchè dall'altra parte mettere punti a referto non è nè sarà mai un problema.