Tutti gli occhi su di lui. Già, perché Kevin Love, fin dal suo arrivo in quel di Cleveland dai Minnesota Timberwolves, è sempre stato visto e considerato come un All-Star, il terzo anello della catena con James ed Irving che avrebbe ri-composto i big three in Ohio. Tuttavia, sul curriculum di Love hanno sempre aleggiato fin troppi dubbi riguardo le sue attitudini difensive, soprattutto legate ad una squadra che ambiva al titolo assoluto, che spesso gli hanno precluso qualche quarto di nobiltà cestistica in più. Alla vigilia dell'inizio delle Finals NBA tanto attese, sono più i punti di domanda (difensivi) che accompagnano le prestazioni dello zero dei Cavaliers rispetto alle certezze (offensive), che fanno presumibilmente di lui uno dei fattori principali della serie. Il motivo è uno, a dir poco fondamentale: quanto sarà in grado Kevin di tenere il campo e fornire una valida presenza, soprattutto difensivamente, contro il death lineup dei Golden State Warriors nei momenti cruciali delle singole partite?
Ovviamente questa è soltanto una delle mille sfaccettature che accompagneranno le Finals e la domanda sembra tutt'altro che illegittima, anzi. Uno dei principali temi da sviscerare in questi giorni che anticipano la palla a due di gara uno è proprio questo: che Love, con la sua duttilità tattica in attacco, sia ad oggi un fattore per la produttività offensiva di Cleveland, è certificato, ma contro un attacco della portata e della varietà di colpi di Golden State, riuscirà a porre rimedio alle sue lacune? In primis, la speranza di Lue è quella che sul piatto della bilancia della serie penda maggiormente l'incisività offensiva del nativo californiano rispetto alle sue pecche nella metà campo spalle a canestro, a rimbalzo come in difesa sulla palla. Motivo per il quale l'ex guardia dei Lakers spera che sia Steve Kerr a dover correre ai ripari per depotenziarlo togliendogli o gli isolamenti in post, oppure i tiri aperti dalla distanza.
Andando ad analizzare la composizione dei quintetti iniziali, l'ex Timberwolves non dovrebbe avere particolari problemi nella marcatura di Bogut, ma faticherà oltremodo contro il maggiore atletismo e dinamismo di Draymond Green, abituato come lui a giocare anche sul perimetro per aprire gli spazi internamente, ma dotato di maggiore velocità soprattuto sul primo passo di penetrazione. Scivolamenti che Love potrebbe soffrire e non poco, senza considerare che, in situazione maggiormente statica di pick and roll, il cambio che Cleveland dovrebbe effettuare sui palleggiatori esporrebbe l'ala di Santa Monica a dei mis-match, e con ogni probabilità a delle figuracce non indifferenti. Motivo per il quale, nel caso in cui dovesse esserci il centro australiano in campo, Love potrebbe andare su di lui. E quando non ci sarà?
I maggiori dubbi risiederanno inoltre sulla tenuta difensiva del ventisettenne californiano nei minuti finali delle partite, quando quasi sicuramente Kerr si affiderà al quintetto piccolo per aprire maggiormente gli spazi e sfruttare maggiormente le qualità principali dell'attacco dei campioni in carica: il vorticoso penetra e scarica degli Warriors costringerà Lue a rispondere con la stessa moneta agli avversari, abbassando il quintetto a sua volta ed utilizzando spesso LeBron James da ala grande. In questo caso, con Love da centro nominale, l'accoppiamento difensivo sconsiglierà il coach di piazzarlo sui passi di Green (che sarà per forza di cose il bloccante nei pick and roll di Golden State), e Lue dovrà essere bravo a nasconderlo in seconda battuta, magari in marcatura su Harrison Barnes o su Iguodala, se vorrà tenerlo in campo.
Già, perché le necessità di Cleveland, quantomeno difensivamente, saranno quelle di limitare al massimo le folate di Golden State (ricordiamo che lo scorso anno quando gli Warriors sono stati tenuti al di sotto dei 100 punti, i Cavaliers hanno portato a casa due partite su due), e le maggiori capacità difensive dei vari Shumpert, Dellavedova e soprattutto Thompson (forse persino di Frye) nel ruolo di Love potrebbero costringere Lue alla decisione di tenerlo seduto in panchina in favore di un assetto con caratteristiche maggiormenete difensive e contenitive. Decisione che sembra, ad oggi, drastica, ma che dovrà essere presa per forza di cose in considerazione qualora la presenza in campo del californiano non dovesse pagare i dividendi sperati.
Supposizioni, tatticismi e idee che, per il momento, restano tali, ma che da domani notte potrebbero diventare realtà. Tutti gli occhi che non guarderanno a Stephen Curry ed a LeBron James (si, pochi effettivamente), saranno accorti a valutare l'efficacia nelle due metà campo di Kevin Love, chiamato a fare un salto di qualità non indifferente se vuole rimuovere le etichette affibbiategli nel recente passato. Cleveland need his Love!