A un passo dal ritorno alle Nba Finals a distanza di quattro anni dalla prima e unica volta, gli Oklahoma City Thunder si leccano oggi le ferite per un'eliminazione durissima da digerire. Avanti 3-1 nell'ultima serie dei playoffs della Western Conference, gli uomini di Billy Donovan hanno sprecato due match points per mandare in vacanza i Golden State Warriors, per poi cadere in gara sette alla Oracle Arena sotto i colpi dell'MVP Stephen Curry. La vera occasione persa, che è già fonte di rimpianti per OKC, è stata però probabilmente quella di gara sei, disputatasi davanti al pubblico di casa e condotta nel punteggio per oltre tre quarti di gioco. 

Poi il quintetto piccolo di Steve Kerr, le palle perse di Westbrook e Durant, le triple di Thompson e Curry, la reazione di Green hanno rimesso in carreggiata i Warriors, che non si sono lasciati sfuggire l'occasione di chiudere i conti nella partita decisiva giocata stanotte a Oakland. "Non ci sentiamo i vincitori morali di questa serie - le parole di Durant in conferenza stampa - volevamo solo avere una chance di conquistare il titolo arrivando fino alle Finals", la spiegazione didascalica dello stato d'animo di un'intera franchigia, che non può accontentarsi di essere giunta a un passo dall'ultimo gradino, ma che può comunque valutare come positiva la stagione appena conclusasi. Una regular season iniziata con un nuovo allenatore - Billy Donovan dai Florida Gators - poi proseguita senza grandissime novità sul piano tattico e dei risultati (55-27 il record dei Thunder), è sfociata in dei playoffs giocati ai massimi livelli. Primo turno agevole contro ciò che restava dei Dallas Mavericks (battuti 4-1 dopo una gara due orribile disputata alla Chesapeake Enery Arena), poi il capolavoro contro i San Antonio Spurs di Gregg Popovich. Spazzata via nell'episodio inaugurale dell'AT&T Center, OKC ha ribaltato pronostici e serie soprattutto grazie a una nuova identità difensiva e a un netto dominio fisico e a rimbalzo. Situazione che si è in parte nuovamente verificata anche contro i campioni in carica, frastornati dopo le prime quattro sfide, dominati da Adams e Ibaka, storditi da Westbrook e Durant. Poi l'orgoglio degli Splash Brothers e di tutta la banda Kerr ha modificato un verdetto che sembrava già scritto, anche con l'aiuto di qualche esitazione di troppo delle due superstar in maglia Thunder. 

Ora tutti in vacanza a Oklahoma City, ma con la consapevolezza di aver trovato nuovi giocatori da cui ripartire con ottimismo per il futuro. Steven Adams ha cambiato la sua dimensione in questi playoffs, Andre Roberson si è dimostrato un gran difensore e un notevole rimbalzista, Waiters e Kanter buoni innesti dalla panchina. Ma per i Thunder tutto gira intorno alle prossime scelte contrattuali di Kevin Durant. KD ha il contratto in scadenza a fine giugno, e in quest'ultima stagione ha ricevuto uno stipendio superiore ai 20 milioni di dollari. Da free agent potrà esplorare a fondo il mercato di quasi tutta l'Nba: per lui c'è già la fila, dai Boston Celtics ai Washington Wizards, dagli stessi Lakers ai Miami Heat, passando secondo alcuni anche per i San Antonio Spurs. Eppure l'addio ai Thunder non è così scontato. Come riportato infatti nelle ultime ore da Marc Stein di Espn, Durant potrebbe decidere di firmare un biennale con OKC, con possibilità di esercitare una player option prevista in suo favore al termine della prossima stagione. Il tutto per valutare insieme a Russell Westbrook (in scadenza nel 2017 per oltre 17 milioni di dollari) cosa fare tra dodici mesi, concedendosi dunque un'altra occasione per arrivare all'anello. Altra opzione, al momento scartata dagli addetti ai lavori, sarebbe quella di scambiare Westbrook per arrivare a due grandi giocatori, tra cui un playmaker in senso stretto. Ma, come detto, l'ipotesi è al momento pura fantasia. Tra un mese i Thunder sapranno dunque di più sul loro futuro, ma ciò che è certo è che il general manager Sam Presti farà di tutto per trattenere il suo numero trentacinque a Oklahoma City.