Al termine di un lungo lunedì, la National Basketball Association ha deciso di non sospendere per una partita (o due, come richiesto da qualcuno degli addetti ai lavori) il lungo dei Golden State Warriors Draymond Green. Green, nervoso e fuori giri nella gara tre di finale playoffs ad Oklahoma City contro i Thunder, si era macchiato nel secondo quarto di un fallo in attacco su Steven Adams, colpendolo con un calcetto al basso ventre. L'irregolarità del gesto del prodotto da Michigan State era stata sanzionata dall'arbitro Scott Foster con un flagrant foul di tipo uno, peraltro comminato anche al neozelandese di OKC. A seguito di polemiche, alimentate da immagini televisive analizzate in ogni singolo dettaglio nel post-partita, era dunque attesa per la giornata di ieri una decisione dell'Nba riguardo a una possibile squalifica di Green, che sarebbe scattata automatica qualora si fosse ritenuto che il colpo all'inguine inferto ad Adams fosse stato intenzionale.
Sia Steve Kerr che il suo giocatore hanno però immediatamente cercato di gettare acqua sul fuoco, minimizzando l'accaduto e spiegando che si era trattato di un contatto accidentale. A fare chiarezza è intervenuta ieri Kiki VanDeWeghe, vicepresidente esecutiva delle operazioni cestistiche della lega. In un comunicato diffuso ieri sera si legge infatti che "il comportamenteo di Green è stato non necessario ed eccessivo. Durante le gare spesso i giocatori allungano le gambe per cercare il fallo, ma nel caso di Draymond Green il gesto è stato eccessivo e merita una sanzione ulteriore", che si traduce in un cambiamento di status del fallo fischiatogli da Foster: da flagrant di tipo due il fallo è stato mutato in flagrant di tipo due, il che non comporta alcuna sospensione, in quanto non è stata riscontrata alcuna volontarietà, ma che invece farà scattare la squalifica al prossimo flagrant in cui Green incapperà in questi playoffs. Tirano dunque un sospiro di sollievo i Golden State Warriors, che hanno sostanzialmente visto condivisa la loro versione del colpo non intenzionale, mentre i Thunder (ma non solo loro) si attendevano la sospensione almeno per gara 4, con lo stesso Steven Adams convinto della non accidentalità del gesto subito. Anche Jeff Van Gundy, intervenuto sul tema durante la cronaca dell'incontro tra Toronto e Cleveland, ha infatti affermato che Green avrebbe meritato almeno una partita di sospensione e che la decisione dell'Nba mina la credibilità dell'intera lega per disparità di trattamento tra situazioni analoghe (il riferimento è alla squalifica comminata a Jones dei Cavs per un fallo simile commesso in gara tre).
In questo contesto i Warriors scenderanno in campo stanotte per pareggiare la serie contro Oklahoma City, eliminatoria che si è fatta molto complicata per gli uomini di Steve Kerr, dominati e spazzati via nel terzo atto andato in scena domenica notte alla Chesapeake Energy Arena. Ai campioni in carica serve un cambio di passo repentino, soprattutto per quanto riguarda l'intensità difensiva, finora praticamente assente nella serie. Fondamentale anche limitare le palle perse in attacco per evitare di scatenare Russell Westbrook e Kevin Durant in contropiede e transizione.