Dave Joerger è il nuovo coach dei Sacramento Kings. A 42 anni, dopo gli ottimi tre spesi da capo allenatore dei Memphis Grizzlies, sarà proprio l'originario del Minnesota l'incaricato per il rilancio di Cousins e compagnia cantante.
Il primo atto della nuova avventura per Joerger è arrivato in una conferenza stampa ben diversa da quella in cui, in lacrime, ringraziava l'impegno dei suoi ragazzi dopo il 4-0 secco subito dagli Spurs al primo turno dei Playoffs. Tutt'altro tenore lo 9 maggio: polo nera marchiata e grandi sorrisi, ma soprattutto la compagnia di un Hall of Famer come Vlade Divac, leggenda serba ed attuale vice-presidente dei Kings.

“Ecco, vi presento l’allenatore dei Sacramento Kings per i prossimi 4 anni”. “4? Facciamo 12”. “Magari, dipende da te”. Il siparietto iniziale lascia intendere subito il clima disteso ed allegro, ma soprattutto ricco di intesa tra i due. Certo, la stessa intesa che lo scorso anno sembrava esserci con George Karl, finito inesorabilmente per scontrarsi contro le personalità meno malleabili dello spogliatoio (Cousins chi?) e fallendo quindi l'obiettivo dei playoffs. Conseguenza? Ne stiamo parlando ora, mentre Karl si gode da qualche parte lo stipendio che continua a percepire anche senza panchina, “colpa” del quadriennale firmato la scorsa estate.
Quello che cambia, però, è che Joerger (a differenza del predecessore) è stato chiaramente indicato da Divac come nuovo head coach, con l'ex-Laker che si è esposto in prima persona al presidente Ranadive, mettendo in ballo parte dell'acquisita fiducia: “E' stato un lungo processo di ricerca dell'uomo giusto, ma appena saputo della disponibilità di Joerger abbiamo scelto lui. Ha una meravigliosa mente cestistica, una grande passione, ed un record a Memphis che parla per lui. Ho lasciato andare gli assistenti allenatori della scorsa stagione, sarà libero di scegliere i suoi collaboratori. Dobbiamo basarci sul nome della catena di fast food presente qui il California, In 'N' Out. Se ti comporti bene sei dentro, altrimenti sei fuori”.

L'ex-coach dei Grizzlies è sembrato particolarmente raggiante: “E’ successo tutto in un paio di giorni. Per noi, per la mia famiglia, dopo Memphis, Sacramento è stata una scelta immediata. Sono onorato di essere qui, ringrazio mia moglie e le mie figlie per il loro appoggio. Ci sono tutte le componenti per far risorgere i Kings. Sabato mattina Memphis mi ha cacciato, poco dopo ho parlato con Divac e domenica mattina ero su un aereo diretto qui. Allenatore e General Manager sono adesso sulla stessa lunghezza d'onda, ci muoveremo in parallelo. E ci aspettiamo un certo tipo di comportamento da tutti i membri dell’organizzazione. Stile di gioco più veloce? Vedremo, è ancora presto per dirlo. Il personale, i giocatori sono ancora da decidere. Ci saranno il Draft, il mercato, e svilupperemo quelli che abbiamo. Come Cauley Stein. Ho allenato Gay e Koufos a Memphis: ho già parlato con loro. Voglio gente che capisca e sia fedele al proprio ruolo in squadra. Spero di avere un buon rapporto con DeMarcus. Ad esempio Randolph doveva essere un giocatore difficile da allenare, mi dicevano in tanti, e invece con l’età è maturato e si è rivelato facile da allenare. Non ho parlato con i Kings prima di essere cacciato dai Grizzlies. Non è vero quello che scrivono a Memphis. Come si costruiscono chimica di squadra e fiducia reciproca? Con l’impegno corale nella propria metà campo, con la difesa di squadra”. Ecco, non esattamente la specialità della casa in quel di Sacramento…

Nel domino degli allenatori quindi, rimane in ballo la tessera di Memphis, che cerca l'innesto giusto in panchina per proseguire il buon lavoro firmato proprio da Joerger. Il front-office dei Grizzlies ha avuto colloqui con due attuali assistant coach: David Fizdale (Miami Heat) ma soprattutto il nostro Ettore Messina, alla corte di San Antonio.
Fizdale, due volte campione NBA proprio con Miami durante la sua carriera più che decennale – che lo ha visto passare anche in quel di Atlanta e Golden State – attualmente assiste Spoelstra nella preparazione alle partite. Non è mai stato un vero e proprio head coach, ma ha guidato la Summer League proprio degli Heat nel 2010 e nel 2012. 
Quanto all'italiano, c'è poco da dire: fresco del titolo di capo allenatore della nazionale azzurra, due volte allenatore dell'anno in Eurolega, nominato tra i 10 migliori allenatori di ogni epoca della competizione, che ha vinto per ben quattro volte. Dal 2014 è il braccio destro di Gregg Popovich, insomma: garanzia di qualità e professionalità dentro e fuori dal parquet.

Sembra aver trovato il suo condottiero invece Indiana che, dopo il benservito a Frank Vogel (su cui torneremo tra un attimo) ha puntato i riflettori su Nate McMillan, cinquantunenne ex-head coach di Seattle (2000-2005) e Portland (2005-2012), negli ultimi quattro anni assistente allenatore proprio ai Pacers, negli scorsi mesi contattato anche da Sacramento. McMillan dovrebbe ritrovare il GM Kevin Pritchard, che ricoprì lo stesso ruolo proprio ai Trail Blazers alla fine dello scorso decennio.
Comunque, la reputazione di “difensivista” che McMillan porta sulle spalle cozza un po' con le ultime dichiarazioni del presidente Larry Bird: “Mi piacerebbe segnare più punti. Con Dan Burke come assistant coach la difesa è andata alla grande, ogni anno. Ora bisogna segnare di più”. Solo il tempo potrà farsi profeta.

Proprio Vogel, per ora a spasso, rischia di spostare gli equilibri del coach-mercato oltreoceano: voci insistenti lo danno vicino ad Orlando. I Magic, infatti, hanno lasciato ad un comunicato ufficiale l'addio di Scott Skiles dopo un solo anno in panchina. “Dopo averci riflettuto a lungo, io, da solo, sono giunto alla conclusione di non essere l'allenatore giusto per questa squadra” le parole scritte da Skiles, “ecco perchè, con effetto immediato, do le mie dimissioni da capo allenatore degli Orlando Magic. So che molti potranno speculare su questa decisione, ma la verità è solo e soltanto quella scritta sopra. Semplicemente. Chiedo sinceramente scusa a tutti quelli che potrebbero subire le conseguenze involontarie della mia decisione. I magic sono un'organizzazione di livello mondiale con dipendenti di livello mondiale. Gli auguro i migliori successi, e sarò sempre grato alla famiglia DeVos per l'opportunità”. Dopo i primi momenti di apprensione, il front-office della franchigia della Florida si è lanciato alla ricerca del sostituto: secondo le parole del GM Sam Hennigan, l'identikit giusto è quello di un uomo “attento alla fase difensiva, capace di spostare l'attenzione sullo sviluppo dei giocatori e capace di creare un buon ambiente attorno al nostro roster”. Il sito ufficiale dei Magic riporta che tra la franchigia della Florida e Vogel è stato raggiunto un accordo preliminare, mentre Espn rivela che per l'ex allenatore di Indiana sarebbe pronto un quadriennale da 22 milioni di dollari.

Per Vogel però si sono fatti avanti anche i New York Knicks, altra franchigia alla ricerca di un condottiero, nella persona di Phil Jackson, che, dopo averlo avuto come scout avanzato nel 2005 ai Lakers, ha incontrato l'ex-Pacer, inserendolo nel lotto di candidati alla panchina. Con lui, il finalista NBA dello scorso anno, nonché fautore dell'impresa del Maccabi Tel Aviv nell'Eurolega 2013/14. David Blatt; ed il “traghettatore” Kurt Rambis, che non ha sfigurato, in questa stagione, nel compito (non titanico a dire il vero) di rimpiazzare Derek Fisher proprio al comando di Carmelo Anthony e compagni.

Alla finestra, da ricordare, anche gli Houston Rockets, altro tassello vuoto in questo enorme puzzle che si sta lentamente componendo: la carta jolly per i missili potrebbe essere il ritorno di Jeff Van Gundy, che, dopo aver lasciato il Texas nel 2007 è diventato commentatore per ESPN. Ma attenzione anche all'ombra di Mike D'Antoni, particolarmente suggestiva quanto potenzialmente distruttiva. Comunque, per la franchigia di Harden sembra essere ancora tempo di valutazioni.