Spalle al muro, i Golden State Warriors di Steve Kerr e Stephen Curry, non si erano mai trovati prima d'ora. O quasi. Nella passata stagione i futuri campioni NBA si trovarono in svantaggio per due volte nelle serie contro i Memphis Grizzlies e, in finale, contro i Cleveland Cavaliers (ribaltando entrambe), ma mai come in questa occasione avevano perduto il fattore campo, a maggior ragione dopo gara 1. Già, la paura, la frenesia e l'ansia di recuperare una gara che stava per scappare di mano ha fatto sì che i campioni in carica perdessero lucidità e brillantezza negli ultimi minuti del primo atto, affrettando oltremodo le conclusioni ed abbassando irrimediabilmente le percentuali di tiro: leggerezza che, infine, è costata carissima a Curry e soci, che si trovano così sotto nella serie delle Western Conference Finals.
Situazione del tutto nuova da fronteggiare per i ragazzi della baia, che nel post gara di lunedì sera sono sembrati alquanto frastornati per la batosta rimediata per mano di Westbrook e Durant. L'intensità difensiva mostrata nel finale di gara dai Thunder di Billy Donovan ha oltremodo sorpreso i padroni di casa, ritrovatisi all'improvviso sotto nel punteggio e con le loro certezze non del tutto affidabili. La nuova prova alla quale gli Splash Brothers e compagni sono chiamati a rispondere è di quelle decisive: molti erano i dubbi affiorati durante le serie contro Houston e Portland, confermati in terza battuta dagli albori di questa serie finale, che ha fatto riemergere alcune lacune che sembravano oramai sopite. Parlare di crisi, soprattutto dopo aver dominato metà gara, sembra eccessivo, ma i campanelli d'allarme in casa Warriors suonano più che mai. Difficile, soprattutto guardando ai primi 24 minuti di gioco, pensare a degli 'adjustments' tattici da parte di Kerr, che avrà provveduto soltanto a resettare il cervello dei suoi giocatori e tranquillizzarli in vista dell'impegno di stanotte.
Il peggior nemico in vista della gara di questa sera per i Golden State Warriors sarà l'insicurezza, oggetto quasi del tutto sconosciuto per una squadra che in casa perde ad ogni periodo di rivoluzione della cometa di Halley e che, in regular season ha stabilito un record che resisteva da circa 30 anni. Non basta questo, altresì, per riconfermarsi campioni, o quantomeno per raggiungere le Finals. Il breve e repentino passaggio da super-favoriti per la vittoria della serie e del campionato ad una posizione di underdog all'interno della stessa serie potrebbe sortire l'effetto contrario nelle certezze dei Warriors, che potrebbero vacillare più del previsto. Chi è davvero mancato ai Warriors è Draymond Green, apparso stranamente un pesce fuor d'acqua in attacco nel secondo tempo. Parte del merito è da ascrivere al lavoro difensivo degli uomini di Donovan, che hanno usato la criptonite giusta per arginare il barometro offensivo dei campioni in carica. Inoltre, la consueta energia che Golden State attingeva dalla panchina non ha dato il solito apporto, con Iguodala che cerca disperatamente la condizione giusta per rimettersi in pari con i compagni. Buono l'apporto del solito Livingston e di Festus Ezeli, che con i problemi che affliggono Bogut assumerà un ruolo nella serie sempre più importante.
Di contro una squadra in totale fiducia e tranquillità, che arriva al match di stasera in un posizione di totale vantaggio, mentale e di punteggio. Gli Oklahoma City Thunder hanno sopperito al gap tecnico con l'intensità dei vari Steven Adams, Enes Kanter e Serge Ibaka che sono riusciti, almeno nella prima sfida, ad imbrigliare difensivamente la vastità offensiva degli schemi avversari. Laddove il match sembrava oramai perso, o quasi, all'intervallo il moto d'orgoglio ha scosso Westbrook, che di puro istinto e fisicità ha pian piano smantellato le sicurezze difensive di Kerr a suon di canestri dall'arco e penetrazioni al ferro. Difficile prevedere il tipo di gara che imposteranno gli ospiti, anche se la tattica attendista, andando a caccia degli spiragli che si apriranno nelle incertezze dei padroni di casa, potrebbe essere quella giusta per cercare il secondo sgambetto di fila ed ipotecare quasi definitivamente l'esito della qualificazione.
Infine, c'è da attendersi un qualcosa in più dall'MVP del campionato. Non che la prestazione di Curry in gara-1 sia stata negativa, ma da lui ci si attende l'ultimo step di crescita, fisica ma soprattutto mentale e di personalità: lo splash bros è pronto a caricarsi la baia sulle spalle?