18,3 punti, 10,5 rimbalzi, 2,0 assist, 1,7 stoppate, 54,2% dal campo. Si è presentato così tra i pro il prodotto di Kentucky Karl-Anthony Towns, prima scelta assoluta allo scorso draft, per mano dei Minnesota Timberwolves. Dei numeri talmente straordinari che l'ultimo a mantenere certe medie nel proprio primo anno in NBA fu un qual certo signor Tim Duncan. Non basta? Ok, allora aggiungiamoci anche che KAT si è preso anche tutti i 6 premi di Rookie of the month per la Western Conference, assegnati durante la regular season. E se proprio vogliamo rovinarci, pensiamo anche al set di opzioni offensive che ha nel repertorio. A cosa porta questa serie di determinanti? Al premio di Rookie of the year 2016, ovviamente.

Non poteva assolutamente essere altrimenti, anche se manca ancora l'ufficialità, che dovrebbe comunque arrivare nelle prossime ore. La strepitosa stagione di Towns si inserisce in un contesto non esattamente brillante come quello di Minnesota, squadra che ha subito anche il lutto di Flip Saunders, passato a miglior vita poco prima dell'inizio della stagione. L'annata da 29 vittorie e 53 sconfitte, con annessa ennesima prima scelta piuttosto alta al prossimo draft, ha messo in luce non solo il talento di Towns, ma anche di Wiggins (tra l'altro, Rookie dell'anno la stagione scorsa), ma gettato allo stesso tempo ombre sulla costruzione di una squadra che non riesce ancora a decollare nonostante il quantitativo di meglio gioventù.

Il futuro per la franchigia dei lupi è affidato nelle mani di Tom Thibodeau, maestro della difesa, appuntato coach, con incarichi anche manageriali. Insomma, costruirà la squadra a sua immagine e somiglianza. Towns farà certamente parte del nucleo chiave in attacco e anche in difesa, dove ha mostrato alcune lacune, comunque migliorabili, visto che si parla di un ragazzo di ancora 20 anni. Il premio è solamente un riconoscimento, probabilmente il primo di una lunga serie, del talento di un giocatore etichettato come "futuro Hall of Famer" da parte di un certo Kevin Durant. E che, in febbraio, si era anche messo in luce in questo modo, vincendo la Skills Challenge all'All-Star Game (non male per un centro):

Nella corsa al titolo di Rookie dell'anno, attendendo le classifiche ufficiali, è facile immaginare che il testa-a-testa sia stato con Kristaps Porzingis, con tutti gli altri decisamente staccati, complici impatti lenti (D'Angelo Russell), teste ancora da sistemare (Jahlil Okafor), scoppi ritardati e parzialmente casuali (Devin Booker), mancanza di maturità cestistica (Emmanuel Mudiay) e via dicendo. Al lettone resta la soddisfazione di essere diventato quasi uno status symbol del gioco e di New York. Non male per un rookie, ma sul campo il migliore è stato Carlo-Antonio.