A un passo dall'eliminazione, i San Antonio Spurs di Gregg Popovich si presentano stanotte a Oklahoma City per gara 6 della semifinale playoff della Western Conference contro i Thunder. Quella della Chesapeake Energy Arena, oltre ad essere una sfida vitale per la stagione dei neroargento (con una sconfitta i texani andrebbero a casa), potrebbe risultare anche l'ultima partita Nba della coppia composta da Tim Duncan e da Manu Ginobili. Mai come nel caso degli Spurs il condizionale è però d'obbligo, in primo luogo perchè gli uomini di Popovich non giocheranno a fare la vittima sacrificale davanti a Westbrook e Durant, e in secondo luogo perchè sul ritiro dei due grandi veterani della franchigia non ci sono ancora certezze, ma solo sensazioni, impressioni, insomma tutto ciò che è possibile captare dall'ombra dell'Alamo.
Eppure, in una serie difficilissima per San Antonio, una prestazione fuori dall'ordinario (per i recenti standard, si intende) di Duncan e Ginobili sarebbe fondamentale per forzare a gara 7 la semifinale playoff contro i Thunder. Il caraibico ha sinora sofferto tremendamente a rimbalzo contro Steven Adams ed Enes Kanter, senza essere praticamente mai coinvolto in attacco, metà campo ormai di pertinenza di LaMarcus Aldridge e Kawhi Leonard. Spesso in panchina negli ultimi minuti delle partite contro OKC, Duncan è stato sopravanzato nelle rotazioni di Popovich anche da David West, nel tentativo di arginare lo strapotere fisico dei lunghi avversari. Ma la capacità di leggere il gioco, la sua personalità, l'esperienza e un orgoglio infinito rendono anche questo Duncan giocatore imprescindibile per gli Spurs di questa notte. La testa di Tim e il cuore di Manu Ginobili, verrebbe da dire. Sì, perchè l'argentino da Bahia Blanca non ha alcuna intenzione di congedarsi con il basket Nba fornendo un'altra prestazione scialba, quasi impalpabile, come quella di gara 5. Il numero venti dei neroargento è chiamato dunque a una ventina di minuti di aggressività e qualità, anche perchè nel roster di San Antonio non ci sono molti altri esterni trattatori di palla (non lo sono di certo Danny Green e Kevin Martin). In un attacco che sembra essersi fermato di colpo e tornato indietro di una dozzina d'anni, la fantasia di Ginobili potrebbe sparigliare le carte e far saltare il banco. Certo, c'erano e rimangono difficoltà di accoppiamento difensivo, ma una prova d'orgoglio di Manu è attesa da tutto il mondo Nba, non solo da quello neroargento.
Ginobili e Duncan, Duncan e Ginobili. I due principali protagonisti delle fortune degli Spurs degli ultimi tredici anni (per Duncan siamo a venti) sono a 48 minuti da un addio dolorosissimo, che cambierebbe di colpo la storia della franchigia. Insieme a Tony Parker hanno costruito una delle dinastie più longeve dello sport professionistico americano, aggiudicandosi quattro titoli su cinque finali disputate, lasciando un segno indelebile su tutto il basket Nba. Forse i Big Three come li abbiamo conosciuti non esistono più, ma se è vero - come da frase manifesto di Rudy Tomjanovic - che non bisogna mai sottovalutare il cuore di un campione ("don't ever underestimate a heart of a champion"), ecco che gara 6 alla Chesapeake Energy Arena assume un significato ulteriore, diverso da quello tecnico e tattico che un match del genere comporta. L'orgoglio della bandiere che non vogliono essere ancora ammainate, la vecchia guardia che non si arrende, questo e molto altro sarà gara 6 per Duncan e Ginobili. Gli Spurs di oggi si aggrappano a Leonard, ad Aldridge, anche a Danny Green, ma per uscire indenni da un'elimination game che sembra segnata (2-10 il record in trasferta per Popovich in queste occasioni), bisognerà passare ancora una volta da loro, pilastri di un sistema inarrivabile e giganti sulle cui spalle hanno camminato i neroargento degli ultimi tredici anni.