A metà maggio la resa dei conti. Soprattutto per gli Oklahoma City Thunder, giunti ai playoffs quasi a fari spenti e ora attesi dalla sfida contro i San Antonio Spurs in semifinale di Conference. Di certo non un inedito, se si considerano gli incroci avvenuti in postseason tra le due franchigie dal 2012 ad oggi. La serie tra Thunder e Spurs rappresenta un punto di non ritorno per gli eredi dei Seattle Supersonics, che a fine stagione potrebbero perdere la loro stella Kevin Durant, in scadenza di contratto e, più in generale, vedere rivoluzionato il proprio roster.

Prima c'è però da giocare una serie bellissima, la terza in cinque anni, tra i maestri Spurs e gli allievi Thunder (Sam Presti, general manager di Oklahoma City, ma non solo lui, è stato a lungo nell'organizzazione dei neroargento, lavorando a stretto contatto con R.C. Buford). Nel 2012 furono i giovani Westbrook, Harden e Durant a ribaltare i vecchi speroni. Dopo essere stati travolti nelle prime due partite all'ombra dell'Alamo, i ragazzi allora allenati da Scott Brooks trovarono l'antidoto al pick and roll che coinvolgeva Tony Parker, vincendo addirittura le successive quattro gare. Andò diversamente nel 2014, anno del quinto sigillo Spurs, quando fu San Antonio ad evitare un'altra rimonta, passando alla Chesapeake Energy Arena in gara 6, con Tim Duncan e Manu Ginobili spettacolari nel sostituire il compagno di trio Parker. Da allora molto è cambiato, soprattutto per i Thunder, che già nel 2013 avevano perso James Harden, e che la scorsa estate hanno dato il benservito all'allenatore Scott Brooks, rimpiazzandolo con il debuttante Nba Billy Donovan, proveniente dal basket collegiale con i Florida Gators. Anche gli Spurs, restii per DNA a rivoluzioni improvvise, sono riusciti a riciclarsi nell'ennesima versione di squadra da titolo, trovando in Kawhi Leonard un giocatore in crescita esponenziale (ormai vero leader tecnico sui due lati del campo) e in LaMarcus Aldridge il nuovo lungo di riferimento, il tutto sotto la sapiente regia di Gregg Popovich. Da sabato prossimo le due grandi rivali si affronteranno in semifinale di Conference, con la prima palla due prevista all'AT&T Center di San Antonio.

Source: Frederick Breedon/Getty Images North America
Source: Frederick Breedon/Getty Images North America

IL CAMMINO 

I neroargento hanno disputato una regular season da urlo, passata quasi inosservata solo a causa del record dei Golden State Warriors, le cui imprese hanno giustamente catalizzato l'attenzione di media e appassionati. Al primo turno la testa di serie numero due del tabellone dell'Ovest ha incontrato e demolito ciò che restava dei Memphis Grizzlies, altra franchigia più volte incrociata nell'ultimo lustro (nel 2011 upset, nel 2013 sweep dei texani), martoriata dagli infortuni e regolata in quattro gare. Oklahoma City ha invece attraversato una stagione regolare contraddittoria: a strisce di vittorie consecutive si sono contrapposte sconfitte in serie contro le squadre più forti della lega (0-4 contro i Warriors, 0-2 contro i Cavs, 2-2 contro gli Spurs, 3-1 sui Clippers). Il primo turno di playoff è stato però poco più di una formalità per i Thunder, che hanno eliminato in cinque gare i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki, con Kevin Durant e Russell Westbrook a mettere le cose a posto dopo il disastro del secondo episodio della serie.

I SISTEMI DI GIOCO 

Per quanto vicini per organizzazione societaria e cultura del lavoro, Spurs e Thunder giocano una pallacanestro agli antipodi. I neorargento fanno del movimento di uomini e palla il loro credo da almeno sei anni, limitando gli isolamenti ai soli Aldridge e Leonard, mentre gli allievi continuano ad affidarsi ai numeri e all'atletismo del duo Westbrook-Durant, forse nel miglior momento della loro carriera. Popovich è ripartito quest'anno da una ritrovata solidità difensiva, costruendo la miglior squadra Nba nella propria metà campo, Donovan ha invece visto solo a sprazzi i suoi difendere in maniera convincente, anche se Adams e Ibaka garantiscono una presenza granitica sotto canestro. Westbrook e Durant non sono grandi difensori, esattamente come buona parte del roster di OKC, mentre dall'altra parte Pop può contare su elementi del calibro di Tim Duncan, Kawhi Leonard, Danny Green e David West.

Source: J Pat Carter/Getty Images North America
Source: J Pat Carter/Getty Images North America

I ROSTER 

Più profondo quello di San Antonio che, nonostante la partenza di riserve importanti come Marco Belinelli e Cory Joseph, può permettersi di far partire dalla panchina un certo Manu Ginobili, per non parlare di Boris Diaw, David West e Patty Mills. Kyle Anderson e Jonathan Simmons aggiungono talento e fisicità, mentre Andre Miller e Kevin Martin ricoprono il ruolo di gregari d'esperienza. I Thunder basano invece la propria produzione offensiva del secondo quintetto essenzialmente su Enes Kanter e Dion Waiters, due grandi realizzatori ma non esattamente giocatori di squadra. Ecco perchè Donovan tiene sempre in campo uno tra Westbrook e Durant, mentre il titolare del ruolo di guardia Andre Roberson non sempre conclude le partite. Più staccati, ma comunque presenti nelle rotazioni, Randy Foye, Kyle Singler e Nick Collison, per una squadra che potrebbe provare più spesso il quintetto con Durant da numero quattro. 

LE CHIAVI DELLA SERIE 

Atletismo contro esperienza, è questo il clichè di presentazione della serie. Vero, perchè Oklahoma City ha solo da guadagnare dallo scontro fisico, con Durant, Westbrook, Ibaka e Adams tra i migliori atleti in circolazione, ma sarebbe riduttivo impostarla solo in questi termini. Per Donovan sarà fondamentale non cadere in quarti in cui Westbrook va a sbattere contro il muro avversario, evitando così che la principale arma offensiva dei suoi diventi a doppio taglio. Serge Ibaka è reduce da una stagione in cui è si è affermato (suo malgrado) principalmente come tiratore sugli scarichi, ma contro Aldridge e Duncan le sue qualità nel difendere il ferro torneranno d'attualità. Per gli Spurs il giocatore chiave, ancora in grado di spostare gli equilibri, è Tony Parker. Il franco-belga ha disputato un'annata pressochè anonima fino a questo momento, ma le sue accelerazioni possono sempre cambiare il volto dell'attacco di Popovich. Detto dell'impatto di Diaw e Ginobili, padroni del quintetto dei passatori, sarà LaMarcus Aldridge l'osservato speciale in casa Spurs: arrivato da Portland con qualche difficoltà di inserimento, il lungo strappato alla concorrenza è riuscito ad integrarsi in un sistema complicato, che in questa fase storica sta subendo il passaggio dalla leadership tecnica dei Big Three a quella di Kawhi Leonard.