I Cleveland Cavaliers e i San Antonio Spurs che vincono le rispettive serie di primo turno di playoffs con uno sweep, i Boston Celtics che danno spettacolo contro gli Atlanta Hawks in una gara 4 finita all'overtime. Eppure tutto passa in secondo piano rispetto all'infortunio subito da Stephen Curry sul campo degli Houston Rockets, in quella che doveva essere la sua domenica, la domenica del ritorno dopo i primi guai alla caviglia. Invece un altro k.o., stavolta al ginocchio, mette in allarme non solo i Golden State Warriors, ma l'intera Nba, perchè perdere l'MVP della stagione 2015/2016 (il riconoscimento verrà ufficializzato nel giro di pochi giorni) sarebbe un colpo durissimo per la postseason del basket a stelle e strisce.
Curry è diventato il punto di riferimento di un'intera lega, ben al di là di numeri, record e triple. Il suo dominio è stato seguito da una folla di tifosi adoranti, da quelli della prima ora a chi invece nemmeno si interessava poi così tanto di pallacanestro americana. E adesso che Steph rischia di saltare buona parte dei playoffs (o peggio, chiudere la stagione in anticipo), pare che il tempo si sia fermato al momento di quello scivolone sul parquet del Toyota Center, che è costato al numero 30 dei Warriors una torsione innaturale del ginocchio destro, esattamente allo scadere dei primi ventiquattro minuti di gioco. Curry ha provato a rientrare in campo per il secondo tempo, ma alla domanda del suo allenatore Steve Kerr ("Steph, te la senti?") non ha potuto far altro che chinare il capo e sciogliersi in lacrime. I suoi compagni di squadra hanno reagito alla grande all'assenza del loro leader tecnico, ribaltando i Rockets in un secondo tempo da urlo e ipotecando la serie, ora sul 3-1 e spostatasi nuovamente ad Oakland. Resta un retrogusto amarissimo nella vittoria dei campioni in carica, con tutti i principali mezzi di comunicazione sportivi a cercare di capire, di immaginare, di predire cosa accadrà adesso. La prima diagnosi emersa dagli spogliatoi del Toyota Center parla di distorsione al ginocchio destro, senza ulteriori specificazioni. Una risonanza magnetica è in programma per oggi, allo scopo di stabilire se ci siano o meno lesioni al legamento collaterale mediale (sono state escluse al momento complicazioni per il crociato). L'attesa per il responso medico è spasmodica, alimentata dal diretto interessato, uscito zoppicante in borghese a fine partita.
Niente stampelle, ma una camminata non certo sciolta e una gamba destra trascinata più che appoggiata. Curry non ha voluto rilasciare dichiarazioni, esattamente come tutta Golden State, che non si esprimerà prima dell'esito degli esami strumentali di oggi. Intanto circolano voci, ipotesi, di chi si improvvisa trainer, medico e che spara previsioni azzardate su eventuali tempi di recupero. Fa parte del gioco, perchè dei playoffs senza il giocatore che più di ogni altro ha contribuito a superare il record dei Chicago Bulls del 1996 perderebbero il loro principale protagonista, rendendo lo Spalding della Nba non scoppiato, ma quantomeno sgonfio. Steve Kerr si è lasciato sfuggire un "dobbiamo andare avanti" durante la conferenza stampa post-partita, segno evidente che l'ottimismo non alberga più a ad Oakland. Draymond Green ha rivelato lo sconforto del suo compagno di squadra, in lacrime e con le mani tra i capelli per quanto accaduto, mentre i vari Iguodala, Ezeli e Speights hanno dedicato la vittoria al loro MVP. I Warriors, che devono ancora chiudere la pratica Rockets, si scoprono vulnerabili anche nella giornata in cui hanno dato una prova di forza spaventosa nel secondo tempo di Houston, nella consapevolezza però che ottenere l'agognato repeat senza Curry sarebbe impresa titanica, probabilmente impossibile. E attendono notizie dallo staff medico, come faranno nelle prossime ore tutti gli appassionati di basket Nba, non solo tifosi dei Warriors.