Trentotto vittorie in due anni potrebbero essere già abbondantemente sufficienti per emettere un primo giudizio sulla gestione di Byron Scott in quel di Los Angeles. Alle quali, inoltre, va aggiunto un rapporto mai decollato del tutto sia con i veterani del roster che con i giovani che avrebbero dovuto essere il futuro della franchigia. Questi, assieme ad una mancanza di idee di gioco, i capi d'accusa ascritti all'oramai ex Head Coach dei Lakers, che dopo una permanenza di due stagioni sulla panchina dei gialloviola, è stato sollevato questa notte dall'incarico. L'ex allenatore, tra le altre, degli Charlotte Hornets e dei Cleveland Cavaliers, con i quali l'esperienza era stata tutt'altro che positiva, lascia in eredità i due peggiori record di una delle due franchigie più vincenti della storia del basket statunitense.
Due stagioni nefaste ed un misero 23% di vittorie dopo, i Lakers annunciano l'addio del coach che proprio a Los Angeles vinse da giocatore ben tre titoli, ma che da allenatore non si è mai riuscito a calare nella parte: "Vogliamo ringraziare Byron per il suo duro lavoro, per la sua dedizione e lealtà in questi due anni, ma abbiamo deciso, nell'interesse dell'organizzazione societaria, di cambiare allenatore". Queste le parole, attraverso un comunicato, di Mitch Kupchak, che è chiamato a voltare pagina definitivamente e provare a rialzare una squadra che da oramai cinque anni stenta a trovare il bandolo della matassa per rifondare su solide basi.
"Era il lavoro dei miei sogni e nonostante i risultati non parlino in mio favore, posso comprendere la logica che c'è attorno al business del basket, dove contano per lo più vittorie e sconfitte": questo l'eloquente commento di Scott, al quale però sembra essere sfuggito qualche altro passaggio fondamentale della sua permanenza in California, al di là delle 126 sconfitte rimediate in poco più di 160 gare. Del resto è risaputo, al passo d'addio, che ognuno prova in qualche modo a tirare acqua al suo mulino, anche se il suo record da allenatore (454-647) lascerebbe pensare ben altro.
Voltare pagina non è mai semplice, ma stavolta, senza Scott in panchina e senza il contratto di Bryant a gravare oltremodo sul cap, i Lakers hanno la possibilità di ricostruire attorno ad un trio di giovani ben definito (Russell, Clarkson e Randle), attorno alla possibilità di scelta (presumibilmente alta) al draft ed allo spazio salariale a disposizione, una squadra di assoluto livello. Il tutto, stavolta, non partirà dalla superstar di turno scelta, bensì dalla decisione di affidare ad un allenatore le chiavi di un progetto che punta non a vincere nell'immediato ma alla formazione di questo gruppo giovane e, contestualmente, alla crescita graduale passo dopo passo dell'insieme.
Non sarà facile, certo, ma le carte a disposizione del General Manager sono buone e valide. Il primo passo dopo l'addio di Bryant e Scott sarà quello di scegliere una figura adatta per accollarsi questo fardello non poco pesante sulle proprie spalle. Tanti i papabili al posto di Head Coach: dopo che Tom Thibodeau e Scott Brooks si sono accasati rispettivamente a Minnesota e Washington, restano in lizza Luke Walton, David Blatt, Jeff Van Gundy e Jeff Hornaceck ed infine la suggestione che vorrebbe Ettore Messina tornare a Los Angeles, ma stavolta da capo allenatore. Una voce che potrebbe trovare conferma dal rapporto mai banale e di reciproco rispetto tra il tecnico catanese e Kobe Bryant, che nonostante il suo ritiro non mancherà di certo nel porre il veto su qualsiasi scelta la dirigenza decida di fare.
Oltre alla mano del mamba nella scelta, da non sottovalutare affatto nell'ottica decisionale anche la spinta che Phil Jackson potrebbe esercitare sulla co-proprietaria Jeanie Buss. Non è un segreto che il coach Zen potrebbe entrare a far parte dello staff dei Lakers dalla prossima stagione e che dalle retrovie possa muovere i fili iniziando a ricostruire, attorno a Walton (?) i nuovi Los Angeles Lakers, sperando di riuscire a porre rimedio al cumulo di macerie formatosi negli ultimi due anni della scellerata gestione di Byron Scott.