Per il secondo anno consecutivo, è Kawhi Leonard ad essere nominato dalla National Basketball Association come defensive player of the year, ovverosia miglior difensore della regular season. Si tratta di un riconoscimento che fa il paio con quello già ricevuto nel 2015 e con il premio di MVP delle Finals 2014 quando i suoi San Antonio Spurs sconfissero i Miami Heat di LeBron James in cinque gare. Dietro il ventiquattrenne prodotto da San Diego sono arrivati Draymond Green dei Golden State Warriors e Hassan Whiteside dei Miami Heat. Solo Hakeem "The Dream" Olajuwon, trascinatore degli Houston Rockets della metà degli anni Novanta, era riuscito ad ottenere il repeat come miglior difensore oltre ad assicurarsi il riconoscimento di MVP delle Finals. 

La premiazione di Kawhi, che in molti vorrebbero anche come most valuable player della regular season (ma il premio spetta di diritto a Stephen Curry) ha avuto luogo ieri presso la facility degli Spurs, con il numero due dei neroargento "costretto" a tenere un discorso di ringraziamento e a rispondere a qualche domanda dei giornalisti presenti. Leonard ha citato subito Chip Engelland e Chad Forcier, assistenti di Popovich nello staff tecnico di San Antonio, per ringraziarli per il lavoro fatto con lui in questi quattro anni da professionista, poi ha - in pieno stile neroargento - reso omaggio alla squadra: "Innanzitutto, ci tengo a ringraziare i miei compagni - le parole del premiato - credo che quest'anno abbiamo fatto uno splendido lavoro, giocando alla grande ogni singola partita e rimanendo sempre concentrati in difesa. Il merito è dei miei compagni di squadra, io mi nascondo semplicemente dietro di loro, che si fidano di me per mettere pressione agli avversari e soprattutto a chi di loro di tiene la palla in mano. So che i lunghi sono sempre in aiuto nel caso dovessi perdere il mio uomo e mi concedono di marcare i migliori giocatori avversari. La fiducia che qui tutti ripongono in me mi consente di difendere in maniera ancor più decisa e di poter trarre il massimo dalle mie potenzialità". Il suo mentore Gregg Popovich non si è tirato indietro nell'elogiare Kawhi: "Sta dando merito a tutti, è un ragazzo meraviglioso - ha detto Pop - ma sono le cose che fa ogni sera che mi stupiscono sempre più sera dopo sera. E fa tutto questo sui due lati del campo, va a rimbalzo con forza. E' davvero un ragazzo speciale".

L'impatto di Leonard sul gioco degli Spurs è stato devastante sin dal primo anno, quel 2012-2013 conclusosi con la beffa di gara 6 (tiro di Ray Allen per il pareggio) a Miami. Proprio in quell'occasione il numero due dei texani sbagliò un paio di liberi che costarono il titolo agli Speroni, ma l'anno dopo l'ex rookie esplose letteralmente contro lo stesso avversario, finendo per divenire MVP delle Finals in una squadra che annoverava (e annovera ancora) tra le sue fila fuoriclasse del calibro di Tim Duncan, Manu Ginobili e Tony Parker. Arrivato all'ombra dell'Alamo con la fama di grande specialista difensivo, Leonard si è ora evoluto in un giocatore totale anche nella metà campo offensiva. Da tiratore sugli scarichi, è divenuto il giocatore cui affidarsi anche in isolamento e in post-basso, dove si è costruito un gioco vario anche grazie agli incredibili miglioramenti fatti sul suo jumper. Ora, in un'annata straordinaria per San Antonio, è lui l'uomo su cui sono riposte le maggiori speranze dei tifosi neroargento, che già pregustano una finale di Conference contro i Golden State Warriors (anche se prima molto probabilmente bisognerà affrontare gli Oklahoma City Thunder di Russell Westbrook e Kevin Durant). Potrebbe toccare a lui marcare Stephen Curry, in un duello tra i due migliori giocatori della regular season al di là del Mississippi.