Un anno fa Golden State trovava in finale di Conference proprio i Rockets di James Harden, ma era una situazione completamente diversa. In quella serie la franchigia texana non era la favorita e uscì in cinque gare ma giocando un basket superiore alle aspettative e mettendo in difficoltà per alcuni tratti quelli che sarebbero diventati i campioni NBA. Adesso tutto ciò non sembra possibile dato che le due squadre si sono sviluppate in modo quasi opposto: Golden State è migliorata moltissimo e ha acquisito un anno in più di esperienza; la stagione travagliata di Houston invece ha visto il licenziamento di McHale come head coach, sostituito da Bickerstaff, e il tentativo fallito miseramente di integrare Ty Lawson nella squadra. Le due squadre si sono affrontate 3 volte in stagione e, come largamente immaginabile, gli Warriors hanno sempre trionfato. Cerchiamo adesso di analizzare più precisamente le chiavi tattiche della serie.
Golden State Warriors
Su di loro ogni parola potrebbe risultare superflua: a partire dalla capacità di giocare lo small ball come nessun altro, per finire col talento ineguagliabile dei singoli. Nel tentativo di immaginare cosa ci regalerà questa serie proviamo a parlarne, partendo proprio dai singoli e quindi, Stephen Curry; artefice principale della meraviglia stagionale dei Warriors. Curry ha condotto un'annata pazzesca e non è stato da meno nei match stagionali contro i texani: quasi mai infatti la ex squadra di McHale è riuscita ad arginarlo, 60 punti in due partite per lui che ne ha messi a referto solo 13 nel terzo incontro stagionale a causa di un infortunio. Possiamo dire quindi che quando Curry non ha problemi fisici, è molto difficile che una difesa (se così si può chiamare) come quella dei Rockets possa arginare le capacità del numero 30.
Sappiamo per certo però che non è l'unico in campo, GSW infatti può fare affidamento anche sulle altre due stelle, Klay Thompson e Draymond Green. Se l'altro Splash Brother è stato messo forse un po' in ombra da Curry (ma le sue prestazioni sono più che convincenti), un ruolo ancor più importante è affidato a Draymond Green: un'ala grande che agisce da playmaker, sul lato offensivo ha le capacità per sfornare assist e creare spazio per i compagni, ma nell'ultimo anno ha migliorato sensibilmente il tiro dall'arco dei tre punti e la penetrazione, divenendo un giocatore completo. Sull'altro lato del campo è altrettanto devastante e per molti è secondo solamente a Kawhi Leonard; non è un caso che Green sia il primo giocatore della storia ad aver fatto in una singola stagione 1000 punti, 500 rimbalzi, 500 assist, 100 stoppate e 100 palle rubate; numeri da capogiro.
Ad un occhio poco vigile può sembrare che i comprimari non siano all'altezza di altre squadre, in realtà si completano perfettamente e ognuno di essi conosce il proprio ruolo e lo svolge senza sbavature. Barnes e Bogut sono gli altri due pronti a partire in quintetto, con Iguodala sesto uomo fondamentale. I vari Livingston, Barbosa, Ezeli e Rush hanno dimostrato di saper gestire momenti di pressione portando alla squadra punti importanti mentre i titolari riposavano e siamo convinti che sapranno dire la loro anche con i Rockets. L'unico vero enigma della serie può essere la difesa su Harden, chiaramente l'uomo più pericoloso, dato che Howard ormai non è più ai livelli dei Magic e Beverley, con tutto il rispetto, non è proprio un pericolo. Il senso vuole che sia Thompson (ottimo difensore) a doversela vedere con James Harden, ma in linea teorica Golden State non soffrirebbe molto neanche nei cambi difensivi quando su di lui potrebbero finirci Green o Barnes. In sostanza sappiamo bene che Golden State ha le capacità, se ben sfruttate, per non far vincere neanche una partita agli avversari in questione, tutto sta nel vedere se riusciranno a costringere i Rockets al gioco che vogliono loro. Questo significa correre molto e attaccare velocemente con molti tiri da tre punti (il celebre run and gun) sperando che si ripetano le prestazioni singole e di squadra avvenute durante l'anno.
Houston Rockets
Molto più difficile è analizzare le possibilità reali della squadra di Bickerstaff di ribaltare i pronostici in modo a dir poco clamoroso; addirittura un sondaggio della ESPN dice che per il 97% dei partecipanti la vittoria andrà a Golden State, solo il 3% ha votato per i Rockets. Houston ha agguantato allo scadere il pass per i playoff soffiandolo ancora una volta agli Utah Jazz nell'ultima partita stagionale. Molte delle speranze texane passeranno dalle mani di James Harden, giocatore che ha iniziato la stagione con numeri negativi per uno come lui, ma si è ripreso nel 2016 segnando 34.8 punti nel mese di aprile con percentuali dal campo vicine al 50% e numeri poco meno inferiori per quanto riguarda marzo. Il suo talento offensivo è conosciuto da tutti: tiro, penetrazione e capacità di smarcare i compagni; quello che manca nel suo repertorio è però la difesa. Spesso e volentieri nella propria metà campo Harden appare superficiale e quasi disinteressato; questo atteggiamento si riflette perfettamente in tutta la squadra, una delle peggiori in tutta la NBA difensivamente parlando. Howard si è trasformato in un giocatore normale a tratti mediocre, sia in attacco, complice la scarsissima capacità ai tiri liberi, sia in difesa, dove per larghi tratti non riesce a far valere la propria prestanza fisica; per non parlare di quando deve affrontare un lungo con buone capacità al tiro. Le statistiche negative purtroppo non sono finite: i Rockets infatti sono nei primi posti sia per punti concessi a partita che per palle perse in media in una partita (Harden comanda questa speciale classifica con 4.2 perse). Dall'altra parte dobbiamo dire che Harden & co. hanno grandi capacità per quanto riguarda le palle rubate e i punti in contropiede; la domanda che sorge è spontanea è: come è possibile che una squadra così in difficoltà fermi per ben 4 volte in campioni in carica?
Di sicuro un buon inizio sarebbe la difesa su Curry, e per questo dobbiamo parlare dei playmaker a Houston. L'esperimento tentato con Ty Lawson è fallito, un giocatore che ha bisogno di essere tenuto in ritmo con molti possessi offensivi come lui non può convivere nella stessa squadra con James Harden. Dopo questa parentesi Lawson è finito ai Pacers, mentre Beverley è tornato ad essere il playmaker titolare, le caratteristiche di quest'ultimo sono prettamente difensive con qualche sprazzo in attacco fuori dall'arco dei tre punti. Non a caso l'anno scorso Beverley ha saputo tenere testa in parte a Curry con la sua tenacia e non gli ha lasciato tutto lo spazio di cui necessita; quest'anno la sua prestazione è fondamentale anche se ovviamente è ancora più difficile dei precedenti incontri. Un grande ruolo va dato anche a Trevor Ariza, giocatore arrivato due anni fa con un po' di scetticismo poichè doveva sostituire Parsons. A questo punto possiamo dire che Ariza è uno dei giocatori più importanti: non solo a livello offensivo dove ha concluso la stagione con quasi 13 punti di media e rimane l'unica valida alternativa a James Harden in attacco, ma anche in difesa dove conduce la squadra con 2 palle rubate per partita. La sua presenza in campo è molto importante, così come quella dei comprimari, fra cui abbiamo visto emergere il neo arrivato Micheal Beasley: di ritorno dalla sua avventura in Cina e che pare trovarsi a suo agio nel sistema di isolamenti di Houston. Per concludere, tutto ruoterà sulla forma e la "voglia" di James Harden, il quale dovrà riuscire ad alternare giocate individuali e assist smarcanti per i compagni; una buona parte però dovrà farla anche la fortuna, perché per fermare questi Warriors è necessario un vero e proprio miracolo sportivo, e al momento non sembra possibile.
Calendario (ora italiana)
Gara 1, sabato 16 aprile, ore 21.30, Oracle Arena Gara 2, martedì 19 aprile, ore 4.30, Oracle Arena Gara 3, venerdì 22 aprile, ore 3.30, Toyota Center Gara 4, domenica 24 aprile, ore 21.30, Toyota Center Gara 5 (eventuale) mercoledì 27 aprile, Oracle Arena Gara 6 (eventuale) venerdì 29 aprile, Toyota Center Gara 7 (eventuale) domenica 1 maggio, Oracle Arena