60 punti. Nessuno in questa stagione ci era arrivato. Anthony Davis ne aveva messi a referto 59 contro i Detroit Pistons, ma questo record è stato infranto nell'ultima partita della stagione, nonchè della carriera, di Kobe Bryant. In questi casi si cerca sempre di utilizzare parole e frasi più toccanti per cercare di esaltare la leggenda che è stata (come se ce ne fosse bisogno), forse però è meglio lasciare da parte la retorica e far vedere ciò di materiale che ha fatto in questa partita un giocatore che compirà 38 anni ad agosto.

Come abbiamo detto ha realizzato 60 punti contro una squadra che sapeva già di essere fuori dai playoff (vista la vittoria dei Rockets avvenuta poco prima del match) ma non per questo ha lasciato segnare il numero 24 con facilità. Anzi, Kobe ha sbagliato i primi 5 tiri della partita lasciando immaginare a molti che forse sarebbe stata una notte con 15 punti in meno di 20 minuti giocati, una notte come le altre. Non lo è stata.

Non si è lasciato certo intimidire dai primi errori e a fine primo quarto il tabellone segnava 15 punti per lui, tutti fatti negli ultimi 5 minuti. Come ci attendevamo, al rientro in campo Kobe è stato lasciato in panchina, il pubblico non ha gradito molto e ha iniziato a intonare il coro "We want Kobe"; come richiesto è tornato in campo con 6 minuti dalla sirena, altri 7 punti che in totale hanno portato il conto a 22. Utah non stava certo regalando niente al campione cresciuto in Italia, poi però è iniziata un'altra partita.

15 punti era il distacco tra le due squadre e non sembrava esserci spazio per nessuna rimonta. Bryant ne ha segnati 6 di fila, poi si è preso una piccola pausa ed è tornato con altri 9 a referto; 37 punti a fine del terzo periodo, i Jazz ancora lontani ma la notte aveva già un altro sapore per i tifosi. I Lakers sono tornati in campo dopo l'ultima pausa ma Kobe ha sbagliato i primi tiri, il divario si è allungato e Utah ha spento lo Staples, per il momento. Due triple del 24 gli hanno permesso di raggiungere i 40 punti e dimezzato lo svantaggio, il tempo scorreva veloce però, a 3 minuti i Jazz erano avanti di 10 punti. Qui è iniziato lo show. Kobe ha iniziato a segnare di tutto: lay-up, tiri dal palleggio, triple; qualsiasi cosa uscisse dalle sue mani sapevano tutti che sarebbe entrata. 15 punti negli ultimi 3 minuti, compreso il tiro del vantaggio che ha ricordato proprio the old Kobe col suo tiro caratteristico, il fade-away. Il match non aveva più niente da dire, è successo quello che nessuno si aspettava ma tutti speravano: Bryant ha vinto una partita quasi da solo, segnando più della metà dei punti di squadra, prendendosi 50, ripeto, 50 tiri e mandandone 22 a bersaglio. Inutile dire che ha firmato il record per il maggior numero di punti di un giocatore all'ultima partita e che nessuno alla sua età ha mai fatto 60 punti; inutile dirlo ma è sempre meglio tenerlo presente.

A fine partita Kobe ha ringraziato tutto il pubblico con un discorso commovente, ha lasciato il basket mondiale orfano di uno dei giocatori più forti di sempre e migliaia di tifosi con le lacrime agli occhi che sognano di vederlo di nuovo in campo. Dopo 20 anni trascorsi a livelli leggendari, dopo aver vinto 5 titoli NBA, 2 olimpiadi, 2 volte consecutive MVP delle finali e mille altri record, è stato proprio lui con la sua freddezza caratteristica a spegnere gli entusiasmi nel dopo partita: "Domani mattina mi alzo e vado ad allenarmi. Non posso fermarmi, il mio corpo non è abituato, non cambia niente, devo trovare una nuova routine ma non posso non avere un obiettivo davanti."Infine ha regalato anche un piccolo sorriso a noi italiani: "Avrò più tempo davanti a me, tornerò in Italia per aiutare i ragazzi e insegnare basket". Un finale di carriera che sembrava scritto in un film, ma anche i film più belli sono destinati a concludersi, seppur con un finale meraviglioso che vorremmo rivedere all'infinito. Mamba out.