GOLDEN STATE WARRIORS (1) - HOUSTON ROCKETS (8)
Come ogni anno, la serie tra la prima della classe e l'ottava è quella più scontata e, apparentemente, meno aperta a clamorosi ribaltoni. Se poi ci aggiungete che la testa di serie numero 1 è la franchigia che ha appena abbattuto il muro delle 72 vittorie dei Bulls 1995/96 di Micheal Jordan (stabilendo il nuovo record all-time a 73) e che quella numero 8 più che ad una franchigia NBA sembra una banda di scappati di casa, che ha dovuto affrontare un cambio in panchina (Bickerstaff dopo McHale) e che ha acciuffato la post-season all'ultima partita, dopo essere partita con ambizioni da titolo, l'equazione sembra risolta. Unica variabile impazzita potrebbe essere il genio offensivo di James Harden, ma la sensazione è che sulla lunga distanza Curry e compagni dovrebbero avere vita facile della debole difesa texana.
SAN ANTONIO SPURS (2) - MEMPHIS GRIZZLIES (7)
Anche in questo caso, la sensazione è che i dubbi sul risultato finale sono piuttosto pochi: per le statistiche e non solo, San Antonio è la seconda squadra non solo della Western Conference, ma dell'intera lega. Secondi in assoluto per vittorie (67) e percentuale dal campo (48.4), gli Spurs sono primi in assoluto per rendimento difensivo, con solo 96.6 punti concessi ogni 100 possessi. Dall'altra parte, i Grizzlies delusi da una stagione martoriata dagli infortuni: sostanzialmente mai in grado di scendere in campo col quintetto titolare, David Joerger ha dovuto fare a meno di tasselli importanti come Randolph, Marc Gasol, Tony Allen o Tony Conley. Solo questi quattro, assieme, sono stati fermi per 88 partite di regular season. Nonostante qualche recupero in extremis, la sensazione è che, soprattutto nei pressi del ferro, questi Grizzlies siano ben poca cosa per impensierire Popovich e i suoi.
OKLAHOMA CITY THUNDER (3) - DALLAS MAVERICKS (6)
Arrivando verso il centro del tabellone, le sfide si fanno piuttosto calde: gli Oklahoma City Thunder sono attesi probabilmente all'ultimo appuntamento per la gloria, prima del terremoto della free agency di Kevin Durant, a cui seguirà dopo un anno quella di Westbrook. Il primo ostacolo dopo una regular season dall'intensità altalenante è rappresentato dai Dallas Mavericks, che stanno cavalcando ancora l'onda mai quieta di Dirk Nowitzki (18.3 punti e 6.5 rimbalzi di media a 37 anni), attorno a cui agiscono giocatori navigati e di personalità. Una nota dolente è l'infortunio di Chandler Parsons, che costringerà tutto il roster ad un lavoro extra in difesa su Durant&Westbrook. Se i due solisti ingranassero la marcia, comunque, col supporting cast di tutto rispetto che si ritrovano, la serie potrebbe svoltare bruscamente verso l'Oklahoma.
LOS ANGELES CLIPPERS (4) - PORTLAND TRAIL BLAZERS (5)
Questa è forse la sfida più in bilico dell'intero tabellone ad Ovest. Da un lato i Clippers maturati, nonostante la small forward latitante ed il "caso Griffin", finalmente sembrano una squadra e giocano da squadra. Il reintegro del 32 sembra essere filato abbastanza liscio, ma il giochino di Doc Rivers è da collaudare sotto la pressione mostruosa dei Playoffs. Dall'altra parte forse il più grande miracolo di questa stagione: una squadra smembrata, in piena ricostruzione, senza prospettive nell'immediato futuro ad inizio stagione, che si compatta attorno al suo uomo simbolo, solo al comando: Damian Lillard. Il numero zero ha trascinato per un'intera stagione sostanzialmente l'intera franchigia con la sua forza di volontà e l'intensità, partita dopo partita. La domanda è: può un uomo solo affossare una franchigia? No, a meno che i Clippers non si portino avanti col lavoro da soli.