I Golden State Warriors centrano due imprese in una nella serata dell'AT&T Center di San Antonio. Vincono su un campo mai violato da nessuno in questa stagione e raggiungono quota 72 vittorie in regular season, pareggiando il record dei Chicago Bulls del 1996, con la concreta prospettiva di aggiornarlo nell'ultima partita casalinga contro i Memphis Grizzlies. Non basta invece agli Spurs un'altra gran prova difensiva per avere la meglio sui campioni in carica, che trovano in Stephen Curry il grimaldello per scassinare il sistema di Gregg Popovich (l'MVP segna 37 punti, di cui 16 nel solo terzo quarto, con 13/22 dal campo e 4/7 dall'arco). Una dimostrazione di forza impressionante per Curry e i suoi Warriors, a un passo dal riscrivere la storia Nba e principali favoriti per la conquista del titolo 2016.
Non c'è Tim Duncan tra i dodici giocatori a disposizione di Popovich per la sfida numero quattro in stagione regolare tra neroargento e californiani, con David West promosso titolare al fianco di LaMarcus Aldridge. L'avvio è una copia fedele della precedente esibizione delle due squadre sul campo dei texani, che tengono gli avversari a percentuali bassissime per tutto il primo tempo e si affidano in attacco a Leonard e Aldridge. Il merito di Golden State sta nel tenere in difesa in un primo quarto difficile, chiuso con soli 14 punti messi a referto (19-14 il vantaggio degli Spurs alla prima pausa). Due triple di Ginobili e Mills sembrano orientare la contesa dalle parte dei padroni di casa, ma i Warriors non si scompongono e replicano dall'arco con Rush e Klay Thompson, nonostante San Antonio li costringa a una gara a bassissimo punteggio. Ginobili e Aldridge da una parte, Green e Curry dall'altra, sono i protagonisti del finale di tempo, che si conclude in perfetta parità a quota 35, score che rende l'idea del tipo di partita disputata da entrambe le squadre.
Alla ripresa delle operazioni San Antonio allunga sul 45-37 dopo una schiacciata di Kawhi Leonard, ma intanto è entrato in ritmo Stephen Curry per gli ospiti, che comincia a segnare da tre dal palleggio e in uscita dai blocchi, oltre ad alternare penetrazioni al ferro che fruttano altri canestri per l'MVP (sedici punti nel terzo quarto, con un tiro da meà campo a bersaglio fuori tempo massimo per questione di centesimi). L'orgoglio e la panchina tengono a galla gli Spurs, che pescano un paio di jolly con Kyle Anderson e Kevin Martin, mentre Tony Parker fatica a trovare continuità di rendimento. Pop butta nella mischia anche Boban Marjanovic, che si fa valere sotto i tabelloni. Harrison Barnes e Andre Iguodala guidano il secondo quintetto di Kerr, che fa la differenza con Speights e Livngston. Thompson segna da tre in una gara per lui particolarmente difficile, e Golden State è avanti 71-78 a sei minuti dalla fine. Il finale è ancora di Curry, che spegne le speranze di rimonta firmate Aldridge e Leonard e accompagna i Warriors nella storia, in attesa che dai playoff in poi si cominci a giocare per il titolo, oltre che per un record incredibile, ora agguantato e a un passo dall'essere migliorato.
San Antonio Spurs (65-15). Punti: Aldridge 24, Leonard 20. Rimbalzi: Leonard 13, Aldridge e West 10. Assist: Leonard 5.
Golden State Warriors (72-9). Punti: Curry 37, Thompson 14, Green 11. Rimbalzi: Iguodala 7. Assist: Curry 5.