Se un giocatore nell'ultimo anno di contratto gioca da titolare sessantotto partite su sessantotto a trent'anni, con una media di 35.9 minuti in campo a partita, una percentuale reale al tiro del 48% ma soprattutto 11.7 assist a partita (leader stagionale di lega), il rinnovo sarebbe già sul tavolo. Se questo giocatore, però, scende in campo con il nome Rondo cucito sopra il numero nove, allora il discorso è sempre più complesso della norma.

Eppure, questa è la stagione in cui l'ex-Celtic è tornato alla ribalta come una delle migliori guardie della lega per quanto riguarda i passaggi e la creazione di tiri in ritmo per i compagni. Non è un caso, infatti, che oltre ai quasi dodici assist di media per Rajon Rondo, i suoi Kings siano secondi per conclusioni realizzate nell'ultimo metro e mezzo attorno al canestro, con ben 20.3 realizzazioni a partita, dietro solo alle 20.6 dei Milwaukee Bucks di Giannis Antetokoumpo. Eppure, Sacramento rimane impantanata all'undicesimo posto nella Western Conference, vedendo i Playoffs ancora come un miraggio. Il che porta molti a chiedersi quanti passaggi vincenti potrebbe mettere a segno Rondo in una franchigia all'altezza della post-season. In primis, se lo staranno chiedendo proprio i front-office delle dirette interessate. La domanda è: varebbe davvero la pena metterlo sotto contratto?
Tra i contro sono da annoverare le percentuali dal campo: “Swag” tira peggio della media della lega da qualsiasi posizione, eccezion fatta per le conclusioni attorno al ferro. Inoltre, nonostante la convivenza tutto sommato civile in questa stagione con coach George Karl, non è nuovo a discussioni con allenatori e compagni. E' ovvio che in ottica di free agency rappresenterebbe una sorta di mina vagante.
Unico nel suo genere, Rondo non è un giocatore che si adatta a qualsiasi allenatore o sistema, e verosimilmente avrebbe bisogno di una squadra quasi costruita su di lui; allo stesso tempo però è una point guard intelligente e competitiva fino al midollo che fa quello che una point guard deve saper fare: mettere la palla in mano all'uomo libero.

Rondo guida i Kings
Rondo guida i Kings

Eppure, solo un anno fa la sua carriera sembrava in crisi: i Dallas Mavericks lo hanno portato in Texas il 18 dicembre 2014, ma il feeling con coach Carlisle non è mai decollato, portandolo sempre più ai margini della rotazione fino alla drammatica discussione con conseguente allontanamento dopo gara-2 della prima serie di Playoffs, quella contro Houston. Idealmente, questo episodio ha chiuso il biennio orribile iniziato con l'operazione al crociato anteriore ai tempi di Boston, e proseguito appunto con la trade verso Dallas con annessi problemi.

Così, nell'oceano della scorsa free-agency, il prodotto di Kentucky University non rappresentava esattamente lo dello squalo bianco. Le sue scarse prestazioni, unite alla testardaggine ed alla scarsa continuità, hanno fatto girare alla larga anche team che necessitavano quasi disperatamente di una guardia di livello come Nets, Pacers e Rockets. I Kings si sono fatti avanti, ma con una proposta che tutelava entrambe le parti: un contratto annuale a nove milioni di dollari.

Stranamente, a Sacramento Rondo ha trovato le condizioni ideali per il suo gioco: tutti avrebbero scommesso su una frattura, un terremoto tra lui e coach Karl. Al contrario, l'ex-Celtic è rimasto nelle retrogaurdie, silenzioso, concedendo l'ascia di guerra a DaMarcus Cousins, che non le ha sempre esattamente mandate a dire al suo capo allenatore. Non solo pazienza nei rapporti umani: Rondo ha mostrato nervi saldi anche sul parquet, guidando con ottima leadership una squadra spesso disunita e perdente, esattamente la situazione che lo aveva portato all'implosione a Dallas.
“Non è che sono difficile da allenare” disse il diretto interessato poco tempo fa “è che potrei discutere ciò che dici. Ho la mia personale comprensione del gioco. Si dicono tante cose su di me, ma ho lavorato duro la scorsa estate. George Karl è un allenatore di ritmo, con uno stile di gioco che si adatta bene al mio”.

Rondo in azione - Foto: Foxsports.com
Rondo in azione - Foto: Foxsports.com

C'è da dire che, sotto i comandi di Karl, Rondo ha sempre avuto carta bianca, libero di inventare e creare in un sistema centrato su di lui, che difficilmente troverebbe altrove. Ma questo non svaluta il fatto che, almeno per quanto riguarda le statistiche, il play sia tornato ai livelli delle migliori stagioni a Boston. La mancanza di continuità dall'arco (28.3% in carriera) rimarrà un problema probabilmente fino al ritiro, così come la drammatica situazione ai liberi (60.6% in carriera), ma in parte esse sono compensate dalla capacità di liberare i compagni e di “nascondersi” muovendo la difesa per evitare di essere sfidato al tiro.

In ottica mercato, comunque, il suo più grande vantaggio potrebbe essere la mancanza di concorrenza da free-agent: escluso Mike Conley, che quasi sicuramente rifirmerà per i Grizzlies, Rondo è sicuramente la point guard che fa più gola. E, qualora più di una frachigia fosse in lotta per accaparrarselo, la firma sul contratto potrebbe valere parecchi milioni - con un effetto 'rilancio' da asta - per il nativo di Louisville.

Esaminando la rosa delle pretendenti, realisticamente, non si possono lascaire fuori i Milwaukee Bucks di Jason Kidd, i quali vorrebbero infilare un playmaker di qualità in un roster di realizzatori. Rondo potrebbe così azionare l'immenso potenziale dei vari Antetokoumpo, Parker e Monroe, senza contare il suo ruolo di “allenatore in campo”, preziosissimo per Kidd al timone di una squadra ancora in divenire. Meta pubblicamente apprezzata dal giocatore sarebbe anche New York, con Anthony a spingere sulla dirigenza Knicks per portarlo nella Grande Mela, formando così un particolarissimo trio con il giovane di enormi prospettive Kristaps Porzingis. Alla finestra anche i Pelicans, alla disperata ricerca di una guardia con personalità da affiancare ad Anthony Davis. Meno probabile invece la destinazione Rockets, ostruita dall'imponente figura di James Harden e dalla quantità di possessi offensivi che le gravitano attorno.

Insomma, è facile dire che nel giusto contesto Rajon Rondo è ancora capace di fare la differenza; lo è meno intuire dove, a che prezzo ed in che condizioni ambientali giocherà nella prossima stagione.