Nella conferenza stampa successiva all'esonero di Derek Fisher, il maestro zen lo aveva escluso categoricamente. "Non c'è alcuna possibilità che io torni ad allenare" aveva detto davanti a taccuini e microfoni dei giornalisti al seguito dei New York Knicks. Ora che la squadra si appresta a guardare in tv i playoff dell'Est per la seconda stagione consecutiva, Phil Jackson ha però bisogno di dare un segnale forte a un ambiente che non lo ha ancora realmente apprezzato nelle vesti di presidente esecutivo delle operazioni cestistiche.

Non è bastato sostituire Fisher con il compagno d'avventura Kurt Rambis per ribaltare un'altra stagione fallimentare. E Jackson non ha alcuna intenzione di abiurare al suo credo tecnico, ovverosia la triple post offense ideata dal suo mentore Tex Winter e oggetto di derisione nella Grande Mela. Restano però pochissimi iniziati capaci di diffondere il verbo del triangolo con competenza e autorevolezza. Tra questi, il giovane Luke Walton, vice di Steve Kerr ai Golden State Warriors e inseguito al momento anche dai Los Angeles Lakers. Indiscrezioni dagli States - riportate da Ramuna Shelburne per Espn - parlano tuttavia di un Walton non entusiasta all'idea di lasciare Oakland già dalla prossima estate, con buona pace dei suoi estimatori a New York e a Los Angeles. Escluse per il momento altre candidature di nomi illustri per la panchina del Madison Square Garden, quali quelle di Tom Thibodeau e Jeff Van Gundy, Jackson sarebbe ora tentato dall'ipotesi di tornare a fare l'allenatore part-time. Si tratterebbe di una soluzione quantomeno originale, con il maestro zen a far da coach nelle partite interne dei Knicks e Rambis a proseguire nel suo lavoro anche in trasferta. La soluzione - così congegnata - non appare del tutto convincente, ma quel che è certo è che se Jackson ha intenzione di proseguire sulla linea della triple post offense, dovrà mettersi in discussione in prima persona, senza poter più delegare a personaggi di fiducia come Fisher (il cui licenziamento è dipeso anche da questioni extracampo) o come lo stesso Rambis.

Chi segue i Knicks da vicino ha notato recentemente un certo attivismo di Jackson nel rapportarsi alle vicende dalla squadra, spesso anche in trasferta a dispetto dei noti problemi all'anca. Lo stesso Kobe Bryant, nel suggerire all'ambiente newyorchese di avere fiducia in uno dei più grandi interpreti delle pallacanestro Nba, ha riconosciuto di aver trovato in gran forma il suo vecchio allenatore, ricomparso allo Staples Center per la sfida contro i Lakers. Già, i Lakers. Potrebbero essere proprio i gialloviola l'ennesima tentazione di Phil. Alla fine di questa stagione scadrà infatti il triennio che lo stesso Jimmy Buss si era imposto come termine per valutare il ritorno ad alti livelli della franchigia più famosa del mondo. I Lakers sono in piena operazione rebuilding e al momento paiono ancora lontani dal poter tornare al vertice nel giro di una o due annate, con il general manager Mitch Kupchak (oltre all'allenatore Byron Scott, il cui destino è già segnato) che potrebbe farsi da parte nel caso fosse Jeanie Buss a prendere il controllo delle operazioni in quel di El Segundo. In uno scenario del genere, c'è chi vocifera che la stessa Jeanie, compagna di Jackson, potrebbe chiedere a Phil di tornare a L.A. come massimo dirigente del frontoffice dei gialloviola, per pianificare e costruire il futuro dei nuovi Lakers. Ma Jackson continua a sostenere pubblicamente che il suo compito è portare a termine il lavoro intrapreso con James Dolan e i New York Knicks, una sfida tanto affascinante quanto difficile e che è lontana dall'essere vinta. Al termine della stagione sarà necessaria una svolta dalle parti del Madison Square Garden, e non solo sul mercato dei free agents come richiesto a gran voce da Carmelo Anthony. Ecco perchè non sono da escludere colpi di scena, come il ritorno in panchina dell'uomo che in carriera ha collezionato undici anelli Nba.