"Ora sapete perchè quest'estate lo volevamo". Il riferimento di Rick Carsisle a DeAndre Jordan dopo la gara casalinga persa contro i Los Angeles Clippers è suonato come un grido d'allarme per i Mavericks, a lungo tra le sorprese della regular season Nba e ora reduci da una striscia di risultati negativi che potrebbe comprometterne la partecipazione ai playoffs. Negli States in queste ore non si fa altro che sottolinaeare come sia Jordan, protagonista di una vera e propria telenovela estiva, che Chris Paul siano stati negli ultimi anni solo alcuni degli obiettivi mai raggiunti dal frontoffice della franchigia texana. 

Eppure a Dallas l'estate scorsa l'accordo con Jordan lo avevano trovato, salvo ritrovarsi con un pugno di mosche in mano per il clamoroso dietrofront del giocatore, convinto dalla banda di Doc Rivers a tornare all'ovile di Lob City. I Mavs hanno poi dovuto ripiegare su Zaza Pachulia, centro di buona caratura difensiva ma lontanissimo dai picchi di atletismo del più giovane DeAndre, con Deron Williams e Wesley Matthews unici veri innesti nel roster di una squadra che lo scorso anno aveva partecipato alla postseason, perdendo però al primo turno contro gli Houston Rockets (4-1). Rick Carsisle è riuscito anche in questa stagione a mettere in mostra un basket spettacolare, basato sul sempiterno Dirk Nowitzki (il tedesco continua a essere la pietra angolare del gioco dei texani) e su quattro esterni, con Parsons e Matthews da ali e il doppio playmaker quasi sempre in campo. Oltre a Williams, si sono infatti visti spesso contemporaneamente sul parquet anche Felton e Barea, con Devin Harris pronto a dare il suo contributo quando è stato a posto atleticamente. L'esperimento, molto affascinante dal punto di vista offensivo, non ha tuttavia prodotto i risultati sperati nella metà campo difensiva, dove è anche l'attitudine individuale a fare la differenza in negativo. Eccezion fatta per Matthews, nessuno tra i vari Nowitzki, Parsons e Williams è infatti un gran difensore, per lacune tecniche e di struttura fisica.

Ora il calendario offre a Dallas undici gare contro avversari dal record vincente, con Portland che ormai si è attestata su un record simile e Houston e Utah che premono da dietro per agguantare uno dei posti utili per qualificarsi ai playoff. Delle difficoltà del momento è pienamente consapevole Dirk Nowitzki: "Credo che dovremmo cominciare a preoccuparci della nostra situazione - le parole del tedesco dopo il bruciante k.o. contro i Clips - ora ci attende una serie di partite davvero complicate, abbiamo fatto degli errori in gare contro squadre che avremmo dovuto battere e adesso il calendario non ci è di certo favorevole. A questo punto, dovremmo essere tutti preoccupati circa la nostra partecipazione ai playoff". Gli fa eco Chandler Parsons, uno dei leader dello spogliatoio nonostante la giovane età: "Andiamo incontro a un periodo difficile e cruciale - dice l'ex giocatore dei Florida Gators - ma abbiamo tanto talento nel nostro roster e anche grande esperienza. In questo momento stiamo subendo troppi passaggi a vuoto a livello mentale, il secondo tempo di stasera è stato orribile".

Per concludere positivamente una regular season cominciata al di là delle aspettative, per i Mavs sarà quindi necessario cambiare il trend che li vede spesso perdenti contro squadre dal record superiore al 50%. Dallas è infatti sotto 9-20 nel confronto con avversari che hanno un saldo positivo tra vittorie e sconfitte e ha perso dieci delle dodici gare finora disputate contro le prime quattro del ranking della Western Conference (ok solo contro Clippers e Warriors nel finale di 2015). Carlisle e i suoi dovranno dunque cambiare marcia nel restante mese di regular season, consapevoli del fatto che per una volta neanche il gigantesco contributo del solito Nowitzki potrebbe essere sufficiente.