I Chicago Bulls di Fred Hoiberg concedono il 67.5% dal campo ai Miami Heat, condannnandosi a un'inevitabile sconfitta che complica i loro piani di partecipazione ai playoffs. Non basta un buon rientro di Derrick Rose alla squadra della Windy City per avere ragione di una Miami più convinta e più organizzata in ogni settore del gioco. Senza un difesa accettabile, i Bulls affondano lentamente contro un avversario in serata di grazia al tiro (bene Wade, Johnson, Deng e Dragic) e che trova in Hassan Whiteside una presenza dominante sotto canestro. Ospiti mai realmente in partita, al di là del punteggio, e oggi attesi a un pericoloso back to back a Orlando.

Erik Spoelstra conferma Joe Johnson in quintetto per la sfida contro Chicago della American Airlines Arena, con Luol Deng da numero quattro e Stoudemire da centro. Dall'altra parte Hoiberg recupera in extremis Rose, ed è Moore a spostarsi in ala piccola, con Tony Snell in panchina. L'avvio vede entrambe le difese concedere tantissimo agli attacchi. In particolar modo i Bulls subiscono canestro da tutte le posizioni: Deng apre il campo contro il suo omologo Gibson, Johnson attende di costruirsi i suoi tiri nel sistema degli Heat, mentre Dragic conferma l'aggressività delle ultime uscite. La transizione difensiva degli ospiti è inaccettabile per una squadra che punta ai playoffs, il solo Derrick Rose mostra un minimo di voglia attaccando il ferro in più occasioni, mentre Moore e Dunleavy si vedono solo a sprazzi. Pau Gasol prova a dispensare assist e canestri (il catalano va a segno anche dall'arco), ma la gara cambia con l'ingresso in campo di Hassan Whiteside, che domina sotto le plance contro qualsiasi avversario e costringe Chicago a girare al largo per evitare di subire stoppate in serie. Dalle due panchine contribuiscono in attacco Richardson e Winslow per Miami, McDermott e Portis per i Bulls, con il punteggio (altissimo) che recita 52-43 a metà del secondo quarto. Gli ospiti si rifanno sotto con due triple di Moore e qualche canestro di Gibson nel finale di un primo tempo chiuso 65-62.

Il copione non cambia dopo l'intervallo lungo, quando i padroni di casa sembrano sempre più in controllo della gara, volando sul 92-76 nonostante un Rose ispirato e per una volta convinto delle sue giocate. La sfida si decide però nella metà campo difensiva di Chicago, dove i Bulls sono travolti non solo dalla potenza di Whiteside e Stoudemire, ma si perdono anche tiratori dal perimetro come Johnson e Deng. Dragic arriva ben presto a quota otto assist, Wade gioca senza problemi anche a due cilindri, e una Miami che conduce sul velluto subisce un calo di concentrazione a cavallo tra terzo e quarto quarto, quando il secondo quintetto di Hoiberg, guidato da Brooks, Portis e McDermott, piazza un parziale che vale il 108-102 a cinque minuti dalla fine. E' solo un sussulto e un'illusione per i tori, che capitolano dopo un'altra spallata degli Heat, che si appoggiano a Whiteside e Wade per rimettere le cose a posto e sbarazzarsi di una squadra cui al momento non manca solo Jimmy Butler per essere una candidata credibile alla postseason. Miami chiude con uno strabiliante 67.5% dal campo, il 50% ai liberi e un dominio netto a rimbalzo (38 a 29). I numeri non dicono però tutto della disfatta dei Bulls, che mostrano un atteggiamento più preoccupante di ogni statistica.

Miami Heat (34-26). Punti: Whiteside 26, Johnson 24, Deng 20, Wade 18, Dragic 17. Rimbalzi: Whiteside 14. Assist: Dragic 11.

Chicago Bulls (30-29). Punti: Rose 17, Brooks 16, Gasol 15, Gibson 13, McDermott e Portis 11, Dunleavy 10. Rimbalzi: Gasol 9. Assist: Gasol 9.