Il tormentone è di quelli che girano da mesi se non da anni: che Carmelo Anthony si sia stancato dei New York Knicks? A sperare in una risposta negativa, oltre ai milioni di fan della franchigia della Grande Mela, è Kristaps Porzingis, che alla sua stagione da rookie in NBA ha già visto allontanarsi il suo primo coach (Derek Fisher, lo scorso nove febbraio) e che ora spera di non perdere anche il suo mentore. Sirene piuttosto importanti sul presunto limite di pazienza raggiunto da Anthony – che vede ancora una volta i suoi lontanissimi dai Playoffs – sono arrivate in settimana.

NY nonostante l’esonero di coach Fisher viaggia con un record di 24-35, affossato dalle tredici sconfitte nelle ultime quindici. Anthony è sembrato particolarmente scoraggiato soprattutto dopo la sconfitta casalinga (122-95 contro Toronto) dello scorso lunedì. Intervistato proprio in quell’occasione, Melo è stato chiamato a dire la sua riguardo ai quattro diversi coach, ai tre general manager ed alle dozzine di giocatori che si sono alternati nei suoi cinque anni in maglia Knicks. “E’ una sfida, rimanere forte e positivo attraverso tutto questo”.

Su Carmelo si è anche espresso proprio Porzingis, che in questa stagione rappresenta una delle poche note positive coi suoi 14.1 punti e 7.4 rimbalzi di media a soli vent’anni: “Ovviamente non voglio perderlo. E’ quello che è nella nostra squadra, è troppo speciale ed abbiamo bisogno di lui per fare grandi cose nel futuro, io in primis. Amo giocare accanto a lui, quindi è ovvio che non voglia la sua partenza. È molto professionale, ovviamente tutti sappiamo che lui è frustrato e lo siamo anche noi. Però non lo da mai a vedere, rimane sempre un grande leader. È dura, ma sono convinto che passare attraverso tutto questo ci serva come sfida per prepararci a qualcosa di più grande nel futuro. Ci credo con tutto me stesso, e dobbiamo impegnarci tutti per fare in modo di essere pronti nel momento in cui ci troveremo ad essere una squadra da titolo”.

"Carmelo sta facendo la cosa giusta: il mentore ad un ragazzo giovane” sono state invece le parole di Kurt Rambis, coach ad interim succeduto a Fisher. “Molto lo fa semplicemente sfidandolo ad essere aggressivo in difesa e consapevole dei propri mezzi in attacco. Melo è stato davvero grande per quanto riguarda l’incoraggiarlo nella crescita come cestista, per fargli avere fiducia in se stesso ed in quello che fa”.

Per quanto riguarda le questioni contrattuali, Anthony è nel mezzo del secondo anno di un ricchissimo quinquennale (125 milioni di dollari) firmato con una coraggiosa scelta appena due anni fa. Il contratto ha una clausola “no-trade” che impedisce lo scambio, e lo stesso giocatore ha ribadito la sua volontà di giocare e vivere a New York. Guardando il rovescio della medaglia, però, il prodotto di Syracuse è alla sua dodicesima stagione NBA, e si avvia verso i trentadue anni. E, se tutto dovesse andare come sembra stia andando, verso la terza stagione consecutiva fuori dalla post-season. In un competitivo del livello di Melo, il desiderio dell’anello non può che crescere col passare del tempo. Vedremo per quanto ancora sarà disposto ad accettare la sfida. La sensazione è che molto dipenderà anche dal prossimo draft, con un’eventuale “Porzingis II” che potrebbe garantire davvero ai Knicks il salto in avanti che manca da anni.