La sconfitta patita la scorsa notte al Moda Center, campo dei Portland Trail Blazers di Damian Lillard, non poteva non fare rumore nell'ambiente degli Houston Rockets. I texani, finalisti di Conference solo nove mesi fa, sono al momento la nona forza ad Ovest, superati anche dagli Utah Jazz e dagli stessi Trail Blazers contro i quali hanno perso due gare nel giro di cinque giorni. Il record della squadra di James Harden è in rosso, ventisette vittorie e ventotto sconfitte, una tendenza ormai consolidata dopo che si sono disputate due terzi delle ottantadue gare di regular season.
L'esonero di Kevin McHale a inizio stagione - scelta presa dal general manager Morey su pressioni dello spogliatoio - non ha cambiato di molto le prospettive di un roster molto particolare, che ha in Harden il leader tecnico indiscusso, ma che manca di guide emotive, anche perchè uno dei veterani (e presunta stella) dello spogliatoio è Dwight Howard, il cui contributo fuori dal campo non è migliore di quello che l'ex Superman sta fornendo sul parquet, vale a dire molto lontano dalle aspettative che la franchigia aveva coltivato su di lui. Rimangono tanti altri buoni giocatori, da Brewer a Jones, da Thornton a Lawson (passando per Ariza e Terry), nessuno dei quali in grado di fare da punto di riferimento autorevole per la squadra del Toyota Center. Dopo McHale, che recentemente ha rivelato che uno dei motivi di attrito di inizio stagione era stata la condizione di Harden, arrivato al training camp notevolmente in sovrappeso, ora anche il placido J.B. Bickerstaff (interim coach per qualche altro mese, a meno di colpi di scena in realtà sempre possibili) è sbottato dopo il netto k.o. di Portland: "E' molto semplice - ha detto l'allenatore nel postpartita - siamo una squadra che si è rotta, spezzata, e abbiamo bisogno della pausa per l'All Star Game per capire come uscire da questo situazione con un cambiamento importante. Non possiamo continuare a giocare in questo modo. E' facile per tutti vedere che siamo un gruppo frammentato. Non si può vincere in questa maniera. Non siamo tutti sulla stessa pagina, ogni giorno diciamo che dobbiamo vincere, che faremo di tutto per vincere, ma poi alle parole non seguono i fatti".
La pensa come il suo tecnico anche Jason Terry, veterano Nba con tanto di titolo vinto con i Dallas Mavericks nel 2011: "La chimica di squadra non è quella giusta - le parole del Jet - spero che la sosta possa aiutarci tenendoci lontani l'uno dall'altro. E' come in un matrimonio, potrebbe volerci tempo per tornare ad essere ciò che eravamo. Ma ho visto di peggio". Lo stesso Dwight Howard, che si è detto scioccato dal record dei suoi, ha poi dichiarato di "non voler parlare male della squadra e di cosa si sia rotto. Dobbiamo solo discutere tra noi dei problemi che abbiamo". Di circostanza le parole del general manager Daryl Morey, riportate da Calvin Watkins per Espn: "E' ovvio che non stiamo giocando come dovremmo, ma continueremo a lottare fino alla fine". Proprio Morey potrebbe modificare il roster dei Rockets entro il 18 febbraio, data fissata come deadline per la fine del mercato Nba. Nelle ultime settimane si è a lungo parlato di Howard come pedina di scambio da utilizzare per aprire qualche trade che possa portare in Texas un numero quattro di impatto, anche perchè Josh Smith non sembra essere l'uomo in grado di risolvere i problemi di Houston (e Terrence Jones è in una fase di involuzione). Anche nel reparto esterni potrebbe esserci un rimescolamento delle carte, tenuto conto che molti giocatori si somigliano tra loro e che nessuno, nè Beverley, nè Terry, nè Lawson è un playmaker in grado di far girare la squadra e di togliere di tanto in tanto il pallone dalle mani dell'isolato Harden.