Una smorfia, un gesto di stizza, probabilmente fatto con la consapevolezza di averla fatta grossa: LeBron James perde, assieme a Timofey Mozgov, il rimbalzo che poteva decretare la vittoria dei suoi Cleveland Cavaliers. Invece l'instant replay regala ai Celtics un'ultima speranza, che ovviamente viene accolta dagli Dei del basket: Boston espugna, quando alla sirena finale mancavano 0.8 decimi, la Quicken Loans Arena, confermandosi squadra ostica oltre che una delle franchigie più in forma di tutta la NBA. Avery Bradley beffa Iman Shumpert e tutta Cleveland, che torna casa col capo chino. Grazie a questa affermazione la squadra di Stevens raggiunge sorprendentemente gli Atlanta Hawks in terza posizione nella Western Conference, staccando i Miami Heat. Sempre confermato, invece, il primato dei Cavaliers, guardati a vista però dai Toronto Raptors.
Eppure l'inizio di gara sorrideva e non poco ai padroni di casa, che infiammavano il 'the Q' con il parziale di 14-2 chiuso con la ciliegina della schiacciata di Kevin Love. Con sei punti di seguito Irving rispondeva ai tentativi di rimonta degli ospiti firmati da Bradley, da tre, e da Isaiah Thomas. LeBron chiudeva lo strappo portando i suoi fino al più 14, prima che Love e Smart, da tre, si rispondessero nell'ultimo minuto di gara (20-32). Con il passare dei minuti i Cavaliers perdevano lucidità e fluidità in attacco, punti cardine del sistema offensivo della squadra di James, inarrestabile o quasi quando muove discretamente la palla sul perimetro: l'intensità difensiva dei Celtics cresceva, al contempo, rimarginando il parziale negativo del primo quarto. Olynyk e Zeller riportavano i verdi sotto di 5, prima del ritorno in campo di Jr Smith e di Irving (11 a testa fino a quel momento) che firmavano il secondo abbrivio dei padroni di casa (45-31). Soltanto quattro i punti da quel momento fino all'intervallo lungo per la squadra di Lue, che permetteva agli uomini di Stevens di serrare le fila difensivamente e riportarsi a contatto nel punteggio: Turner e Sullinger per il 43-49 finale.
L'abbrivio della rimonta permetteva ai Celtics di approcciare al meglio anche la ripresa: quattro di Amir Johnson, la tripla (una delle quattro di serata) di Bradley ed il layup del solito Thomas da oltre 20 punti, portavano gli ospiti addirittura avanti nel punteggio (52-49, parziale di 9-0). James ed Irving provavano a mettere di nuovo le cose in chiaro, prima delle due triple consecutive di Smith che sembravano spegnere le velleità di fuga di Boston (63-56, 14-4 di contro-parziale). I padroni di casa sembravano essere tornati in controllo quasi totale del match e, il jumper di Irving unito ai liberi di James, riportavano i Cavaliers sopra anche di 10 prima dell'ultimo intervallo corto. I primi due minuti di ultima frazione servivano da messaggio ai Cleveland Cavaliers, entrati in campo forse fin troppo sicuri del proprio bottino conseguito: 12-3 il parziale firmato per lo più da Thomas (8), che portava nuovamente avanti i suoi di una lunghezza. Da quel momento in poi, l'equilibrio regnava sovrano, fatta eccezione per un piccolo abbrivio firmato Sullinger (12) nella pancia del quarto (90-83). LeBron James saliva al proscenio chiudendo di fatto il break da solo: prima col piazzato, poi con due assist per le triple di Smith e Shumpert (con Love infortunatosi a metà terzo periodo) ed infine con i liberi del più due a 1'50" dalla fine. Il gioco da tre punti in transizione del ventitre sembrava chiudere i giochi assieme al canestro di Thompson, prima del clamoroso epilogo finale. Turner segnava in penetrazione a 5" dal termine, prima di sbagliare il libero che regalava, paradossalmente, la vittoria ai suoi.
"Sapevo che era lì - ha commentato Bradley dopo aver controllato la palla a pochi secondi dal termine -. L'ho persa per qualche secondo e non credevo di avere tempo a sufficienza per prendere ancora il tiro, ma l'importante è che ce l'abbia fatta. E' una bellissima sensazione". Gli fa eco il suo coach, Brad Stevens, che sta costruendo un nuovo miracolo ai Celtics: "Nel quadro complesso della stagione, conta come una vittoria sola, ma ti da un senso di miglioramento sempre crescente. Per noi sarebbe stato frustrante e deludente perdere e non tornare a casa con una vittoria. Loro hanno confezionato delle buone giocate nel finale, ma i miei sono rimasti concentrati sulla gara e reagire con cinque punti in cinque secondi è un buon segnale". Laconico alquanto, invece, il commento di Lue: "Non posso descriverlo, dobbiamo solo pensare a migliorare e segnare i liberi" ha sentenziato il coach dei Cavs dopo una prestazione da 21/35 dalla linea della carità.