L’onestà di Pau Gasol non è qualcosa di cui qualcuno può mettersi a discutere. Le parole dello spagnolo arrivano sempre dove devono arrivare, e spesso lo fanno nel modo più diretto.

Ecco allora che la conferenza stampa dopo la pesante sconfitta di ieri sera dei suoi Chicago Bulls contro i Los Angeles Clippers (120-93) assume toni decisamente critici: “Non siamo affatto disciplinati. Non lo siamo, è così. È la verità”. Dopo la partita, oltre a Gasol, hanno parlato anche altri protagonisti. La falsariga è stata la stessa, ad esempio, per Jimmy Butler: "Gli abbiamo lasciato fare tutto quello che volevano" sono state le sue parole. "Non ostacolavamo col fisico, non andavamo a rimbalzo, gli abbiamo lasciato dimostrare tutta la loro forza. La difesa è tutta una questione di forza, di solidità. Se non difendiamo su nessuno, non siamo solidi, punto”.

Insomma, l’atmosfera nello spogliatoio non è esattamente delle più rilassate. Eppure, neanche la rabbia e la frustrazione sembrano riuscire a spezzare il meccanismo di autodistruzione della squadra dell’Illinois. La verità è che i Bulls hanno un problema grave ed evidente di continuità. Sono talemente discontinui da essere diventati quasi prevedibili: quando giocano bene travolgono gli avversari (come successo martedì contro i Lakers), ma alla partita successiva, o a quella dopo, si sciolgono. Appena un mese fa arrivava la serie di sei vittorie che sembrava poter dare una certa regolarità, e invece ora dalle parti dello United Center sembra di essere tornati sulle montagne russe.

Oltre alle mancanze individuali (McDermott, Snell e Mirotic in particolare sembrano non riuscire a trarre i giusti frutti dai larghi spazi che Hoiberg gli concede in rotazione) la netta sensazione è che a Chicago manchi la solidità mentale dei grandi gruppi, proprio quella che li aveva contraddistinti nelle scorse stagioni. Sarebbe facile addossare le colpe a Fred Hoiberg, dato che l’ex-coach di Iowa State è alla prima stagione in NBA, ma forse il problema è di diversa natura. L’allenatore ha infatti più volte posto l’accento sugli aspetti mentali del gioco, richiamando i suoi ad una maggiore concentrazione, all’attaccamento alla maglia; mancanze che già iniziavano ad intravedersi negli ultimi mesi della gestione Thibodeau. Eppure, ieri sera la sinfonia è ricominciata da capo: la squadra è sembrata vuota e senza attributi. 

Se raccogliere i cocci è possibile, metterli insieme è più complicato. Avendo già passato il giro di boa stagionale, quella di invertire la rotta ed inanellare un filotto di vittorie consecutive (che sarebbero puro ossigeno in una classifica stretta e combattuta come quella di Eastern Conference) sembra una possibilità remota per la franchigia dell’Illinois, soprattutto se l’alchimia di squadra rimane così fragile.
"Continuiamo a parlare di questo" - ha detto il coach ai microfoni - "ma l’unica cosa da fare, come dico da tutto l’anno, è affrontare il problema e cercare di superarlo. Odio sembrare un disco incantato, ma è così. Siamo un’ottima squadra quando le cose girano bene. Scendiamo in campo e giochiamo con consapevolezza dei nostri mezzi, con spavalderia. Ma quando le cose vanno meno bene perdiamo questo spirito e non riusciamo a recuperarlo. Oggi abbiamo concesso sessantanove punti nel secondo tempo. Quando succede una cosa del genere non riesci a battere nessuno”.

Hoiberg è un conoscitore del gioco, oltre che ex-giocatore. Può parlare di solidità e di costruire una mentalità vincente quanto vuole, ma se nei giocatori non scatta la scintilla, sarà tempo perso. Per far funzionare le cose tra compagni serve spirito di squadra, fiducia reciproca e tanto duro lavoro nel corso del tempo. Se solo riuscissero a fare questo passo avanti, nonostante le assenze del momento (Noah, stagione finita, e Dunleavy che dovrebbe rientrare a breve dai problemi alla schiena) i Bulls sarebbero assolutamente una contender per il titolo di Conference. Sul campo, le qualità ci sono tutte, ma le menti dei giocatori in campo girano ancora su binari diversi. Per tutta la stagione Chicago ha rincorso una disciplina ed una solidità mentali che sono proprie delle grandi squadre, senza mai trovarle davvero. E il tempo a disposizione per portare a termine la ricerca è ancora poco, da qui alla post-season.

Gasol a fine intervista ha anche analizzato la strada che potrebbe portare i suoi fuori dal circolo vizioso: “In ogni partita devi essere cosciente e preparato sul fatto che ci saranno ostacoli. Devi fare uno sforzo, ogni giorno, per cambiare la tua mentalità ed essere preparato. A volte è difficile cambiare le abitudini e gli schemi, ma devi farlo giorno per giorno, se serve. Se ti rilassi e torni alle vecchie abitudini, ai vecchi schemi, finisci per ricadere sempre nella stessa trappola”.