Quando si parla di esplosione in casa Sacramento Kings, la prima associazione mentale rimanda allo spogliatoio facilmente infiammabile della squadra californiana.
Un insieme di giocatori dal carattere difficile, pronto da un momento all'altro a rompere i già precari equilibri collettivi.
Riuscire a far convivere veterani dal pedigree controverso (Cousins, Rondo e Gay), giocatori europei (Belinelli e Koufos) e giovanissimi (McLemore e Cauley-Stein) è un'operazione complessa, che diventa quasi impossibile se il tuo allenatore non è esattamente ben voluto dal tuo giocatore franchigia.
E allora quando il 9 novembre, dopo una brutta sconfitta contro gli Spurs (la settima nelle prime otto partite) DeMarcus Cousins si è reso protagonista di una feroce lite con George Karl, sembrava il preludio di una fine annunciata, di quell'esplosione dello spogliatoio prevista e prevedibile.
Nella prima parte di stagione i continui infortuni del centro dei Kings hanno fatto sprofondare Sacramento nelle parti basse della classifica, una situazione non certo ideale per una squadra che manca i playoff dal 2006 e che in estate ha sacrificato flessibilità e scelte future per agguantare nel breve periodo un posto tra le migliori otto ad Ovest.
Poi, però, qualcosa è cambiato. Una compagine dalla difficile alchimia tecnica e caratteriale è riuscita a trovare un suo equilibrio, fino ad arrivare al mese di gennaio.
Nel momento in cui scriviamo i Kings hanno un record di 20-26, con 8 vinte e 6 perse nell'ultimo mese (prima della sconfitta di lunedì scorso contro Charlotte venivano da cinque successi consecutivi).
È avvenuta sì un'esplosione, ma è quella atomica del centro più talentuoso e discusso della nba.
Big shoulders
DeMarcus Cousins è uno dei giocatori più amati della lega, nonostante quello che si disputerà a Toronto il prossimo febbraio sia solo il suo secondo All Star Game e nonostante non abbia ancora giocato un singolo minuto ai play-off.
Ma risulta impossibile non amare un giocatore che ogni volta che scende in campo gioca tre-quattro partite nello stesso match: una contro i suoi avversari ed altre contro se stesso, gli arbitri e alcune volte anche contro il suo allenatore.
Uno con il fisico come il suo può reggere qualsiasi scontro; è la testa, invece, che spesso lo tradisce, portandolo ad essere all'interno della stessa partita un giocatore dominante e dannoso.
È proprio la sua fragilità, unita al suo talento sconfinato, che lo rende un cestista di culto, il classico bad boy che ha poco da invidiare ai Detroit Pistons degli Ottanta e Novanta.
Quando Cousins è motivato e concentrato sull'obiettivo da raggiungere è vicino ad essere il centro che sposta di più della nba.
Unisce una potenza fisica debordante ad una serie di skills invidiabili: è in grado di ridicolizzare il suo avversario diretto in post e di condurre il contropiede con una capacità di ball handling da vera point guard. Come raccontano i dati di Synergy, Cousins è il terzo lungo, dietro Olynyk ed il compagno di squadra Cauley - Stein, per possessi giocati in transizione, una situazione che il centro dei Kings ama particolarmente e che gli permette di smazzare parecchi assist ai compagni (e anche tante palle perse in verità).
Chi è e soprattutto cos'è Demarcus Cousins in dieci "semplici" giocate.
La verità, però, è che questo talento smisurato siamo riusciti ad ammirarlo solo a sprazzi. Colpa di una dirigenza incapace di costruire attorno a lui un contesto tecnico vincente e colpa anche di Cousins, per via di quell'eterno conflitto interiore che è al contempo la fiamma e l'estintore del suo dominio latente.
Winter is coming
Il mese di gennaio appena trascorso può essere considerato un punto di svolta, il momento della redenzione che tante volte abbiamo invocato, senza renderci conto che DeMarcus Cousins ha appena 25 anni e ha tutto il tempo per crescere, sia in termini di leadership che di continuità di rendimento.
Se state cercando un franchise player, uno in grado di spostare gli equilibri di qui agli anni a venire, e non siete ancora convinti che il 15 dei Kings possa essere questo prototipo di giocatore, vi proponiamo i suoi numeri a gennaio: 32.6 punti di media, 12.8 rimbalzi, 3.3 assist con il 42.9% da tre (sì, perchè ha iniziato a tirare con sempre più frequenza e maggiore efficacia anche da tre) ed il 52.3% di effective FG.
Numeri da capogiro che hanno portato in maniera sorprendente i Kings a giocarsi un posto per i play-off con Jazz e Blazers.
Il premio, nel caso Sacramento dovesse farcela, sarebbe una gita contro i Golden State Warriors (auguri!), ma considerate le premesse dell'estate e dell'inizio di stagione si tratterebbe di un risultato sorprendente.
Con Cousins in campo i Kings sono sempre stati quest'anno una squadra da play-off: 19 vinte e 19 perse con DeMarcus in quintetto, un record che collocherebbe il team californiano vicino agli Houston Rockets ed in lotta per il settimo posto nella Western Conference.
Le statistiche avanzate ci aiutano ad avere un quadro più chiaro della situazione. Senza Cousins in campo i Kings hanno un Net Rating di -9.2 (il più basso della squadra nel confronto on/off court), subendo 109.3 ounti per 100 possessi.
Numeri che diventano ancora più eclatanti nel mese di gennaio, quando senza Boogie in campo l'attacco di Sacramento diventa privo di soluzioni (95.6 di Off. Rating, nettamente il più basso della squadra) e la difesa una delle peggiori della Nba (109.5 di Def. Rating).
A gennaio i Kings, senza Cousins in campo, vengono sconfitti dai propri avversari di 13.9 punti per 100 possessi.
Del resto, che sia lui il primo motore immobile dell'attacco e della difesa della squadra di George Karl non lo scopriamo certo oggi.
Come ci fa notare Neil Pane in uno splendido pezzo su FiveThiryEight la stagione di Cousins rischia di passare addirittura alla storia. Il suo attuale Usage Percentage, ovvero la percentuale di possessi che si chiudono con un tiro, un assist o una palla persa, è di 35.8%, che rappresenta la cifra più alta mai toccata da un centro.
C'è un solo un precedente di questo livello e risale al 2004-05, quando Jermaine O'Neal nelle 44 partite successive alla famosa rissa della Palace of Auburn Hills viaggiò con uno Usage di 36.2%.
Quegli Indiana Pacers erano, però, una squadra rimaneggiata per via delle squalifiche e degli infortuni, di conseguenza le responsabilità offensive di O'Neal aumentarano a dismisura.
Cousins in questo momento sta riscrivendo il concetto di "caricarsi una squadra sulle spalle".
Nel mese di gennaio il suo Usage è addirittura maggiore rispetto alla media stagionale: 37,1%. Questo vuole che più di un terzo dei possessi dei Kings con Cousins vengono "usati" dal suo centro.
Si capisce benissimo quanto sia polarizzante Boogie per l'attacco di Sacramento e quanto sia fondamentale il suo apporto per le sorti dei californiani.
La settimana appena trascorsa verrà ricordata a tutti gli effetti come "la settimana di Cousins", per via delle due partite contro gli Indiana Pacers e i Charlotte Hornets, in cui nello spazio di due giorni è riuscito a migliorare due volte il suo career high.
I 48 punti contro i Pacers sono subito passati di moda per via dei 56 messi a segno nella gara successiva contro Charlotte, che rappresentano il record di franchigia (condiviso con Oscar Robertson, il quale segnò gli stessi punti con la maglia dei Kings nel lontano 1964) ed il record stagionale dell'intera nba.
Uno score che non è bastato, però, a Sacramento per avere la meglio sugli Hornets. Da questo punto di vista Boogie si trova in buona compagnia tra i giocatori che hanno segnato più punti in una sconfitta della propria squadra. Al primo posto c'è Michael Jordan con 64 contro gli Orlando Magic nel 1993, al secondo Kobe Bryant con 58 sempre contro Charlotte nel 2006 e al terzo posto un sorprendente Michael Redd con i suoi 57 contro i Jazz nel 2006.
Cousins si trova così al quarto posto in questa speciale classifica insiema a LeBron James e ai suoi 56 punti contro i Raptors nel 2005.
Le due notti magiche contro Indiana e Charlotte sono, in via definitiva, due prestazioni di onnipotenza cestistica che esprimono al meglio cosa sia DeMarcus Cousins.
Un personaggio mitologico, capace, come gli eroi dei poemi epici, di compiere imprese immortali (siglare 104 punti in due giorni è un'impresa da iscrivere in questa categoria) e di cadere fragorosamente.
Per questo Boogie lo amiamo incondizionatamente e non ci vergogniamo ad ammetterlo.
E visto che comprenderlo è impossibile, non ci resta che avere il piacere di raccontarlo.