In queste ore in Nba non si parla d'altro. L'head coach dei Dallas Mavericks Rick Carsisle ha addirittura definito la vicenda "imbarazzante per l'intera lega". LeBron James si è detto estraneo alla decisione relativa all'allontamento del suo (ex) allenatore. Insomma, l'esonero di David Blatt dalla panchina dei Cleveland Cavaliers continua a far discutere, anche a ventiquattr'ore di distanza. Eppure, chi ha seguito l'avventura di Blatt nella città definita mistake on the lake, non può sorprendersi più di tanto per l'esito della sua esperienza da capo allenatore dei Cavs. Blatt, novizio Nba dopo una carriera vincente in Europa, era arrivato a Cleveland con l'obiettivo di dare fiducia a un ambiente depresso da quattro anni di risultati orribili, lavorando sui giovani, magari su uno tra Andrew Wiggins e Jabari Parker, il duo che si contendeva la prima scelta assoluta del Draft del 2014 finita a Cleveland dopo un'altra lottery fortunata.
Poi è cambiato tutto. Il proprietario Dan Gilbert ha riaccolto il figliol prodigo LeBron James, tornato a casa dopo la parentesi dei Miami Heat, e il general manager David Griffin ha dovuto modificare in corsa obiettivi e roster. Con James si è infatti puntato immediatamente a costruire una squadra da titolo, mantenendo il giovane campione Kyrie Irving e sacrificando il nuovo che doveva ancora avanzare Andrew Wiggins per Kevin Love, ingaggiato dai Minnesota Timberwolves dopo stagioni strepitose per numeri e percentuali dal campo. Da uomo su cui fondare una lenta e dignitosa ricostruzione, Blatt si è trasformato così in allenatore costretto a vincere e a scacciare la maledizione dei flop sportivi professionistici della città dell'Ohio. La prima parte della stagione 2014-2015 fu un vero e proprio calvario per questo rookie coach, così come soprannominato dai suoi stessi giocatori, alle prese con un roster disfunzionale messo assieme in tutta fretta per provare a lanciarsi nell'impresa di vincere il titolo Nba. Qualche buona mossa sul mercato (Mozgov, Shumpert, J.R. Smith) voluta dal general manager Griffin cambiò poi la stagione dei Cavs, con Blatt sempre più autorevole nello scomodo ruolo di coach della squadra di LeBron James. Un finale di regular season esaltante e una cavalcata ai limiti della perfezione ai playoff, con Love k.o. e Irving a mezzo servizio prima di infortunarsi al ginocchio nella serie contro i Golden State Warriors, resero la posizione di Blatt più salda, anche agli occhi degli stessi giocatori, nonostante LBJ avesse sconfessato il suo allenatore in occasione della quarta gara della serie contro i Chicago Bulls, quella vinta con una tripla dall'angolo del Prescelto ("La rimessa non era per me, ma l'ultimo tiro l'ho comunque preso io", le parole usate dal numero 23 per rivendicare la paternità di quella vittoria).
Eppure, già dall'autunno dello scorsa stagione, il rapporto stretto tra LeBron e Tyronn Lue, assistente di Blatt stimato dall'intero spogliatoio di Cleveland, aveva fatto rimbalzare voci su un possibile cambio della guardia sulla panchina dei Cavs. Lo spogliatoio viene ora descritto da Espn come molto lontano dal proprio head coach, al punto che nelle ultime settimane era diventato Lue l'uomo di riferimento della squadra dell'Ohio. Le ultime sconfitte - quella di San Antonio contro gli Spurs e il massacro casalingo subito in diretta nazionale contro i Golden State Warriors nel giorno dedicato alla memoria di Martin Luther King - hanno fatto il resto. LeBron ha subito parlato della necessità di ripartire dagli "elementi base" del gioco, sottolineando come la squadra fosse al momento lontana anni luce dagli standard richiesti per lottare per il titolo. Ma Blatt è rimasto in sella ancora per tre giorni, riuscendo a cogliere anche un successo importante contro i pericolosi Los Angeles Clippers. Proprio dopo questa gara, il g.m. David Griffin, una volta notato un atteggiamento quasi dimesso dei giocatori nonostante la vittoria, avrebbe deciso di confrontarsi - sempre secondo quanto riportato da Brian Windhorst e Dave McMenamin per Espn, con il proprietario Dan Gilbert, per prendere poi la decisione di sollevare dall'incarico Blatt, anche per togliere un alibi alla squadra in caso di fallimento della seconda corsa verso l'anello Nba. La decisione sarebbe quindi stata comunicata allo stesso Blatt proprio da Gilbert, senza alcun confronto preventivo con alcuno dei giocatori, LeBron incluso. Anzi, lo spogliatoio sarebbe venuto a conoscenza del licenziamento di Blatt, con conseguente promozione di Lue, solo in un secondo momento, al punto che fonti interne alla squadra raccontano che quando il gruppo è stato riunito ieri per aver notizia dell'esonero, in molti hanno pensato che il summit fosse stato convocato per annunciare una trade, con Kevin Love possibile partente.
Nessun coinvolgimento diretto di James nella vicenda dunque, con lo stesso LeBron che avrebbe fatto trapelare la sua sorpresa per una decisione che lui avrebbe preso più di un anno fa, ma non in questo momento della stagione. Blatt, al di là dei ringraziamenti di circostanza e degli auguri di rito inviati a franchigia e giocatori, sarebbe rimasto ovviamente molto deluso per il trattamento riservatogli, ritenendo che il suo lavoro in questo anno e mezzo non sia stato mai valutato con la giusta obiettività. Ora toccherà a Tyronne Lue prendere in mano le redini di una squadra scossa dagli ultimi avvenimenti, ma che rimane costretta a proseguire con un unico obiettivo: alzare il Larry O'Brien Trophy nelle Nba Finals del prossimo giugno.