In un'intervista telefonica al The Arizona Republic, il proprietario dei Phoenix Suns Robert Sarver ha parlato dei problemi della sua squadra e in particolare di quelli con Markieff Morris.
Il netto calo stagionale di Morris, secondo Sarver, è da attribuire alle difficoltà di gestione dei problemi di un'intera generazione.

“Non sono sicuro sia un fenomeno limitato all'NBA,” le sue parole riguardo ai problemi ed agli scontri nello spogliatoio “la mia visione di questa generazione è che essi abbiano parecchie difficoltà nel superare le crisi. Markieff Morris è l'esempio perfetto: ha avuto molti problemi dopo la partenza del fratello gemello, nell'offseason, e sembra non riuscire più a riprendersi”. Insomma, non esattamente parole al miele.

Il 2015 di Morris, a dire il vero, è stato costellato di problemi dentro e fuori dal campo: ultimo in ordine cronologico il provvedimento di sospensione per due partite (e annessa multa vicina a 150.000$), da parte proprio del front office dei Suns, per punire il lancio dell'asciugamano condito di parole non proprio amorevoli in direzione dell'head coach Jeff Hornacek, reo di averlo sostituito troppo presto nel quarto quarto del match contro i Nuggets, perso in casa 104-96.

Ma, come detto, i guai stagionali di uno dei due gemelli MM sono iniziati prima ancora di scendere sul parquet, ovvero quando il fratello Marcus Morris è stato scambiato ai Detroit Pistons assieme a Reggie Bullock e Danny Granger in cambio solo di una scelta al secondo round del Draft 2020. Lo stesso Marcus non aveva preso bene la separazione dal gemello (“è stato uno schiaffo in faccia da parte loro, mi hanno scambiato senza nemmeno dirmelo”), che aveva però l'obiettivo di liberare spazio salariale per LaMarcus Aldridge. Il triste epilogo, invece, è stato LMA a San Antonio, Markieff che esterna pubblicamente la sua volontà di essere ceduto (e qui altri 10.000$ di multa, stavolta dalla lega stessa) e la spaccatura che inizia a dilagare nello spogliatoio, complice anche un tutt'altro che contento Tyson Chandler, a cui era stato promesso un ruolo al fianco proprio di Aldridge, e che invece si è ritrovato sostanzialmente tutto il peso quantomeno del reparto lunghi sulle spalle.

Tornando ancora indietro con la macchina del tempo, precisamente ai primi quattro mesi del 2015, si possono ricordare altri eventi che non hanno messo esattamente in buona luce i due Morris: tra marzo ed aprile è arrivata la denuncia con conseguente indagine e processo (tuttora in corso) per aggressione aggravata da parte di Erik Hood, ex-mentore e, secondo i rumors, per molti anni amico stretto di famiglia Morris, il quale ha denunciato un'aggressione perpetrata il 24 gennaio da cinque persone, tra cui proprio i due gemelli allora a Phoenix, che invece hanno rigettato le accuse dicendo di essere venuti a conoscenza di una rissa solo dopo, e quindi di non avervi mai partecipato. A quanto pare il motivo del qui pro quo poi degenerato, sarebbero stati dei messaggi non esattamente delicati inviati da Hood alla madre dei Morris. La verità si saprà solo attraverso la sentenza, ma certo è che sarà difficile per i prodotti di Kansas uscirne con la faccia totalmente pulita.

"Siamo stati influenzati da molti problemi quest'anno, e fino ad ora non siamo riusciti a superarli. E' compito di tutta la nostra organizzazione, di tutto l'ambiente, fare un passo avanti per arrivare al livello successivo”.

Organizzazione che ha visto tremare proprio Hornacek non più tardi di una settimana fa, quando insistenti voci sul suo esonero (“merito” delle 15 sconfitte su 20 partite dopo l'iniziale record di 7-5 e delle allora 4 – poi diventate 9 – partite perse di fila). L'ex-guardia di Phoenix, Philadelphia e Utah ha però mantenuto il suo ruolo da head coach. A cambiare sono stati i suoi assistenti: promossi Earl Watson e Nate Bjorkgren al posto dei veterani licenziati Mike Longabardi e Jerry Sichting. Mossa criticata da molti, che rischia di togliere ulteriori sicurezze ad un ambiente che, se a tutti i problemi già citati aggiungete anche l'infortunio al menisco della stella Eric Bledsoe che sarà out for the season, sembra più che mai fragile e disunito.

Eric Sarver sembra però determinato: "In realtà ci sono state solo una mezza dozzina di vere organizzazioni di calibro assoluto costruite per vincere, negli ultimi 25 anni di NBA. Il mio mestiere è quello di cercare le giuste persone e la giusta cultura per essere una squadra pretendente al titolo. Inizia tutto da me, non sto evitando le responsabilità”. "Le colpe ci sono per tutti, dai piani alti in giù," sostiene Sarver "chi prende le decisioni deve comunicare meglio. Deve fornire una migliore cultura del lavoro che a sua volta fornisca più rendicontabilità e più motivazioni. Poi, abbiamo molti bravi giovani, che devono giocare duro, aggressivamente, nello stesso modo sia se stiamo vincendo che se stiamo perdendo. Ecco cosa mi aspetto, per riuscire ad andare avanti”.

I buoni propositi ci sono tutti, ma la montagna è alta e la franchigia di Phoenix continua a scivolare verso il basso (penultimo posto ad Ovest, col quarto peggior record della lega). Da qui, sembra proprio che i Suns il sole non riescano più neanche ad intravederlo.