Mentre l'infortunio alla caviglia lo tiene lontano dal parquet nel periodo più fitto e più affascinante della regular season, Danilo Gallinari parla. E lo fa ai microfoni dei colleghi de La Stampa, ai quali confida i propri desideri per un 2016 che spera sia ancora migliore del 2015 che volge al termine, e che gli ha consegnato ottime performance (senza medaglie) agli Europei, oltre alla consacrazione dall'altra parte dell'oceano.
Un 2016 dal quale il giocatore dei Denver Nuggets si aspetta di ritrovarsi con Ettore Messina, nuovo commissario tecnico della Nazionale in vista della qualificazione da tentare per le Olimpiadi di Rio: "Conosco Messina da quando sono nato, visto che allenava mio padre...ma non sono mai stato allenato da lui. Ho avuto modo di apprezzarlo alla guida delle squadre con cui ha vinto tutto, i risultati parlano a suo favore. Prima di tutto dovremo arrivare a Rio. Sono convinto che se dovessimo vincere il Preolimpico allora poi ci potremmo divertire. Anche perchè agli ultimi Europei abbiamo creato un gruppo bellissimo e sono tuttora in contatto con tutti i miei compagni. Giocare l'Olimpiade? Ho fatto un voto ma non dico altro perchè se lo svelo perde valore...".
Alla domanda se sia più difficile arrivare a Rio de Janeiro con la Nazionale, oppure ai playoff con i Denver Nuggets, squadra di cui è diventato leader realizzativo e carismatico, Gallinari risponde solo a metà: "Prima di tutto dovremo arrivare a Rio. Sono convinto che se dovessimo vincere il Preolimpico allora poi ci potremmo divertire. Anche perché agli ultimi Europei abbiamo creato un bellissimo gruppo e sono tuttora in contatto con tutti i miei compagni in azzurro".
La chiusura è dedicata a Kobe Bryant, idolo dell'infanzia di Gallinari e che si appresta a giocare le ultime partite da giocatore di basket. Per Danilo si tratterà di una grave perdita, sia come rivale che come simbolo di questo gioco: "Kobe lascerà un vuoto incolmabile. Parliamo di un personaggio che ha fatto la storia della Nba. Mi mancheranno le battute in italiano che ci scambiamo durante le partite. Nella Nba non capita spesso di poter parlare la nostra lingua con gli avversari".