Prima avvertenza: giudicare un giocatore Nba alla sua prima stagione nella lega è impossibile, oltre che ingiusto. Quindi, parlare di D'Angelo Russell come un bust o una scelta non propriamente felice da parte dei Los Angeles Lakers significa non conoscere il passato, anche recente, dei rookies.
Ci sono numerosi casi che ci invitano a temperare qualsiasi tipo di giudizio. Questi sono, ad esempio, i numeri di James Harden nella sua prima stagione nba: 9.9 punti, 3.2 rimbalzi, 1.8 assist, con 1.4 palle perse ed il 40.3% dal campo.
Cifre non eccezionali per un giocatore che cinque anni dopo rischierà seriamente di vincere l'Mvp.
La scelta di riportare la parabola di Harden non è casuale, perchè molti hanno avvicinato lo stile di gioco di D'Angelo Russell a quello del "Barba".
Qualche somiglianza sembra esserci...
Seconda avvertenza: analizzare un giocatore, specie se ha solo diciannove anni, in un contesto come quello degli attuali Los Angeles Lakers rischia di diventare un procedimento alle soglie dell'irrazionalità. Di razionale, infatti, la stagione dei Lakers ha ben poco.
Difficile essere razionali difronte all'ultima stagione da professionista di Kobe Bryant. Il suo "farewell tour" lungo un anno presenta delle componenti emotive impossibili da controllare.
Ogni giorno media e tifosi sono pronti ad immortalare qualsiasi gesto e qualsiasi parola del Black Mamba, desiderosi di assaporare uno dei suoi ultimi step-back o di ascoltare un aneddotto sulla sua infinita carriera.
Giocare in una squadra di Kobe Bryant non è mai stato facile (chiedere a Smush Parker e Dwight Howard); giocare nella stessa squadra di Kobe al suo ultimo anno e con un declino fisico evidente è una situazione ancora più difficile.
Dopo la partita del 6 dicembre contro i Detroit Pistons, Bryant stava tirando con il 29,6% dal campo ed era prossimo a diventare il primo giocatore nella shot-clock era a tirare con meno del 30% con più di 15 tiri a partita. Il fuoriclasse dei Los Angeles Lakers è riuscito, però, nelle ultime cinque partite a migliorare le percentuali, tirando con un buon 47.2% dal campo e coinvolgendo di più i compagni.
E non è un caso che i miglioramenti di Kobe siano coincisi con un'improvvisa ascesa di D'Angelo Russell.
Essere un leader
La sopracitata partita contro i Detroit Pistons rischia di essere stato un punto di svolta della carriera dell'ex giocatore di Ohio State. Byron Scott decide in maniera sorprendente di far partite Russell e Randle dalla panchina.
I due non la prendono bene e dichiarano, inoltre, di non aver ricevuto alcuna spiegazione in merito dal parte del coach dei Lakers.
Non è la prima volta che l'ex allenatore di New Jersey, New Orleans e Cleveland viene accusato di instaurare un dialogo pressoché nullo con i giocatori, un approccio old school che raramente paga i suoi dividendi.
Nella partita contro Detroit Russell appare spaesato, complice anche una rotazione che lo vede in campo con Huertas, World Peace e Sacre; dopo essere finalmente riuscito a trovare il suo ritmo nel secondo tempo viene lasciato in panchina per i minuti finali dell'incontro, una situazione frustrante che si è ripetuta più volte nel corso della stagione.
È qui, però, che cambia qualcosa. Nel match successivo contro i Minnesota Timberwolves Jordan Clarkson si fa male alla cavaglia e questo consente al play dei Lakers di giocare più minuti.
Nell'ultimo quarto Russell è il protagonista della rimonta della propria squadra, mettendo a segno 13 punti e realizzando il canestro che manda la partia all'overtime.
I Lakers alla fine perderanno quel match, con Russell che sbaglierà anche il tiro della vittoria, ma la sensazione è che quel match e quel quarto periodo da vero leader abbia cambiato la sua stagione e, forse, la sua carriera.
La gioia di Bryant quando la prima scelta mette il canestro del pareggio è sembrata a molti come una sorta di passaggio di testimone tra il simbolo dei Lakers degli ultimi vent'anni e quello che potrebbe essere il suo erede.
Nel match successivo contro i San Antonio Spurs , Russell parte in quintetto per via dell'infortunio di Clarkson e realizza il suo career high.
Sono 24 i suoi punti (5/10 da tre), ai quali aggiunge 6 rimbalzi, 6 assist e due palle rubate. Nella storia della lega all'età di 19 anni solamente LeBron James, Carmelo Anthony, Kevin Durant e Kyrie Irving sono riusciti a mettere su queste cifre (fonte basketballreference.com).
Dopo una Summer League estremamente negativa ed un impatto con l'nba difficile, Russell sembra finalmente essere riuscito a trovare il suo ritmo.
La chiave del suo cambio di passo, oltre ad una maggiore fiducia in sè stesso, sta anche nella presenza di un Kobe che ha limitato il numero di tiri, coinvolgendo maggiormente lo young core della squadra.
Lo stesso Byron Scott ha capito che insistere con i principi offensivi della Princeton Offense significa ingabbiare lo straordinario talento di Russell; e non è un caso che il miglioramento delle sue cifre sia coinciso con un numero maggiori di possesi giocati in situazione di in pick and roll con Russell come portatore di palla.
Run the offense
Nel suo anno ad Ohio State, il play dei Lakers ha dimostrato di essere uno straordinario giocatore di pick and roll, situazione che al college ha costituito il 23,8% del suo gioco offensivo con 0,97 punti per possesso.
Un'abilità che ha confermato anche nelle ultime quattro partite, dove finalmente ha potuto gestire lui i ritmi dell'attacco del Lakers.
Il suo Usage Percentage è passato da 21.3 delle prime 21 partite a 27.7 degli ultimi quattro incontri e la percentuale di canestri assistiti dal 20.3% al 23.5%.
L'intero attacco della squadra gialloviola ha beneficato di un Russell maggiormente con la palla in mano. L'Offensive Rating con lui in campo è, infatti, letteralmente decollato: da 92.9 a 108.5.
Anche le percentuali al tiro sono migliorate. L'Effective Field Goal, che assegna maggior valore al tiro da tre punti, è passato da 46.5 delle prime 21 partite al 50% delle ultime quattro; stessa cosa per la True Shooting Percentage: da 48.1% a 52.1%.
I miglioramenti, dunque, sono evidenti. D'Angelo Russell ha avuto semplicemente la possibilità di giocare la sua pallacanestro, provando in alcune situazioni a correrre in transizione.
Il basket predicato da Byron Scott, fatto di ritmi lenti, continui isolamenti e palla in post alto in attesa di tagli dal lato debole, limita le capacità offensive dell'ex Ohio State, accentuando le difficoltà che ogni rookie ha il suo primo anno.
Nell'ultima partita contro i Bucks Russell ha smazzato sette assist (career high), con una serie di passaggi illuminanti. La sua capacità di pescare i compagni sul perimetro e di imbeccare il rollante quando gioca il pick and roll lo rendono un giocatore unico.
Nell'analisi dei cinquanta migliori prospetti del draft 2015, effettuata dal sito fivethirtyeight.com, il giocatore dei Lakers è risultato essere quello con le possibilità più elevate di diventare una stella (15.2%), davanti anche alla prima scelta assoluta Karl Anthony Towns. Come mostra questo studio, Russell è, però, anche quello con la più alta probabilità di essere un bust (40.9%), a causa di un atletismo non eccelso e di un tiro ancora non affidabile.
I Lakers, preferendolo ad Okafor e Porzingis, vedono in lui un possibile giocatore franchigia. La strada per raggiungere i livelli sperati è ancora lunga, ma i flash fatti vedere nelle prime venticinque partite mostrano i prodomi di un genio ancora ingabbiato in un contesto di squadra non adatto alle sue caratteristiche.