Sono Paul Millsap e Stephen Curry i protagonisti della notte NBA nelle vittorie degli Atlanta Hawks e dei Golden State Warriors, in volata, sugli Oklahoma City Thunder di Russell Westbrook e Kevin Durant, e sugli ostici Utah Jazz. Favors e compagni danno oltremodo filo da torcere ai campioni in carica, salvati dalle prodezze del trenta che permette ai ragazzi della baia di intraprendere il viaggio ad Est ancora imbattuti (19-0).
Atlanta Hawks - Oklahoma City Thunder 106-100
Sono uno stratosferico Paul Millsap da 26 punti, 11 rimbalzi, 5 assist e 4 stoppate, ed il solito Jeff Teague da 25 punti e 5 assist a respingere tutti i tentativi di rimonta degli Oklahoma City Thunder di Russell Westbrook e Kevin Durant, che a referto scriveranno a fine gara 34 e 25, combinando per 3/5 della produzione offensiva della squadra ospite. L'inizio degli Hawks di Budenholzer è prorompente e permette agli uomini di casa, grazie a Millsap e ad un chirurgico Al Horford (21+13 a fine partita), di confezionare il primo allungo: 18 dei 31 di Atlanta portano la loro firma, con i Thunder che non riescono a porre rimedio allo strapotere delle Twin Towers. Il vantaggio degli Hawks si allarga a dismisura fino al 50-34 di metà seconda frazione, prima del ritorno degli ospiti con le folate dei propri uomini cardine: 5 per Durant, Westbrook ed Ibaka nel parziale di 18-3 che rimette la sfida in equilibrio. Teague prova a dare la seconda spallata alla gara, ma stavolta KD risponde prontamente. La sfida si accende e si fa emozionante a suon di triple: Korver, Schroder e Millsap aprono il fuoco, Durant e Morrow rispondono. Horford ed ancora Millsap sembrano dare l'ultimo strappo al match a 6' dalla fine siglando il +8 (92-84), ma Westbrook risponde con 10 di seguito portando Okc avanti di 4. Atlanta si affida al sistema, Oklahoma alle individualità: la spunta, come spesso succede, la compostezza e la minore frenesia della squadra che esegue i giochi e conquista con maggiore continuità la lunetta. La freddezza degli Hawks ai liberi ipoteca il match.
Utah Jazz - Golden State Warriors 103-106
Rodney Hood, guardia mancina degli Utah Jazz, ha avuto sul grilletto la possibilità di mettere la parola fine alla striscia vincente dei Golden State Warriors. La trasferta tra le montagne dello Utah, la prima che anticipava il viaggio ad Est dei campioni in carica, riserva discrete sorprese a Curry e compagni, che si ritrovano di fronte ad una squadra solida, compatta e cinica. Il tiro finale può entrare o meno, ma non toglie nulla alla clamorosa prestazione dei Jazz, che costringono i Warriors a tirare con il 31.5% da tre dopo le due partite da oltre il 50%. Curry e soci provano a mettersi in ritmo durante il primo quarto, chiuso soltanto sopra di sei, ma iniziano a realizzare che la contesa sarà più dura del previsto quando vedono che Hayward, Favors e Burks dalla panchina rispondono pan per focaccia a tutte le iniziative ospiti. L'importanza della sfida la si nota dal minutaggio che Walton concede ai big-three, che restano in campo più del solito impiego: Curry domina, ma non riesce a coinvolgere negli schemi i vari attori non protagonisti, con Iguodala e la panchina che stavolta non riescono ad incidere. L'assenza di Barnes si sente eccome. Thompson allunga sul massimo vantaggio a metà terzo quarto (+12), ma Hood ed Hayward chiudono lo strappo. Si entra nel mini supplementare del quarto periodo in sostanziale parità: Burks ne mette 6 di fila, Curry e Livingston rispondono dalla distanza. Favors ed il suo gioco da tre punti regala il 99-97, prima della sfuriata finale del trenta: la tripla è il solito bignè al cioccolato e si infila pugnalando i Jazz nel momento decisivo.